L’Europeo visto da lontano
Germania-Grecia

[Plot thickens: una nuova puntata delle cronache anticipate di Euro 2012 di Luca aka Wu Ming 3]

foto di Badstuber e Mertesacker

Badstuber e Mertesacker

Germania – Grecia

Che pochezza. Che totale assenza di fantasia. Che due coglioni.
E già, il bund, lo spread, la Merkel, la dracma. Il rigore. Il calcio metafora, il calcio diplomazia, il calcio arte della sopravvivenza. E il calcio nei maroni no? Madonna, c’era da tagliarsi le vene.

Mr. Kivemmuortos affogava in un oceano d’insensatezza, immerso nei suoi pensieri. A casa propria era ormai una leggenda, un Agamennone, un Menelao. Intanto si era tolto uno sfizio. Si era ribattezzato. No, niente religione, nessuna conversione. Niente preti né beghine, niente acquasantiere né stracci in testa. Si era solo cambiato il nome. Per via di quell’antica passione per il fútbol bailado, il sogno del brasileirao, e la squadra del cuore. Adesso sui documenti c’era scritto: Santos. Figata, suonava bene. Santos Kivemmuortos. Ma con chi minchia lo facevi il brasileirao a casa sua? Terzinacci tagliagole, mediani con la fedina penale di Vallanzasca, questa, da che pallone è pallone, era la tradizione del calcio ellenico. Ok, chi se ne fotte.

Ai tifosi era piaciuto subito, ma anche lì scarsa immaginazione. Gli striscioni “kivemmuortos santos subito” erano apparsi ovunque, e anche voi uno sforzo fatelo no? D’altronde non è che si potesse pretendere chissà cosa, con tutti i cazzi da appendere che li assillavano, non è che gliene potevi fare proprio una colpa.

In ogni caso, aldilà del popolo, che lo adorava, forze oscure erano al lavoro, e tramavano, nemmeno nell’ombra, ma proprio on the road, diciamo quasi in diretta tv. Merdoni. Nemici delle masse. Addirittura, per boicottarlo, conoscendo l’atavica penuria di attaccanti, gli avevano tolto quello straccio di mezzo centravanti che aveva. Stennacchione Samaras. L’avevano nominato Presidente del Consiglio. Presidente, vi rendete conto? Samaras. Incredibile. Kivemmuortos era furibondo. Samaras, assurdo. Non capiva una mazza di politica, era una specie di troglodita con le scarpe bullonate. E poi viveva in Scozia da un’eternità. Per la squadra non gliene sbatteva nulla, figuriamoci, era uno scarpone, ne avrebbe fatto a meno.

Ma Samaras Presidente del Consiglio no, perdio, si passava davvero il segno. Non parlava nemmeno più il greco. Che tempacci. Vabbè, comunque lo sostituì naturalizzando Larrivey, l’unico che aveva accettato, e mettendolo al suo posto. Non vi sarebbe stata alcuna differenza. Così, in conferenza stampa aveva mostrato la proverbiale determinazione: – Andate a fanculo. – era stata la sola frase davanti ai giornalisti di tutto il pianeta, non uno che capisse una cippa di pallone. Invece il Trap, collegato dall’Irlanda… del Nord, no del Sud, no merda la Repubblica, ma scusa e la Regina allora?, vabbè basta, insomma il grande Giuan aveva ribadito alcuni concetti già noti: – Allora. Badstuber Mertesacker e Strunz. Checcazzo, non avete ancora capito? –

Qual era la cosa giusta da fare?

L’intelligenza fútbologica del Mister non ammetteva repliche. I crucchi erano spacciati. Le oplitiche barricate dei suoi valorosi avrebbero retto lo 0 a 0 per mesi, e anche a ben altri assedi. Poi, in prossimità dell’ultimo minuto, o dell’ultimo secondo, o dell’ultimo degli stronzi, fate voi, avrebbero colpito. Era scritto, facile, scontato. E allora vai di undici milioni di greci con le pezze al culo ma indomiti, e vai di Socrates che incula Hegel, che poi Socrates era brasiliano… ma anche qui basta che ci incartiamo, e vai di megaparties a suvlaki e gazzosa, e tutta altra merda così. Una troiata. Tutto anestetico sociale, buttato come napalm sul paese. E quando cazzo la facevano, la Rivoluzione?

Così, la decisione fu presa.

Mentre erano arroccati belli tranquilli e rilassati sul pari, coi crucchi già nervosi e sfanculanti, Santos Kivemmuortos diede un ordine repentino ai suoi inattaccabili Occupiers: – Smontate tutto! – In un amen l’ormai leggendario striscione che sbarrava la porta venne arrotolato. Cani, bonghi, punkabbestia e saccappeli, cantanti raggamuffin e bottiglie vuote, pusher di maria e cartoni di tavernello, come un sol uomo sgomberarono il campo. Via tutti. Au revoir. Adiòs. Statev’ buono.

Per qualche minuto i mangia crauti apparvero disorientati. Ma poi, prima Quello, seguito da Quellaltro, e dopo di nuovo Quello, e infine Quellaltrancora, siglarono il risultato finale.

Germania – Grecia 4-0.

Adesso sì che erano cazzi loro. La Rivoluzione poteva cominciare.

Santos. Che genio.

L.

__

Tutta la serie de “L’Europeo visto da lontano” di Luca Wu Ming 3.

3 thoughts on “L’Europeo visto da lontano
Germania-Grecia

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *