L’Europeo visto da lontano
Italia-Inghilterra

[Per l’ultima dei quarti, una nuova cronaca anticipata di Luca aka Wu Ming 3]

foto di Terry, Hart, Milner mentre raggiungono lo stadio

Terry, Hart, Milner mentre raggiungono lo stadio

Italia-Inghilterra

La grossa novità nel campo inglese era che allo stadio avrebbero portato la Thatcher. Dentro un sarcofago di vetro, stile Lenin, ma più vivace perché lei l’avevano messa in poltrona e ogni tanto tirava pure delle borsettate verso i  bodyguard, che però colpivano le pareti della teca. Pare che l’ideona fosse stata di Cameron e Boris Johnson, per dare allegria e stimoli alla squadra. Il saggio Roy aveva gradito un bel po’, e interrogato dai giornalisti italiani con il suo inconfondibile accento, in impermeabile e pipa, aveva commentato: – Una cazzata davvero graziosa. –

Lì da noi, solito tran tran. SuperMario era stato coinvolto in uno scontro a fuoco, una storia non del tutto chiara. Si erano presentati quattro o cinque tizi alla reception dell’hotel degli azzurri, parenti di Mario, dicevano, chiedendo il numero della stanza. Il fatto che indossassero delle tuniche un po’ bizzarre, con quei cappucci, e che portassero con sé dei fucili, sulle prime non aveva destato perplessità. Si sa, amici e parenti dei calciatori, tipi strani. Di Mario poi. Così li avevano fatti salire.

Ora, il caso vuole che proprio in quei minuti Mario stesse scartando il regalo fresco fresco portatogli da certi amici rapper di Marsiglia. Un bel bazooka nuovo di pacca dentro uno scatolone che era una bellezza, con una quantità di gingilli e di optional da paura. E che fai non lo provi? Ed ecco che erano arrivati in soccorso i tizi in maschera, ma chi erano “fantasmini”? Bah, simpatici comunque. Mario si era divertito un casino. E anche gli amici rapper. Nei corridoi dell’hotel i “fantasmini” armati erano stati, per così dire, presi un po’ alla sprovvista e dunque sderenati dalle bordate della simpatica combriccola hip hop capitanata da MB, che voleva capire bene bene come funzionava il suo nuovo giocattolo. Funzionava benissimo. Di quelli coi lenzuoli addosso ne stavano ancora staccando i pezzi dalle pareti quando i ragazzi erano ormai già allo stadio, belli motivati e tranquilli, pronti per il match.

La partita. Una ciofeca.

Nuca di McKinley, tibia di Savoldi, nuca, tibia, orecchio… No, quella era un’altra. No.
Uno 0 a 0 che non lo schiodava manco l’Altissimo (Carroll?), senza uno straccio di tiro in porta.

Fino a quando Mario, il nostro Mario, fece palo.

Chi ha fatto palo? Mario!

Ma l’aveva fatto con la faccia, spinto dal suo amicone Joe Hart che, insieme agli altri suoi compagni del City non facevano che ripetere in coro: – È negro. Ma gli vogliamo bene. Non permetteremo che torni in Africa. – Un bell’attestato di stima e affetto che il nostro bomber come sempre aveva frainteso. Davvero imperdonabile.

Insomma, rissone generale. Sedici espulsi.

Rimasero in tre contro tre, come Orazi e Curiazi. Però se la giocarono a morra cinese.
Trionfo finale italiano, con un geniale forbice contro foglia inventato all’ultimo istante da Balzaretti.

E dunque, Italia-Inghilterra 0-0. Ma Italia in semifinale.

Vai coi caroselli.

L.

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Tutta la serie de “L’Europeo visto da lontano” di Luca Wu Ming 3.

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