Dante Di Domenico ha tradotto e sottotitolato per Fútbologia il documentario “Ser Campeão é Detalhe” (2011, “Essere campione è un dettaglio”). Dura circa 25 minuti e ve lo proponiamo qui con una breve presentazione. Buona visione.
Per descrivere la storia recente del Brasile, della dittatura ultraventennale e dei fenomeni di cultura popolare che hanno portato alla sua caduta, servirebbero uno storico e un trattato storiografico. Ecco, io non sono uno storico, questo non è un trattato. Vi chiedo di perdonare sin da subito il tono del seguente articolo, che potrebbe risultarvi lacunoso e cronachistico. Tenetelo come introduzione agli eventi descritti con più cuore nel documentario che segue. Amen.
Nel 1963, nel Brasile schiacciato da una profonda crisi, il Ministro della Pianificazione Celso Furtado programma l’attuazione di una riforma agraria e la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere. Quelle riforme non avranno mai luogo: il 31 marzo del 1964 il colpo di stato militare del maresciallo Castelo Branco, appoggiato dagli USA, destituisce il presidente João Goulart.
Il regime dittatoriale governa il Brasile per venticinque anni. Durante questo periodo Dilma Vana Rousseff Linhares, attuale Presidente del Brasile, partecipa attivamente alla lotta armata. È una guerrigliera e milita in organizzazioni come il Comando de Libertação Nacional o la Vanguarda Armada Revolucionária Palmares. Negli stessi anni Luiz Inácio da Silva detto Lula – che ha preceduto alla presidenza la Rousseff, poi appoggiandone l’elezione – lavora in fabbrica, fa carriera nel sindacato e partecipa alla fondazione nel 1980 del PT, il Partido dos Trabalhadores (Partito dei Lavoratori), eterogenea formazione di sinistra che non aderisce ad alcuna Internazionale, oggi alla guida del paese.
La prima elezione democratica diretta del presidente dall’inizio della dittatura avverrà nel 1989. Tuttavia già nel 1982 sono indette elezioni municipali e statali e, nel 1984, a seguito di grandi manifestazioni a Rio de Janeiro e San Paolo, il governo militare è costretto a concedere, per elezione non diretta, un presidente civile.
Negli anni della dittatura il mondo del futebol brazileiro ci presenta la più classica delle contraddizioni: Potere e Cultura popolare, a un tempo. Tutti conoscono il ruolo predominante che il futebol ricopre nella cultura popolare del Brasile, come in nessun altro posto al mondo. E naturalmente la dittatura e le lobby di potere controllano in massima parte la produzione di spettacolo calcistico.
Le stesse società di calcio sono una riproduzione su scala più piccola del modello secondo cui il paese è governato. La proprietà dei club più importanti è nelle mani di personaggi potenti legati alle gerarchie militari e ai quadri economici, e i modelli di gestione assumono spesso caratteristiche autoritarie. Per esempio, è pratica comune la cosiddetta concentração (“concentramento”, termine derivato dal gergo militare): prima di ogni partita, indipendentemente dalla sua importanza, i giocatori sono rinchiusi per giorni in un hotel per una sorta di rigidissimo “ritiro” coatto, durante il quale sono sottoposti anche a lunghe discussioni politiche di indottrinamento.
Democracia Corinthiana
In questo scenario irrompe la Democracia Corinthiana, come una nave rompighiaccio.
Il Corinthians, per esteso Sport Club Corinthians Paulista, è una delle più importanti squadre di calcio del Campionato Paulista, e ha sede nel bairro Tatuapé della città di São Paulo. È stata la prima squadra dei proletari in Brasile, fondata dai lavoratori delle ferrovie immigrati in anni in cui il calcio era ancora sport elitario, giocato e organizzato soprattutto da europei delle classi medie al lavoro nelle aziende inglesi.
All’inizio degli anni ’80, alcuni giocatori del club fondano il movimento Democracia Corinthiana. Assieme a Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, certamente il giocatore più noto e rappresentativo, ci sono Wladimir Rodrigues dos Santos e Wálter Casagrande Jr. In breve il movimento determina l’ingresso della squadra in autogestione: da quel momento ogni decisione, a partire dalle più elementari, è presa dai giocatori e dallo staff, in assemblee in cui si discute e si vota per alzata di mano. Ciascun voto ha lo stesso valore e tutti assieme deliberano per ogni decisione che riguarda la squadra, dalle questioni economiche alle divise, a cosa mangiare, all’utilità dei ritiri. Ragionano sul modo stesso di giocare in campo e adottano un modello secondo cui la squadra è un solo corpo, ogni giocatore completa il suo compagno. È l’opportunità per ciascuno di superare «la paura dell’io» e vincere assieme. I giocatori si dicono tra loro che «vincere è bello, ma vincere qui è ancora più bello. Perdere è duro, ma perdere qui fa meno male».
Il Corinthians ha avuto fino a quel momento una visibilità marginale. Con la Democracia Corinthiana la squadra acquista una centralità nuova. Da una parte i giocatori iniziano a giocare meglio, vincono parecchie partite e danno spettacolo, conquistano il Campionato Paulista consecutivamente nel ’82 e nel ’83. Dall’altra, se anche il primo Brasileirão non arriverà che anni dopo, nel 1990, il Corinthians diventa un simbolo a livello nazionale, lo spot più suggestivo per la “democrazia”, lo porta scritto sulla maglia. Il suo grande potere evocativo non si ferma ai tifosi, ma giunge a personalità influenti e a schiere di intellettuali.
La squadra adotta lo slogan “Ganhar ou perder, mas sempre com democracia” (“Vincere o perdere, ma sempre con democrazia”) e scendono in campo portando uno striscione che reca quelle parole. Nel 1982, in occasione delle prime elezioni municipali e statali, al fine di spronare le persone a recarsi al seggio, la squadra indossa la famosa casacca bianco-nera con sulle spalle la scritta «Dia 15 vote» («il quindici vota»). Nella fase finale di quella stagione i giocatori entrano in campo ballando e cantando una canzone di Gilberto Gil. Insomma, hai presente la “dittatura”? Ecco, è tutta un’altra musica.
Come sempre accade, quel processo di democratizzazione nel Brasile tra la fine degli anni ’70 e i primi ’80 ha avuto numerosi protagonisti. Tra questi, da fútbologi, viene facile riconoscere alla Democracia Corinthiana il suo ruolo di primissimo piano.
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Ser Campeão é Detalhe (sottotitoli in italiano incorporati)
Grazie a Dante Di Domenico per la traduzione. Guardatelo tutto fino alla sigla finale: anche l’inno del Corinthians è sottotitolato.
Per ulteriori informazioni visita il canale YouTube ufficiale del documentario.
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Alessandro Gori ha scritto per Fútbologia un articolo in due parti su Socrates a un anno dalla sua scomparsa:
Un anno senza Sócrates (parte 1)
Un anno senza Sócrates (parte 2)
Un’altra lettura consigliata è Il Socrate brasiliano nell’Italia degli anni ’80 su Giap, il blog dei Wu Ming.
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Puoi trovare Christo xho su Twitter.
Tutti gli articoli di Christiano xho Presutti.
bellissimo, e commovente…
andrebbe trasmesso in ogni scuola calcio (o basket, o atletica, o scuola e basta)
Davvero bellissimo. Grazie per i sottotitoli e la diffusione. Fabio
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