Abbronzatissimi (sul nostro giornalismo sportivo e Balotelli)

Flavor FlavMa il vecchio negro disse allor:

Oh! Bongo Bongo Bongo
stare bene solo al Congo
non mi muovo, no no.
Bingo Bango Bengo
molte scuse ma non vengo
io rimango qui.
No bono scarpe strette,
saponette, treni e tassì,
ma con questa sveglia al collo
star bene qui.

Mi devo scusare. Non c’era cattiveria… E me ne dovevo accorgere. Le spie erano troppe, non solo su Balotelli. Basta rivedere il video con le risate e il darsi di gomito per i froci di Cassano in conferenza stampa.

Dovevo accorgermi che la sensibilità di una non piccola parte dei nostri giornalisti sportivi è “berlusconiana” in senso tecnico, ovvero propria di un uomo nato negli anni Trenta del secolo scorso, “costretto” a trovare irresistibili e assolutamente impeccabili le battute sull’abbronzatura dei negri e le parodie sguaiate delle mossette dei culattoni. Certo il nostro ex-Presidente del Consiglio poteva esibirsi con Barack Obama, mentre il giornalismo sportivo italiano -per fortuna, pur nella disgrazia- si deve fermare a Mario Balotelli.

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Breve cronaca di evento epocale (Napoli, Maggio 1988)

[Riceviamo e pubblichiamo – di Carlo Maria Miele.]

La mia infanzia è finita nel maggio del 1988, alle cinque di una domenica pomeriggio. Stavo a casa mia, stravaccato sul divano del soggiorno, cullato da voci familiari e rumore di stoviglie, quando all’improvviso ebbi l’esatta percezione di essere diventato grande. Non adulto, certo, ma grande abbastanza per decidere di mettere da parte i giochi e le illusioni dei primi anni di vita, per iniziare a fare in prima persona i conti con la realtà, senza più lo scudo dei genitori o di qualche parente.

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Eurovisioni – Mystic Rivera

Città del Messico. 1970.
Undici metri. Il dischetto del rigore, ricamato a una spanna dal pallone che danza leggero, ti segnala la distanza dall’invisibile diaframma che ti si para davanti, separandoti dalla gloria eterna. Il portiere è costretto nella gabbia del suo incolmabile ritardo, a inutile guardia dell’immensa porta spalancatasi di fronte ai tuoi occhi. Non puoi sbagliare. Peggio: puoi, ma non devi.
All’improvviso scopri quel monito ad abitarti i pensieri, nevrotico e ripugnante insetto che non avrai modo di far uscire dalla prigione trasparente della tua mente. Fino a quando la palla non prenderà ad allontanarsi da te. Allora tutto sarà già accaduto, anche se nessuno saprà ancora esattamente cosa. Continue reading

100 giorni x finanziare #Fútbologia

Da alcune settimane questo blog procede a ritmo alto.
Di pubblicazioni, scambi, contatti. Si tratta di un lavoro molto simile a quello della redazione di un quotidiano. Solo che in questo caso avviene grazie al contributo del tutto volontario di un discreto numero di persone – ragazze e ragazzi entusiasti dell’ipotesi un po’ folle Fútbologia – che dal primo momento sono partite pancia a terra per renderlo possibile. La prima cosa è un grazie sentito a ciascuna/o di loro, siamo anche un po’ sbalorditi da un simile apporto, nonché dall’attenzione e l’interesse giunto da tanti altri.
Un ringraziamento dovuto va anche a tutti gli autori che ci aiutano o saranno presenti. Ai Wu Ming, per esempio, che questa notte alle 00.00 sono stati i primi a pubblicare l’appello su Giap.

Adesso siamo arrivati a un momento cruciale. Oggi parte il crowdfunding. La modalità, che è anche un esperimento, per reperire le risorse necessarie a che il convegno, l’happening, o come meglio ci piace, possa svolgersi, a Ottobre, a Bologna. Continue reading

Valerio Mastandrea lancia il crowdfunding di Fútbologia

Valerio Mastandrea lancia il crowdfunding di Fútbologia.
In cento giorni a partire da oggi.

Sostienici su Eppela!

[da Giap] “La domanda è semplice e complessa al tempo stesso:
nell’epoca della crisi più devastante della storia contemporanea si possono chiedere soldi per organizzare un convegno sul calcio a Bologna? Si possono chiedere a tutti, anche a quelli che a Bologna non potranno venire?

La nostra scommessa parte da una risposta affermativa, per quanto folle possa apparire.
Se i tempi sono avvilenti e viviamo la stagione dei tagli, dell’assenza di risorse (sia pubbliche che private), allora proprio per questo c’è bisogno di inventarsi un margine di manovra diverso. L’alternativa potrebbe anche essere non fare più niente.”

Libro e moschetto, calcio e fischietto

[Riceviamo e pubblichiamo gli appunti che seguono da Gabriele Venditti, direttore della Biblioteca Michele Romano di Isernia.]

«Italia piccola e triste, carica di monumenti in redingote, nella cui capitale il gioco del calcio, italianissimo, dovevano essere i primi a giocarlo, con gran fuga di bambinaie e contravvenzioni di guardie municipali, i seminaristi inglesi, nei prati di Villa Borghese» (O. Vergani, 1928)

Manifesto Italia - Campionati Mondiali di Calcio 1934Quando Vergani nella prefazione di Vita al Sole di De Marchi ci consegna il bozzetto di una Villa Borghese messa a soqquadro dalle tonache svolazzanti di albionici chierici albini che inseguono la palla come in una fotografia di Giacomelli, ci sta in realtà traviando l’immaginario consegnandoci una fotografia di primo Novecento, giacché alla fine degli anni Venti l’italianissimo, e quindi fascistissimo, gioco del calcio non è più bizzarro passatempo per seminaristi inglesi, quanto passione matura e popolare, che si gioca negli stadi e si legge sui giornali. Continue reading

L’Europeo visto da lontano
ariPIGS | (semi)finals

foto di Portogallo, Italia, Spagna and Germania

Portogallo, Italia, Spagna e Germania

AriPIGS

Vergogna.  Ladri. Schifosi. Truffatori. Sempre le solite merde. Insomma, cazzo, basta. Invece di prendercela sempre con le fottute Falkland, iniziamo a cannoneggiare Pantelleria e Marettimo, perdio! Rottinculi!!

Gli inglesi erano furiosi, come i titoli, solo una parte, della stampa britannica, ben riportavano. Avevano ragione da vendere. Era davvero uno scandalo enorme. Tutti avevano visto. Tutti lo sapevano.

Alla morra cinese il cucchiaio era proibito.

Come era stato possibile un simile sfregio? Vergogna.
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Román Sempere: scrittore, conducente di autobus e libero del Sabadell

[Riceviamo e pubblichiamo – da marabou]

Ero a Rio de Janeiro la notte del 4 dicembre 2011, davanti al Bar do Mineiro, nel barrio di Santa Teresa. Sgranocchiavo ghiaccio e lime, insieme al mio amico Mauro, andaluso, scrittore, appassionato di calcio ed ex tifoso del Real Madrid. Da qualche anno tifa Getafe. Il Corinthias, proprio quel giorno vinceva il suo quinto campionato pareggiando con i cugini e rivali storici del Palmeiras riportandosi a San Paolo il brasileirão. Quel 4 dicembre Rio era insolitamente silenzioza. Prima del fischio d’inizio, i giocatori del Corinthias, disegnavano un semicerchio di pugni alzati al cielo, la panchina non esitava a ripetere il gesto e così i tifosi. Il pugno chiuso levato era un omaggio a Socrates, storico capitano del Corinthias e della seleção ma soprattutto promotore di un’esperimento unico nella storia del calcio professionistico: la democracia corintiana. Quella stessa notte il Dottore come lo chiamavano i compagni per la sua laurea in medicina veniva stroncato da una vita passata a leggere, bere e fumare.
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Wilson Raj Perumal, il Maradona delle combine

[di Mazzetta, l’amico mediattivo.]

Pochi sanno che la scoperta dell’ultimo giro di partite truccate nel nostro campionato di calcio si deve a Wilson Raj Perumal, un artista, un uomo unico nel suo genere.

Perumal è un fixer, l’uomo che combina i risultati e la definizione per Perumal è un po’ stretta, perché si tratta a tutti gli effetti di un Maradona delle combine, quello che ha giocato in più campionati, che ha messo a segno i colpi più spettacolari e che ha seminato tutti gli avversari sui campi di ogni continente.

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China Soccer Files – 2

Per dire: ieri è uscita questa notizia sui media cinesi. Un uomo si è sciroppato per 11 notti di fila tutte le partite dell’Europeo, che significa a mezzanotte la prima e alle due e quarantacinque la seconda. Si tratta di andare a letto alle cinque del mattino e svegliarsi verosimilmente tre ore dopo. O due.

È morto. È successo a Changsha (dove la prossima settimana partirà la nuova produzione Fiat in Cina, con tanto di maglioncino Marchionne presente: segnali?).

Ed è successo poco dopo che Balotelli la metteva contro l’Irlanda (o forse quando per gli strani giochi delle regole UEFA l’Italia era addirittura prima nel suo girone).

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Il mercenario (da Demostene a Borriello)

[Riceviamo e pubblichiamo – di Marco Bettalli, Professore Ordinario di Storia Greca all’Università di Siena.]

Chi segue il calcio, sa che un giocatore può venire a un certo punto della sua carriera bollato come mercenario. Anzi, come ho letto in uno striscione qualche tempo fa, riferito a un noto calciatore di serie A, mercenario senza onore né dignità. La circostanza merita una riflessione. I calciatori – non solo le poche centinaia della Serie A, ma molti altri di campionati assai più oscuri – sono professionisti e quindi giocano tutti in cambio di uno stipendio, spesso elevato; per quale motivo dunque solo alcuni vengono tacciati di questo epiteto, che etimologicamente – lo ricordiamo – si riferisce appunto a chiunque svolga un qualsiasi lavoro in cambio di una mercede? Rispondere a questa domanda ci aiuterà a comprendere un po’ di cose, non legate solo al mondo del calcio.

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Una vita a dispetto degli dèi (Taranto)

Di @RedTaras

A noi di Taranto e del Taranto gli dèi del calcio devono proprio voler male. A pensarci bene, a noi di Taranto devono essere gli dèi, in genere, a volerci male.

La città più inquinata d’Europa combatte con una povertà endemica e crescente, nonostante la presenza dei mostri inquinanti dovrebbe almeno dare lavoro. Non essendoci granché panem, a Taranto, uno spererebbe almeno nei circenses. Eppure qui pure il calcio sembra essere un lusso che non ci si può permettere.

Una leggenda cittadina afferma che siamo l’unica città sopra i 200.000 abitanti in Europa a non a ver mai avuto una squadra nella massima serie di calcio. Gli dèi devono averla sentita, e per risolvere il problema devono aver pensato di svuotare un po’ la città, aumentando la disoccupazione. Il problema ora è risolto: non siamo più sopra i 200.000 abitanti, ma un po’ sotto. Continue reading

Atlante illustrato del calcio ’80
di Massimo Coppola e Alberto Piccinini

Diciamolo chiaro e senza fraintendimenti: Isbn edizioni ha creato il regalo perfetto per chi è cresciuto a pane e 90° Minuto e ricorda ancora le ultime maglie senza sponsor e di tessuti improbabili, capigliature che gridano vendetta, rovesciate impeccabili e tifosi in piedi, a pochi metri dal campo, appiccicati su gradinate che nel calcio moderno sono in via di estinzione.

Questa perfetta idea-regalo è solo l’ultimo di una serie di libri di calcio mandati in stampa da una casa editrice molto attenta a pubblicazioni intelligenti sul mondo del pallone.

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Balotelli, LeBron e gli stereotipi razzisti della Gazzetta

Nel 2008 la fotografa di fama internazionale Annie Leibovitz realizzò una copertina di Vogue con il campione di basket LeBron James e la supermodella Gisele Bündchen. Molti criticarono l’immagine, poiché sembrava “perpetuare stereotipi razziali“; si citò una “generica somiglianza” con famose scene del film King Kong tra il gorilla e Fay Wray. E presto si rilevò un'”incredibile somiglianza” con un manifesto americano di propaganda per la prima guerra mondiale (molto differente, naturalmente, sia rispetto al film che al manifesto è la posa sorridente e slanciata di Bündchen). Ecco confrontati la copertina e il manifesto:

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L’Europeo visto da lontano
Italia-Inghilterra

[Per l’ultima dei quarti, una nuova cronaca anticipata di Luca aka Wu Ming 3]

foto di Terry, Hart, Milner mentre raggiungono lo stadio

Terry, Hart, Milner mentre raggiungono lo stadio

Italia-Inghilterra

La grossa novità nel campo inglese era che allo stadio avrebbero portato la Thatcher. Dentro un sarcofago di vetro, stile Lenin, ma più vivace perché lei l’avevano messa in poltrona e ogni tanto tirava pure delle borsettate verso i  bodyguard, che però colpivano le pareti della teca. Pare che l’ideona fosse stata di Cameron e Boris Johnson, per dare allegria e stimoli alla squadra. Il saggio Roy aveva gradito un bel po’, e interrogato dai giornalisti italiani con il suo inconfondibile accento, in impermeabile e pipa, aveva commentato: – Una cazzata davvero graziosa. – Continue reading