La diagonale del rombo
(China Soccer Files – 5)

La fuga è veloce, cioè mi metto le scarpe e sono già in strada: libere tutti.

Keita al Dalian, Drogba allo Shanghai, Kanoute al Beijing, Aiyegbeni al Guangzhou FC (i rivali del Guangzhou di Lippi: proprio questa domenica sconfitti nel derby, con un gol all’ultimo minuto, come nei migliori derby… specie se a segnare è uno “che non lo sapeva”).

Il campionato cinese si riempie di stelle straniere e ora, forse, qualche cinese penserà: si comincia a ragionare. Italiani nessuno, e questo è un segnale.

Un amico procuratore mi spiegava alcune cose a proposito. Intanto che la crisi economica si trasfigura anche nel calciomercato cinese. Vista la pochezza generale del torneo, le squadre desiderose di avere stranieri (che fanno esotico e come diremmo a Genova un po’ di sciato) ma che non possono permettersi di spendere tanto quanto i grandi club nazionali, virano su calciatori provenienti da campionati di nazioni in grave difficoltà economica. Ad esempio: i greci hanno parecchio mercato in Cina.

Soprattutto i difensori e qui assumiamo un nuovo punto: in Cina la fase difensiva non esiste. Quei movimenti che noi impariamo alla scuola calcio (e torniamo a bomba, ovvero all’assenza di tornei giovanili) qui non esistono. Per dire da noi, come direbbe Il Professore, “si capisce subito quando uno sa fare la diagonale del rombo”, qui in Cina si capisce subito che invece non la sanno fare, figurasi poi se sanno i 21 modi per battere un calcio d’angolo. Non stanno in linea, non sanno fare il fuori gioco, si calpestano, uno esce, l’altro sta fermo. Insomma mancano le basi. Quindi un cagnaccio rognoso greco, grosso, magari un po’ grezzo coi piedi ma in grado di prendere per il collo il compagno di reparto, è un bel vedere. Inoltre costano poco. E il giocatore greco, però, in Cina può ancora strappare quel contrattino da 3 o 400mila euro che in casa sua, oggi come oggi, se lo sogna. E qui il Voltaren è gratis.

Nella mia esperienza di allenatore in Cina, di bambini, la fase difensiva non è che la prendessi molto in considerazione: ritengo che pischelli di 8 o 9 anni debbano prima imparare a prendere confidenza con la boccia e poi semmai recepire alcuni movimenti di base. Tipo verticalizzare, scambiarsi il pallone e guardare subito il movimento in profondità. Il calcio cinese, purtroppo, risente un po’ delle caratteristiche dell’involuzione del calcio mondiale che ha trasformato le ali in gente che stoppa e passa orizzontale. Quando la bellezza del calcio è saltare l’uomo e verticalizzare.

Per questo forse, alla Cina servirebbe più un tecnico alla Delio Rossi che non Lippi. Lippi infatti è in grado di caricare la squadra, di fare tirare fuori il meglio da piedi a ferro da stiro, ma non è (questa è opinione personale) un maestro di calcio. Lippi è pane e salame calcistico con furore agonistico e la lingua a quel punto diventa fondamentale. Un maestro di calcio, invece, è uno che mette lì i calciatori e gli spiega cosa è il calcio ed è in grado di concepire questo processo fin dai pulcini. E basta usare le mani, qualche urlo: poi la bellezza delle cose prende il sopravvento.

Mi viene in mente uno degli episodi più intensi che ho vissuto da mister di bambini, in quel caso giapponesi. Era la nostra prima finale in un torneo: cercavo di essere calmo, ma loro erano agitati e io avevo ricominciato con tutta quella sequela di cabale e superstizioni tipiche di chi ha giocato a calcio. Ricordo questo evento perché secondo me è necessario distinguere tra chi calcia un pallone e chi vede il calcio. Sono due cose diverse. In questa squadretta avevo un ragazzino giapponese, Taiga, che vedeva il calcio.

Avevamo passato la semifinale contro una squadra cinese. Il mister di questi, uno tutto incazzato, ad uno dei suoi giocatori, dopo averlo sostituito, gli ha tirato anche un calcio in culo. Non con simpatia.

In finale l’atmosfera è elettrica, tanta gente a vedere, era in un quartiere prolet di Pechino, genitori trepidanti, bambini tesi: una finale, la prima della loro vita! Infatti dopo pochi minuti siamo sotto: 0-1. Proprio quando mi accingevo a fare le sostituzioni, che giocano tutti. Però – belin – in finale mettere una pippa, ricordo che mi giravano, parecchio, ma: devono giocare tutti. Sostituisco. Soffriamo, ma un contropiede ci regala il gol del pareggio. Rapido scambio e conclusione: rete! Ci chiudiamo troppo: lasciamo davanti il più forte, sulla sinistra Akayoma, altro giapponese agile e veloce, detto anche l’Urban di Shinjuko. Dietro Taiga: quello che vede il calcio.

Chiusi a riccio e ripartenza a farfalla, in pieno Scoglio style, o qualcosa del genere. Che squadra! Quegli altri, stranieri, laowai maledetti, manco non lo fossi neanche io, tutti biondini, cazzo andavano come delle frecce: mi sembravano il Barcellona. Mi giro e i genitori mi sembrano dei mostri: biondi, palestrati, agili, urlano con quel cazzo di inglese perfetto e tutto arrotato. Essi vivono. Cerco di concentrarmi sulla partita. La cosa bella: è evidente che io parlo ai miei ragazzi, loro fanno di si con la testa e poi fanno quello che vogliono. Ma è giusto così, ci mancherebbe altro sinceramente. Comunque: palla nella nostra area. Taiga rinvia e scatta. Io penso: dove cazzo va?

È che lui ha già visto che l’ariano che stopperà il pallone, lo farà male, la palla lo supererà. E Taiga è lì: stop, dribbling di interno, un altro d’esterno. Poi ci sono lui, il portiere e la rete. Il portiere però è gigante, sembra coprire tutta la porta. Io in un nanosecondo penso, lo scarterei. Invece Taiga lo fa uscire e con un piatto semplice semplice appoggia in rete: 2-1.

Neanche giocasse il Genoa: comincio a menarla all’arbitro. Ué, oh, tu, ohi, quanto cazzo manca, fallo, fuorigioco, partita sospesa, c’è nebbia…gli alieni i marziani, shaB, wocao, e perfino un irriverente baka!… Mi dice: 30 secondi. Io lo guardo malissimo. Angolo per loro: palla che passa leggera, poi un flipper tra le gambe. La palla esce moscia, ma avida di arrivare in fondo e colpisce il palo. Gol. 2-2.  Vicino a me l’altro allenatore della scuola calcio che mi dice: manco con il Lanciano soffro così! Eh. (Ora lui sta facendo il corso di Coverciano alla cinese: sta per prendere il patentino di allenatore qui in Cina, mica scherza).

Extra time. Noi due in panca tesi, loro in campo felici: altri 5 minuti di calcio. Corrono, si menano, con l’arbitro che cerca di riportare tutti all’ordine. Un bel casino, lo so bene ad ogni inizio di allenamento. Si riparte, ma quelli ci mettono sotto. Di brutto. Entra un altro altissimo, l’allenatore avversario mi guarda e sorride. Un altro mostro.

Poi c’è un fallo per noi.
Il nostro attaccante si muove a destra e io in giappocinoitaliangenovese gli urlo di piazzarsi sul dischetto, su quel cazzo di dischetto. Lui fa si con la testa, ma sta fermo. Sta per partire il calcio del suo compagno. Il nostro attaccante si muove, va proprio lì dove gli ho detto di andare! La palla si alza, lui raggiunge l’area e non so come: di testa la piazza dentro. Di testa, che roba!

Tornando a noi: dicevamo degli italiani: tanti sono quelli trattati da squadre cinesi: tutti un po’ in là con gli anni e con quella spocchia da star, di quelli che vedono un cinese e pensano di metterselo in tasca. Invece. Nel giro di un anno la Cina calcistica è cambiata: basta pachidermi, gatti di marmo o nani che viaggiano sulla follia del fuorigioco. Gente che non gioca da anni e che ai cinesi gli dice, per meno di 10 milioni all’anno non mi muovo. I cinesi gli hanno riso in faccia, dicendogli: guarda che non è che viviamo sugli alberi, qui.

E quindi niente, neanche uno è arrivato, né probabilmente arriverà.

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6 thoughts on “La diagonale del rombo
(China Soccer Files – 5)

  1. luca

    Grande pezzo. Strepitoso.
    Per favore, non interrompere questa collaborazione.
    Oggi è 20 luglio, porco cazzo. Libere tutti.

    L.

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  2. johngrady

    Segnalo da Twitter: Ayegbeni è più conosciuto come Yakubu. Memorabile la sua stagione all’Everton (15 gol e quinto posto per i Toffees). Ha la tendenza a segnare contro le big: doppietta all’Old Trafford contro il ManUtd e gol decisivo, pochi giorni fa, contro il Guangzhou di Lippi.
    Non so voi, ma io ho aggiunto il campionato cinese alle notifiche della mia app di Android.

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  3. xho

    Questo articolo di Simone è davvero meraviglioso.
    Da un lato per i contenutiì: l’intreccio tra analisi tecnica, cultura sportiva e cultura popolare. Più ancora per la forza che trasmette: si può raccontare una partita di bambini e farci appassionare come se stessimo assistendo alla finale di Champions.
    Bravissimo.
    C_

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