[Riceviamo e pubblichiamo – di Marco Bettalli, Professore Ordinario di Storia Greca all’Università di Siena.]
Chi segue il calcio, sa che un giocatore può venire a un certo punto della sua carriera bollato come mercenario. Anzi, come ho letto in uno striscione qualche tempo fa, riferito a un noto calciatore di serie A, mercenario senza onore né dignità. La circostanza merita una riflessione. I calciatori – non solo le poche centinaia della Serie A, ma molti altri di campionati assai più oscuri – sono professionisti e quindi giocano tutti in cambio di uno stipendio, spesso elevato; per quale motivo dunque solo alcuni vengono tacciati di questo epiteto, che etimologicamente – lo ricordiamo – si riferisce appunto a chiunque svolga un qualsiasi lavoro in cambio di una mercede? Rispondere a questa domanda ci aiuterà a comprendere un po’ di cose, non legate solo al mondo del calcio.