Category Archives: Fútbologia

L’evoluzione del Clásico e il Barça come fenomeno glocale

[Riceviamo e pubblichiamo. Nella scia delle discussioni sul Barcellona degli ultimi giorni, pubblichiamo questo reportage di Alessandro Gori che ha assistito all’ultimo Clásico al Camp Nou]

di Alessandro Gori

Prima della partita un amico mi aveva avvisato: «Preparati, perché stasera al “Camp Nou” probabilmente vedrai un profondo cambiamento sociologico».

foto della scenografia dei tifosi sugli spaltiEnorme era l’attesa per il Clásico, che come ha affermato qualcuno è diventato più che altro Abituale (ormai lo si gioca 4-5 volte l’anno), anche per le connotazioni socio-politiche che questo specifico Barça-Madrid aveva assunto. Perfino i quotidiani locali, soprattutto quelli non sportivi, si chiedevano se si trattasse solo di una partita di calcio.

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Chi odia il Barça ama il calcio?

[Riceviamo e pubblichiamo un post riepilogativo sulla “questione Barça” di cui si è discusso in rete durante l’ultima settimana]

di Matteo Gatto

E così, improvvisamente, iniziano a fioccare articoli sul Barcellona.

La colpa è di Michele Dalai che su IL ha smontato pezzo per pezzo una sua caricatura del Barça. Chi ama il calcio odia il Barcellona, ha scritto, mentre Stefano Fanti sul Post gli ha risposto difendendo i Blaugrana (in pressing alto, naturalmente); ma prima era già arrivato Daniele Manusia su Vice, il quale aveva sia disinnescato bene la critica di Dalai, sia portato a galla le ragioni che l’hanno provocata.

Credo che il tema di fondo di invettive di questo tipo, per quanto provocatorie e ripetitive, sia importante e universale. C’è più libertà nella solitudine o in un gruppo organizzato? C’è più felicità nell’imperfezione istintiva dell’individuo o nella complessità del progresso tecnologico? Continue reading

Fútbologia 2012 non si fa,
Fútbologia 2012 si fa

Fútbologia 2012 era il progetto di un festival di tre giorni a Bologna per parlare con stile di calcio. A Ottobre. Di giorno conferenze e incontri, di sera reading e concerti. In mezzo proiezioni di film e documentari, torneo di calcio a cinque, bar sport, workshop di costruzione della palla per bambini. La “tre giorni futbologica” di cui parla Valerio Mastandrea nel video.
Un’iniziativa che nasceva dal basso, senza risorse, senza sponsor, basata esclusivamente sul volontariato e sulle donazioni, che oltre al convegno ha visto la nascita di una redazione con un blog e i profili social su Facebook, Twitter, Anobii e Pinterest.
Abbiamo avuto l’adesione di John Foot, Simon Kuper, David Winner, David Goldblatt, Gianni Minà, Valerio Mastandrea, Paolo Sollier, Wu Ming, Guido Chiesa, Diego Bianchi e tanti altri amici italiani e stranieri che avrebbero partecipato al progetto senza percepire alcun compenso. Continue reading

Il (vero) rigore più lungo del mondo

[Con molto piacere riceviamo e ripubblichiamo un bellissimo reportage di Ugo Splendore sulle tracce di Osvaldo Soriano. Uscito su “Il Manifesto” nel 2008, ve lo proponiamo con l’aggiunta di alcune immagini forniteci dall’autore] 

foto Cipolletti FCCinquant’anni fa battevano il rigore più lungo del mondo.

Lo ha raccontato Osvaldo Soriano, giornalista e scrittore argentino, rendendo letterario un episodio avvenuto nei paraggi ostili e assolati della Valle de Rio Negro, nel nord della Patagonia: luoghi aridi e riciclati dal vento, bastonati dal sole e sculacciati dal freddo dell’inverno.

Osvaldo Soriano se n’è andato il 29 gennaio 1997. Ha raccontato un calcio molto argentino, sgraziatamente eroico, a tratti surreale, spesso violento. Un calcio marcio negli arbitri, impuro nei modi ma lindo nei sentimenti.

El Gordo, il Grasso, come lo chiamavano gli amici, non diceva mai di preciso in che luogo erano accaduti i fatti che raccontava. Partiva da qualcosa di vero, e si vede, ma leggendo i racconti un po’ di dubbi ti si insinuano.

Sono storie che provengono dalla dispensa dagli anni 50-60, tra folate di gloria e barbare pedate. Narrano di allenatori visionari e portieri-eroi, come il Gato Diaz che parò il rigore più lungo del mondo. Un racconto davvero d’altri tempi. Continue reading

La Crvena Zvezda, vent’anni fa

[Riceviamo e pubblichiamo da Alessandro Gori]

Come capita ormai da troppo tempo, anche quest’anno la Crvena Zvezda, la Stella Rossa di Belgrado, ha terminato la sua stagione europea già in agosto, eliminata in modo rocambolesco dall’Europa League dal Bordeaux.

L’epoca dello splendore sembra lontana. Sono passati ormai 21 anni da quando i belgradesi conquistarono a Bari la Coppa Campioni. Con sentita emozione posso affermare che in quei giorni ero presente anch’io, come uno dei pochi (o forse l’unico) tifoso italiano della Zvezda.

È difficile spiegare esattamente come e quando venni soggiogato dal fascino della Stella Rossa, che in realtà riguardava l’insieme del calcio slavo. Il processo risale alla fine degli anni Ottanta, anche grazie a TV Koper/TeleCapodistria, la televisione slovena in lingua italiana che trasmetteva le partite dei campionati jugoslavi di calcio e di basket. Un’eccezione, visto che all’epoca era complicato trovare immagini di calcio internazionale. Continue reading

Di solitudini, numeri, precariato e potere: sul Fantacalcio e le sue maschere

La nuova stagione del campionato di Serie A si è aperta ormai da due settimane e con essa si è rinnovato l’appuntamento che tanti appassionati aspettano con il Fantacalcio. Su Twitter e su Facebook si è scatenato un dibattito acceso tra detrattori ed entusiasti del gioco. Ripropongo qui due testi che descrivono altrettante figure fondamentali di questo gioco cosi controverso

di El_Pinta

Fantacalcio, prodotto sociale e mediatico tanto fondamentale quanto ancora scandalosamente ignorato dalla teoria critica e dalle belle lettere. Fino appunto allo studio scientemente sabotatore che ho il piacere di presentarvi.
@jumpinshark

L’uomo che compila le “probabili formazioni”
L’Italia, si sa, è un paese i cui abitanti sono noti per essere santi, poeti e navigatori. Ma anche commissari tecnici, 56 milioni per l’esattezza, se nel computo non consideriamo i cittadini stranieri che una semantica né santa né poetica definisce “irregolari o clandestini”. Continue reading

Pragmatica del non saper cosa dire

[Riceviamo e pubblichiamo da Fabio Poroli di Corso di Linguistica Particolare un pezzo scritto in occasione degli ultimi Europei. Ci pare che l’analisi possa estendersi alle cronache del campionato appena iniziato]

di Fabio Poroli

logo Rai Sport Euro2012Oltre che dalle conferme calcistiche (una generazione di Spagnoli imbattibile, una Germania che non ci batterà mai, un Balotelli che è un fenomeno, ecc.) questo Europeo è stato caratterizzato da un’importante presa di coscienza: a cosa servono i commentatori tecnici di Rai Sport? Anche prima lo pensavamo, al massimo ne parlavamo, dubbiosi, tra amici; ma in questo evento sportivo l’imbarazzo è diventato esorbitante, tanto da far intervenire Aldo Grasso il quale ha affermato di non aver mai sentito tante banalità sul calcio. In realtà la questione è più linguistica che calcistica, e da buon linguista non ho potuto accettare la categoria “banalità” per descrivere un uso. Quindi ho abbandonato l’approccio moralistico e mi sono chiesto: qual è la natura di queste “banalità”? E sopratutto: se è vero, come fa un commentatore a tenere botta per tutta la partita, dando l’idea di stare commentando, senza dire nulla di assolutamente rilevante? Insomma, come si commenta senza commentare?

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La figura dell’arbitro nella storia italiana di John Foot (prima parte)

[John Foot è uno storico italianista e insegna Storia Contemporanea al Dipartimento di Italiano dell’University College di Londra. Siamo molto felici di ospitare un suo contributo originale per Fútbologia, che pubblichiamo in due parti]

di John Foot

Particolare di litografia di Lorenzo D’Andrea

Le regole esistono ma non è facile interpretarle
Paul Ginsborg

Le leggi per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano
Giovanni Giolitti

a. Lo Stato italiano e la sua legittimazione

Gli Stati necessitano di livelli significativi di legittimazione, salvo quei casi in cui siano governati mediante l’uso o la minaccia della forza. Come dice J. Habermas, un sistema politico “esige che la fiducia di massa sia il più possibile diffusa”. I cittadini devono nutrire un certo livello di fiducia nelle istituzioni dello Stato per accettarne il diritto a governare, riscuotere le tasse, far rispettare la legge e la legalità, combattere le guerre e garantire la formazione scolastica dei figli. Lo Stato italiano, sin dalla sua nascita, ha avuto una sorta di crisi di legittimazione semi-permanente. Le ‘regole del gioco’ non sono mai state accettate dalla maggioranza degli Italiani, come parte integrante di una gestione ‘razionale’ da parte dello Stato e del sistema politico. Al contrario, tali regole sono state parzialmente sostitute da un altro ‘codice’ non scritto che ha reso possibile istituzionalizzare la raccomandazione, il clientelismo, l’incapacità professionale e modi più informali di scambio e comportamento.

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‘O presidente (China Soccer Files – 7)

Le regole del calcio italiano in Cina: alcuni highlights cinesi.

La prima immagine che scegliamo per questa sintesi pseudo calcistica e pseudo umana, che dovrebbe rappresentare la rappresentazione del calcio in Italia (uno sciame intelligente, tanto per scomodare a sproposito qualcuno) parte naturalmente dagli allenamenti. Perché, tanto per essere chiari, le squadre sono arrivate a Pechino una settimana prima. I nostri protagonisti, per un volta, non sono gli juventini, bensì la “compagine” (e così salutiamo pure Bruno Pizzul) del Napoli.

Un presidente in auto Continue reading

Dal calcio parlato al calcio studiato (per non morire biscardiani)

Probabilmente il primo a dimostrare di averlo capito fu Aldo Biscardi, quando dallo scranno del suo improbabile tribunale redarguiva gli ospiti affinché non parlassero “tutti insieme, ma al massimo due o tre per volta”, garantendosi proprio grazie a quel geniale anti-divieto l’esclusione di ogni equilibrio e misura dalla sua trasmissione. Il conduttore del Processo doveva saperlo bene, in fondo: chi parla di calcio giocato risulta noioso e irritante quando non ha i mezzi, tecnici e culturali, per farlo. Molto più godibile, per uno spettatore, assistere ad un teatrino rimodellato sulla classica gazzarra da bar sport, utile a suscitare meccanismi di empatia che mantengano alto lo share e basso ogni pernicioso sforzo intellettuale.

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“Identità e appartenenza” Call for Paper per la rivista Lancillotto e Nausica

Ok, lo confesso. Troppa pressione, troppa tensione, ormai non vivo più. Il senso di colpa mi lacera. Meglio uscire allo scoperto. Ma sottovoce, piano piano: “non sono sempre stato un appassionato di pallone”.

Anzi, a dirla tutta per gran parte della mia vita del calcio non me ne è fregato un cazzo. Ventidue trogloditi che corrono dietro a un pallone strapagati per farlo. E la ggente non arriva a fine mese! Vergogna! Ladri! Buffoni! Peppe Crillo!!!

Ok ok, sto divagando, lo so. Cercavo solo di sottrarmi all’occhio implacabile del tribunale futbologico che ora di certo mi espellerà con disonore sottoponendomi all’ingloriosa prova televisiva. Se mi va bene un DASPO, se mi va male…la ghigliottina.

Però… Continue reading

Voglio l’Hyatt!
(China Soccer Files – 6)

Nota.
Un post tecnico: come sta andando il campionato cinese e perché De Laurentis blatera. (mi perdonino i fratelli napoletani). E un saluto, un abbraccio, un daje e tutto quanto può arrivare da Pechino a Perugia a Fagiolino. E date sti soldi a futbologia, che tra poco vi arriva il salasso del Supporto Legale, pure.

Foto del Grand Hyatt di Pechino

Il Grand Hyatt di Pechino, uno degli hotel più lussosi al mondo

Mettiamola così: entra Drogba a inizio secondo tempo. A Guangzhou (l’altro, il Guangzhou RF, non quello di Lippi come ha riportato erroneamente la Gazza, ad esempio). Il pubblico applaude, fragoroso, quello avversario dico. L’arbitro è talmente emozionato che sorride, un po’ vergognoso, stringendogli in modo energico la mano. Comincia il secondo tempo, punizione per lo Shanghai da circa 40 metri. Drogba si muove, come a dire, faccio io.

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Fútbologia e il vil denaro

Mancano 70 4 giorni, siamo a 1745  2943 euri.

Il crowd funding per Futbologia sta andando a rilento. È un fatto.

Ci rendiamo conto che tanti non hanno le competenze per comprendere quanto possa costare realizzare il convegno così come lo abbiamo pensato. Per questo motivo è utile spiegare come saranno utilizzati i proventi delle donazioni.

Prima di partire ricordiamo un punto essenziale: le donazioni saranno restituite se la cifra di 20.000 euro non sarà raggiunta entro i 100 giorni previsti.

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Fútbologia: l’introduzione di Paolo Sollier

[questa breve lettera di Paolo Sollier ha introdotto Fútbologia su CarmillaOnLine, la storica zine di letteratura, cultura e immaginario di opposizione fondata e diretta da Valerio Evangelisti]

Fútbologia

di Paolo Sollier

immagine di pallone in acquaAnni fa, alcuni scienziati, dopo accurati studi, erano arrivati a una conclusione definitiva: qualsiasi sostanza sia immersa nell’acqua, anche per poco, lascia una traccia che rimarrà per sempre, indelebile impronta molecolare a testimoniare un passaggio, magari qualche secolo fa. Chissà se è davvero così, ma certo la memoria dell’acqua è perfetta per parlare di calcio. Continue reading