Yearly Archives: 2012

Il maledetto United di David Peace

di abo

Siamo alla fine degli anni ’60, e Brian Clough, football genius con un gloriosa carriera alle spalle (274 gol in 251 partite vestendo le maglie di Middlesbrough e Sunderland, ma con due sole presenze con quella della nazionale), si è riciclato come allenatore dopo che un brutto infortunio lo ha costretto ad abbandonare il calcio giocato.
Ora, scordatevi fin da subito l’agiografia: brusco, sboccato, capace di rendere le conferenze stampa inni al politicamente scorretto (celebre il “Cheating, fucking Italian bastards” con cui definì la Juventus dopo una semifinale di Coppa dei Campioni persa contro i bianconeri dal suo Derby County), Cloughie merita un posto d’onore nella galleria di bad boys che tanto affascinano il tifo britannico, siano essi made in England, come Gascoigne e Ince, o importati come Best, Roy Keane, Cantona, Di Canio e Balotelli. Continue reading

L’Europeo visto da lontano
Repubblica Ceca-Portogallo (?)

[Una nuova puntata delle cronache anticipate di Luca aka Wu Ming 3, ma con il punto interrogativo]

foto The man behind

The man behind

Repubblica Ceca-Portogallo (?)

Va bene il calcio. Va bene tutto. Ok, sì i lusitani, CR7 e quanto ce l’ha lungo, e a quanto va al chilo, sì, faccia due etti. D’accordo, i quarti di finale, sì, niente in contrario, ovvio. Però c’erano cose che non potevano essere taciute oltre.  Cose grosse, manovre torbide.

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China Soccer Files

Il ragazzino è un po’ sovrappeso. Mi ricordo quando a me infilavano il giubbettino antiproiettile. Nel mio passato ho un Vujadin Boskov che mi disse un giorno: devi perdere sei chili. Un paio di vite fa, forse tre.
Questo, gira per il campo, un po’ spaesato. Gli arriva una palla, bassa, innocua, si gira dall’altra parte. Ho accanto a me un ragazzo della scuola calcio e gli dico che, vedi che a quello bisogna fare i pantaloncini con le tasche, come il mitico Nicola Caccia.
foto di Maradona con bimbi in Cina Continue reading

Sforbiciate di Fabrizio Gabrielli

Cos’è una sforbiciata?

Prima di tutto è un gesto tecnico e atletico del gioco del calcio. È un colpo aereo durante il quale il giocatore colpisce la palla incrociando le gambe (come, appunto, si incrociano le lame di una forbice) con il corpo parallelo al terreno. Spesso la sforbiciata viene a torto confusa con la rovesciata, ma si tratta di due concetti e gesti infine distinti.

La rovesciata è un salto nel buio, un esercizio di coordinazione privo di coordinate e affidato al caso: sia Continue reading

Offside di Jafar Panahi

Che palle il cinema iraniano. Dev’essere stato più o meno questo il pensiero che ha condotto la distribuzione italiana di Offside a tenere questo film in un cassetto per cinque anni, fino a quando il regista Jafar Panahi, finendo precipitato in fondo a una galera di Teheran, non è riuscito a suscitare le lacrime di Juliette Binoche (lacrime che, cadendo, dovevano suonare come monete tintinnanti alle orecchie dei distributori italiani). Ed è un gran peccato.

Offside è un film che parla del più grande evento calcistico accaduto in Iran dalla fine del vecchio millennio, ovvero la qualificazione della squadra al Mondiale del 2006. Continue reading

Stadio Italia – I Conflitti del Calcio Moderno

di Zeropregi

Ho deciso di leggere Stadio – Italia, i Conflitti del Calcio Moderno proprio ora che sto per andare in vacanza. E’ una estate atipica questa, nessuna fretta che cominci il campionato, anzi. Dopo 30 anni di stadio, di cui gli ultimi 20 e più fatti quasi sempre con l’abbonamento in tasca, quest’ anno [2010, ndr] partirò per il mare senza quella “sicurezza”. Non ho rinnovato, non ho aderito alla Tessera del Tifoso [TdT 1, 2, 3].

Proprio per questo motivo non avevo neanche voglia di leggere sto libro, nonostante conosca un paio di coloro che hanno contribuito alla stesura (in tutto sono almeno una decina) e non avevo assolutamente voglia di leggere di calcio, ultras, stadi, repressione, etc etc… Ho la nausea. Continue reading

Lineamenti di fútbologia applicata a uso di persone colte e sfaccendati

[Riceviamo e pubblichiamo con grandissimo piacere questo pezzo di Andrea Aloi, fondatore di Cuore, ex direttore del Guerin Sportivo, autore di Do di piede]

Un’autentica discussione calcistica d’impianto fútbologico da tenersi al bar davanti a un tavolino in fòrmica verde chiaro, non può né deve innescarsi documenti “alla mano” ma solo basandosi sulla memoria, su ciò che a memoria conosciamo. Ed ha come combustibile un’urgenza dettata dall’appartenere (il tifo migliore) o da pura necessità intellettuale (la scintilla scatta soprattutto in maschi ben carburati da apposite bevande, tra cui si segnalano il rosso della casa, la famosa grappa marca “Qualsiasi Basta Che Ce Ne Metti” e l’Amaro del Carabiniere. Per i bambini astanti è indicata la spuma ginger, che dà un po’ tono e alza l’età).

A memoria. “Par coeur” dicono i francesi, la cui nazionale di football da non poco tempo ci molesta e massimamente ha stressato le nostre parti intime quando allenatore dei Bleus era Raymond Domenech, ex giocatore diventato finalmente, con l’età matura, quel fior di cazzone rimbambito dall’astrologia che l’età verde – quando indossava baffoni alla Groucho Marx ed era la copia anastatica di Graeme Souness – lasciava appena intravedere (vedi foto, spesso nel mondo pelotero le somiglianze sono cruciali avvertimenti del destino). I Bleus: quelli “glocal” multicolori del 1998, con Blanc – l’attuale coach francese – che baciava la cuticagna di Barthez e Continue reading

SHUT UP – eccedere alla fine dei tempi

[Riceviamo e pubblichiamo – da UiP47]

Kali

Premessa: Ho sempre amato Balotelli, dal primo momento in cui lo vidi. Vidi in lui qualcosa di diverso, qualcosa che spiccava, che eccedeva. Il suo modo di sorridere e di ridere, i suoi occhi in quel momento, qualcosa che ti fa dire: non è “come tutti gli altri”. È “diverso”. Purtroppo moltissimi altri hanno creduto di vedere questa diversità  altrove, e non sta altrettanto simpatico a moltissima gente. Anche a moltissima gente che mai farebbe un discorso razzista. Ho scritto quanto segue a mo’ di preghiera a Balotelli, dopo la seconda partita dell’Italia agli europei, non per una sua pubblicazione. Dopo la triste scena di ieri sera, cioè dopo lo schifo della telecronaca italiana RAI, che tifava palesemente contro un giocatore della stessa Italia, e dopo che Repubblica titola questo pezzo “Balotelli, le smorfie e poi il sorriso” invece di “Balotelli censurato ancora dai compagni bigotti”, ma soprattutto dopo che la prima parte della mia preghiera è stata così splendidamente esaudita, ne propongo la lettura, ma resto dubbioso sulla sua pubblicazione.

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Biscotto e Complotto (Perché Banderas al Mulino Bianco?)

[A quelli che temono i tarallucci senza vino di Spagna-Croazia; a quelli che cercano chi ha lasciato il dito nella marmellata o ha le mani in pasta, e quindi non credono che sia una semplice coincidenza il recente colpo di mano all’italiano Mulino Bianco dello spagnolo Antonio Banderas, mi permetto di consigliare due articoli su Repubblica: il primo rigidamente informativo, il secondo distesamente commentante. L’Amaca di Michele Serra non convince in toto ma la conclusione è da meditare: “È un calcio che da quattro giorni non riesce a parlare d’altro che di un fantomatico ‘biscotto’ ai propri danni: perché è tipico degli immorali essere anche vittimisti: la colpa è sempre di qualcun altro.”
A tutti gli altri propongo, invece e modestamente, il pezzo qui sotto.]

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L’Europeo visto da lontano
Italia-EIRE

[Settima puntata delle cronache anticipate di Luca aka Wu Ming 3]

PIIGS

PIIGS

Italia – Eire

Italia arrosto!

Distrutti dal caldo. Dal biscotto. Dai PIIGS (maiali), che d’estate fanno male. Non faremo la fine della Grecia (no no no). Ok. Ma che cazzo di fine faremo? E poi, la Grecia. Che cazzo di fine ha fatto?

In tutta Europa si ballava il sirtaki. Non per celebrare le memorabili imprese di Mr. Kivemmuortos e del suo wunderteam OccupyAreadiRigore. No. I frizzi, i trenini, le vuvuzelas (merda!), i cotillons e lo schiaffo del soldato, lo zucchero filato e il calcio in culo, erano il tripudio dovuto al responsabile trionfo elettorale della Banda Bassotti.

L’Europa, l’euro, il mondo intero e la galassia erano salvi. Merda, l’avevamo scampata bella. Salvi.
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Eurovisioni – Defensivism: a love story

18 giugno 2002. Daejeon, Corea del Sud.
Lo sciamano albino raccoglie da terra la sua boccetta di vetro per liberare gli spiriti che un tempo vi ha imprigionato. Il liquido trasparente si sparge intorno ad alcuni suoi uomini, senza neppure sfiorarli. In un mondo al negativo finirebbe deriso su maxi-schermi a latitudini esotiche per quella sua ridicola e pittoresca superstizione: la macchiettistica rappresentazione di un primitivo irrazionale, timorato degli dei. Ma in quegli istanti passa quasi inosservato, diluito nei dintorni dell’evento. Continue reading

I portieri di Francia ’98

di Marco Mongelli

Era l’estate torrida del 1998 e io, novenne, guardavo “Vieri, Vieri, tiro, sì”, infilare la temutissima Norvegia del gigante biondo ToreAndreFlo. In porta c’era Grodas, ovviamente.
Era anche l’estate in cui era appena finita la mia prima e fortunatamente ultima (l’anno dopo mi diedi al basket) esperienza in una scuola calcio. La mia ossessione per la figura del portiere cominciò lì. Sì certo, direte voi, c’era Benji Price e, inconsapevole, anche Saba. Ma c’era soprattutto il fatto che io ero disastroso coi piedi. Durante un allenamento molto sconfortante presi inaspettatamente l’iniziativa e chiesi al Mister di andare in porta. Parai due rigori e fu subito mitologia. Che una serie di cavolate in fila demistificarono immediatamente. Questo per dire che il mio approccio col calcio è sempre stato problematico, anti-poetico, ossessivo.

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Le favole non sempre son favole

[Fabrizio Gabrielli, il maestro delle Sforbiciate (Piano B, 2011), ci regala un altro colpo dei suoi. Inedito.]

Il primo grande insegnamento che m’hai dato, pà, è che non serve a niente, pigiare forte sull’acceleratore, quando hai il freno a mano tirato.
Dovevi volermi molto molto bene, o molto molto male, per tacermi che non era una grande idea, presentarsi con la stessa mise della cresima, Camicia Rosé Damascata, sottomento da orsacchiotto spelacchiato, a bordo d’un carro da mozzarellaro.
Ma tu avevi dimenticato la bènza, son cose che capitano, m’hai detto, non il giorno del mio esame di quinta, pà. E allora ci siam fatti prestare l’auto che il pizzicagnolo utilizzava per le consegne, e per quindici chilometri c’abbiam messo un’ora, che correva mica, la mozzarellamòbile, e le spighe pronte per la trebbiatura, anziché farsi massa confusa e fagocitante fuori dal finestrino, se ne rimanevano a umiliarci, con gli occhi di ghiaccio di Lars Bohinen quando l’ha buttata dentro, buttandoci fuori.
E così siamo arrivati in ritardo. E c’era puzza di bruciato, nell’abitacolo. Il freno a mano, pà. Son cose che capitano, m’hai detto.

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Simon Kuper

Simon Kuper
(Kampala, Uganda, 1969)

Giornalista e scrittore britannico, vive a Parigi. Ha vissuto a Londra, in Olanda, Stati Uniti, Svezia e Jamaica.

Scrive di sport da una prospettiva antropologica. Editorialista per il Financial Times, in Italia i suoi libri sono pubblicati da ISBN Edizioni. Continue reading