[Riceviamo e pubblichiamo – Il carteggio continua: in risposta alla testimonianza autografa di Valerio Mastandrea, un nuovo messaggio da Wu Ming 4, nelle vesti di Mr. Oba per Futbologia]
di Wu Ming 4
Dice che è una fase. Poi passa. L’anno scorso faceva judo. Magari l’anno prossimo s’infotta con la pallavolo o con il curling. Intanto se gli chiedi la capitale della Spagna lui risponde: “Real Madrid”.
E costella la giornata (la scuola è finita) con domande tipo queste:
– Di che colore è la seconda maglia del portiere della Francia?
– Qual è la terza maglia del Barcellona?
– Come si chiama Drogba di nome?
– Possono giocare Roma contro Barcellona?
– E Barcellona contro Spagna?
– Perché i croaziani hanno le maniche a scacchi?
– Posso vestirmi con la maglia verde e i pantaloncini blu come Casillas?
Via così. Eppure tu non hai fatto niente. Tu sei sempre stato uno di quelli che guardano soltanto i mondiali. Per le bandiere, i colori, il piacere di vedere tutte quelle squadre straniere. Ecco, bandiere e colori.
Se ti chiede di fare un disegno e tu accetti, ti ritrovi a disegnare divise sportive in serie: maglia, calzoncini e calzettoni. Se è un disegno di fantasia allora ci si sbizzarrisce e si inventano gli accostamenti cromatici più improbabili, corredati da bandiere e sagomine delle nazioni inventate.
C’è dunque una repubblica “Peruviana”, che però non corrisponde affatto a quella reale. C’è la “Babbo Rebablic” (in lingua locale), la cui nazionale sfoggia casacca grigia, pantaloncini bianchi e calzettoni rosa in omaggio alla tenuta del genitore appena sveglio, che si trova in maglietta grigia, boxer bianchi e piedi nudi…
E’ una fase, è una fase, ti ripeti tu che di calcio non te n’è mai fregata una cippa, tu che da ragazzino giocavi a basket, nella città della Virtus e della Fortitudo anni Ottanta, e guardavi i coetanei calciatori con snobismo, loro a rotolarsi nel fango e nella nebbia, mentre noi al caldo, coperti, sul parquet.
Passerà, ti ripeti mentre srotoli e riarrotoli il campo da Subbuteo come non facevi da un quarto di secolo. Poi, non capisci bene come né perché, ti ritrovi in panchina con i cinni a fare il portatore d’acqua, ché – ribadisci a te stesso e agli altri – tu di calcio non hai mai capito una fava. E improvvisamente stai stringendo la mano a una processione di avversari seienni che ti augurano in bocca al lupo prima della partita. Alla quale, certo, finisci per appassionarti e alla fine ti ricordi i nomi di tutti i giocatori come non hai mai saputo nemmeno quelli del Bologna.
Quando invece non c’è né squadra né partita diventi portiere, ai giardinetti, tra due alberi. Il portiere più scarso d’Occidente: senza un menisco, con un occhio cionco e i limiti d’età portieristica ormai bell’e raggiunti. Tutta colpa del terremoto che ha reso pericolosa la piazzetta davanti alla chiesa, dove la pipinara si dava tacitamente convegno ogni giorno dopo scuola. Così avrebbe continuato a essere anche in vacanza, se solo non fossero piovuti giù dei cornicioni. Bei tempi, prima che la terra tremasse: potevi portarti un libro da leggere, sorseggiare una birretta, perché tanto lui si lanciava dietro la palla in mezzo alla muta di cuccioli, e restava lì a darci e a tirare finché l’ultimo potenziale avversario non era stato richiamato in casa. Solo allora si faceva trascinare, lercio e stazzonato come avesse scavato in miniera, fino alla vasca da bagno e alla cena. Adesso invece la piazza è transennata. Adesso ti guarda, con il pallone sotto il braccio, e dice:
– Questo è il mio amico. E ne ho anche un altro.
– Lo incontriamo ai giardini?
– No. Ci viene con me.
E ti prende per mano.
Welcome to Babbo Rebablic.
Mr. Oba
(Official Bench Assistant)
nota: continua il tiki-taka tra Wu Ming 4 e Valerio Mastandrea. I primi due passaggi li trovi qui: Euroghepard e Perché.