Category Archives: Racconti

Eurovisioni – In sostituzione di film cecoslovacco (ma con sottotitoli in tedesco)

[Dedicato a tutti coloro che si perderanno Italia vs Inghilterra perchè costretti a vedere un film al cinema. Ricordate: Fútbologia lotta al vostro fianco perchè non si ripetano simili soprusi]

Il ricordo si ricompone lentamente per frammenti sonori. La voce dell’annunciatrice, il saluto del telecronista. La nostra marcetta ammiccante e la loro avvolgente solennità. Il fischio dell’arbitro e l’inizio arrembante, come non avresti mai immaginato di vederne in tutta la tua vita. Se loro erano i leoni, noi quella sera sembravamo tigri. Ricerchi i fotogrammi nella tua memoria, ma non li ritrovi. Bagliori sommersi dal buio di una città fantasma. Pensi alla formazione e la ricomponi a tratti, a fatica. Con l’aiuto di una frequenza disturbata. La più bella partita mai giocata tra Italia e Inghilterra tu proprio non te la ricordi. Eppure dovevi vederla. Ma al suo posto è cominciato quel film. Continue reading

L’Europeo visto da lontano
Germania-Grecia

[Plot thickens: una nuova puntata delle cronache anticipate di Euro 2012 di Luca aka Wu Ming 3]

foto di Badstuber e Mertesacker

Badstuber e Mertesacker

Germania – Grecia

Che pochezza. Che totale assenza di fantasia. Che due coglioni.
E già, il bund, lo spread, la Merkel, la dracma. Il rigore. Il calcio metafora, il calcio diplomazia, il calcio arte della sopravvivenza. E il calcio nei maroni no? Madonna, c’era da tagliarsi le vene.

Continue reading

L’Europeo visto da lontano
Repubblica Ceca-Portogallo (?)

[Una nuova puntata delle cronache anticipate di Luca aka Wu Ming 3, ma con il punto interrogativo]

foto The man behind

The man behind

Repubblica Ceca-Portogallo (?)

Va bene il calcio. Va bene tutto. Ok, sì i lusitani, CR7 e quanto ce l’ha lungo, e a quanto va al chilo, sì, faccia due etti. D’accordo, i quarti di finale, sì, niente in contrario, ovvio. Però c’erano cose che non potevano essere taciute oltre.  Cose grosse, manovre torbide.

Continue reading

Biscotto e Complotto (Perché Banderas al Mulino Bianco?)

[A quelli che temono i tarallucci senza vino di Spagna-Croazia; a quelli che cercano chi ha lasciato il dito nella marmellata o ha le mani in pasta, e quindi non credono che sia una semplice coincidenza il recente colpo di mano all’italiano Mulino Bianco dello spagnolo Antonio Banderas, mi permetto di consigliare due articoli su Repubblica: il primo rigidamente informativo, il secondo distesamente commentante. L’Amaca di Michele Serra non convince in toto ma la conclusione è da meditare: “È un calcio che da quattro giorni non riesce a parlare d’altro che di un fantomatico ‘biscotto’ ai propri danni: perché è tipico degli immorali essere anche vittimisti: la colpa è sempre di qualcun altro.”
A tutti gli altri propongo, invece e modestamente, il pezzo qui sotto.]

Continue reading

L’Europeo visto da lontano
Italia-EIRE

[Settima puntata delle cronache anticipate di Luca aka Wu Ming 3]

PIIGS

PIIGS

Italia – Eire

Italia arrosto!

Distrutti dal caldo. Dal biscotto. Dai PIIGS (maiali), che d’estate fanno male. Non faremo la fine della Grecia (no no no). Ok. Ma che cazzo di fine faremo? E poi, la Grecia. Che cazzo di fine ha fatto?

In tutta Europa si ballava il sirtaki. Non per celebrare le memorabili imprese di Mr. Kivemmuortos e del suo wunderteam OccupyAreadiRigore. No. I frizzi, i trenini, le vuvuzelas (merda!), i cotillons e lo schiaffo del soldato, lo zucchero filato e il calcio in culo, erano il tripudio dovuto al responsabile trionfo elettorale della Banda Bassotti.

L’Europa, l’euro, il mondo intero e la galassia erano salvi. Merda, l’avevamo scampata bella. Salvi.
Continue reading

Eurovisioni – Defensivism: a love story

18 giugno 2002. Daejeon, Corea del Sud.
Lo sciamano albino raccoglie da terra la sua boccetta di vetro per liberare gli spiriti che un tempo vi ha imprigionato. Il liquido trasparente si sparge intorno ad alcuni suoi uomini, senza neppure sfiorarli. In un mondo al negativo finirebbe deriso su maxi-schermi a latitudini esotiche per quella sua ridicola e pittoresca superstizione: la macchiettistica rappresentazione di un primitivo irrazionale, timorato degli dei. Ma in quegli istanti passa quasi inosservato, diluito nei dintorni dell’evento. Continue reading

I portieri di Francia ’98

di Marco Mongelli

Era l’estate torrida del 1998 e io, novenne, guardavo “Vieri, Vieri, tiro, sì”, infilare la temutissima Norvegia del gigante biondo ToreAndreFlo. In porta c’era Grodas, ovviamente.
Era anche l’estate in cui era appena finita la mia prima e fortunatamente ultima (l’anno dopo mi diedi al basket) esperienza in una scuola calcio. La mia ossessione per la figura del portiere cominciò lì. Sì certo, direte voi, c’era Benji Price e, inconsapevole, anche Saba. Ma c’era soprattutto il fatto che io ero disastroso coi piedi. Durante un allenamento molto sconfortante presi inaspettatamente l’iniziativa e chiesi al Mister di andare in porta. Parai due rigori e fu subito mitologia. Che una serie di cavolate in fila demistificarono immediatamente. Questo per dire che il mio approccio col calcio è sempre stato problematico, anti-poetico, ossessivo.

Continue reading

Le favole non sempre son favole

[Fabrizio Gabrielli, il maestro delle Sforbiciate (Piano B, 2011), ci regala un altro colpo dei suoi. Inedito.]

Il primo grande insegnamento che m’hai dato, pà, è che non serve a niente, pigiare forte sull’acceleratore, quando hai il freno a mano tirato.
Dovevi volermi molto molto bene, o molto molto male, per tacermi che non era una grande idea, presentarsi con la stessa mise della cresima, Camicia Rosé Damascata, sottomento da orsacchiotto spelacchiato, a bordo d’un carro da mozzarellaro.
Ma tu avevi dimenticato la bènza, son cose che capitano, m’hai detto, non il giorno del mio esame di quinta, pà. E allora ci siam fatti prestare l’auto che il pizzicagnolo utilizzava per le consegne, e per quindici chilometri c’abbiam messo un’ora, che correva mica, la mozzarellamòbile, e le spighe pronte per la trebbiatura, anziché farsi massa confusa e fagocitante fuori dal finestrino, se ne rimanevano a umiliarci, con gli occhi di ghiaccio di Lars Bohinen quando l’ha buttata dentro, buttandoci fuori.
E così siamo arrivati in ritardo. E c’era puzza di bruciato, nell’abitacolo. Il freno a mano, pà. Son cose che capitano, m’hai detto.

Continue reading

Calcio operaio: Nucleo Allenamento Giovani Calciatori

[Riceviamo e pubblichiamo dallo scrittore Alberto Prunetti, redattore di Carmilla e autore di “Amianto”.]

Campo in asfalto

Ho cominciato a dar calci al pallone per non cadere sull’asfalto di un campo da gioco operaio. Per rimanerci in piedi, anche se ero solo un bambino, in quel “campo”. Un campo senza erba o terra, un campo d’asfalto. Cadere significava rovinarsi. Io sono riuscito a cadere una sola volta e mi sono guadagnato una frattura guarita in novanta giorni tra gesso e fasciatura stretta. Aggiungo solo che il bastardo che mi ha falciato non era un avversario ma un compagno di squadra a cui non avevo passato la palla. Ancora oggi è uno dei miei migliori amici.

Continue reading

L’Europeo visto da lontano
Italia-Croazia

[Sesta puntata delle cronache anticipate di Luca aka Wu Ming 3]

foto della Selezione Azzurri Piano B

L'intrepido squadrone azzurro del Piano B - Zoff, Lucarelli, Sollier, Vendrame, Fiom

Italia-Croazia

Italia sotto attacco. Della Croazia. Dell’Austria. Dei froci. Dello spread. Erano cazzi, in tutti i sensi.

Era scattato il piano d’emergenza, non si poteva più scherzare, con gli ustascia alle porte e gli ufficiali giudiziari alle Borse. Il nemico spuntava da tutte le parti, e faceva fuoco.

Un primo obiettivo era stato raggiunto: SuperMario aveva ottenuto i domiciliari su cauzione. Si parlava di un camper imbottito di euro, rubli, copechi, fucili e pistole, e qui le solite malelingue avevano fatto illazioni prive di fondamento su strane triangolazioni tra un famigerato procuratore, un celeberrimo campione svedese, un bel po’ di mafie, varie federazioni e un Presidente. Gossip. Porcherie che non meritano approfondimenti. Continue reading

Davide senza fionda (Verona 1986)

[Riceviamo e pubblichiamo dagli altri anni Ottanta questo ricordo-racconto orgogliosamente provinciale di abo]

La prima volta che ho messo piede in uno stadio è stato in una data imprecisata dell’86. Avevo 7 anni e non ricordo chi fosse l’avversario, tutto sommato ininfluente. Ero lì per confermare che avrei tifato per la squadra che il luogo di nascita e l’ereditarietà mi proponevano, la squadra che l’anno prima aveva vinto uno scudetto clamoroso e inaspettato, a cui io non avevo assistito, e che si stava lentamente riprendendo dalla sbornia.
I mastini, i gialloblù, l’Hellas Verona.

Continue reading

Football Republic

[Riceviamo e pubblichiamo – Il carteggio continua: in risposta alla testimonianza autografa di Valerio Mastandrea, un nuovo messaggio da Wu Ming 4, nelle vesti di Mr. Oba per Futbologia]

di Wu Ming 4

Dice che è una fase. Poi passa. L’anno scorso faceva judo. Magari l’anno prossimo s’infotta con la pallavolo o con il curling. Intanto se gli chiedi la capitale della Spagna lui risponde: “Real Madrid”.

disegni su Babbo Rebablic

Babbo Rebablic

E costella la giornata (la scuola è finita) con domande tipo queste:

– Di che colore è la seconda maglia del portiere della Francia?

– Qual è la terza maglia del Barcellona?

– Come si chiama Drogba di nome?

– Possono giocare Roma contro Barcellona?

– E Barcellona contro Spagna?

– Perché i croaziani hanno le maniche a scacchi?

– Posso vestirmi con la maglia verde e i pantaloncini blu come Casillas?

Via così. Eppure tu non hai fatto niente. Tu sei sempre stato uno di quelli che guardano soltanto i mondiali. Per le bandiere, i colori, il piacere di vedere tutte quelle squadre straniere. Ecco, bandiere e colori.
Continue reading

Perché

[Riceviamo e pubblichiamo – In risposta al resoconto di Wu Ming 4, Valerio Mastandrea ci ha inviato una sua testimonianza]

foto di Valerio al curling

Valerio è quello al centro (si scherza)

Pensiero ufficiale di Valerio Mastandrea
(The DM: Il Demotivatore)

Le storie dell’emozione provata alla prima ecografia si sprecano. Pochi ammettono il terrore e l’impressione che un millimetro (nemmeno quadrato) abbia un cuore e che quel cuore batta forte. Le varie ecografie lasciano il posto alla curiosità, alla sciocca ricerca di somiglianze e, a volte, alla paura. È stato quando una voce disse “è maschietto guardi qua”. E no che non guardi, non si capisce un cazzo. No che non cerchi il pisellino, no. È maschietto e vieni attraversato da una scossa violentissima. Cerchi e trovi gli occhi-madre che emozionati immaginano un altro te in miniatura, scambi con quello sguardo vero la tua emozione finta. Sforzi un po’ le ghiandole lacrimali. E le lacrime scendono. Perché hai paura. Hai soltanto paura.
Continue reading

Eurovisioni – Italian History X

Comincia tutto con una monetina.

A Napoli è la sera del 5 giugno 1968. Un arbitro tedesco dal nome impronunciabile si è appena infilato nel tunnel degli spogliatoi dello stadio San Paolo. Alla sua destra il capitano sovietico, profilo minaccioso e un nome che pare fargli il verso; dall’altro lato quello italiano, sguardo fiero da eterno ragazzo sognante. Quando i tre riemergeranno da quel tunnel i settantamila tifosi assiepati sugli spalti capiranno al volo chi, tra Unione Sovietica e Italia, si giocherà a Roma il titolo di campione d’Europa contro la Yugoslavia, dopo soli tre giorni. Testa o croce. Esistere o svanire. Basta attendere soltanto qualche minuto.¹ Continue reading

Euroghepard

[Riceviamo e pubblichiamo – La redazione di Fútbologia presenta un resoconto appassionato di Wu Ming 4 nel ruolo di Mr. OBA, Official Bench Assistant]

di Wu Ming 4

È d’obbligo una moratoria sui genitori. I padri soprattutto. Un giudice di pace dovrebbe interdirli dai campetti da gioco. In alternativa, un ceffo clavamunito dovrebbe osservarli minaccioso da una collinetta e intervenire rapido e implacabile alla bisogna. Senza questo deterrente, ogni piccolo cristo in campo ha il proprio ultra-allenatore che sbraita e inveisce e insulta: un superego patriarcale che tiranneggia da dietro la rete, con la testa a forma di gigantesco cazzo. Poi dice che crescendo diventano hooligans. Mi sembra il minimo.

foto della squadra Euroghepard

L'Euroghepard pronta e incazzata, Pocho Ismailovich concentrato sul pallone

I cinni, invece, sono grandi. Tutti. Anche se oggi i “grandi”, gli ottenni, non giocano, sono già passati di serie, e improvvisamente i sei-settenni si ritrovano a dover fare la partita.

Continue reading