Author Archives: Redazione Futbologia

Calcio operaio: Nucleo Allenamento Giovani Calciatori

[Riceviamo e pubblichiamo dallo scrittore Alberto Prunetti, redattore di Carmilla e autore di “Amianto”.]

Campo in asfalto

Ho cominciato a dar calci al pallone per non cadere sull’asfalto di un campo da gioco operaio. Per rimanerci in piedi, anche se ero solo un bambino, in quel “campo”. Un campo senza erba o terra, un campo d’asfalto. Cadere significava rovinarsi. Io sono riuscito a cadere una sola volta e mi sono guadagnato una frattura guarita in novanta giorni tra gesso e fasciatura stretta. Aggiungo solo che il bastardo che mi ha falciato non era un avversario ma un compagno di squadra a cui non avevo passato la palla. Ancora oggi è uno dei miei migliori amici.

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Davide senza fionda (Verona 1986)

[Riceviamo e pubblichiamo dagli altri anni Ottanta questo ricordo-racconto orgogliosamente provinciale di abo]

La prima volta che ho messo piede in uno stadio è stato in una data imprecisata dell’86. Avevo 7 anni e non ricordo chi fosse l’avversario, tutto sommato ininfluente. Ero lì per confermare che avrei tifato per la squadra che il luogo di nascita e l’ereditarietà mi proponevano, la squadra che l’anno prima aveva vinto uno scudetto clamoroso e inaspettato, a cui io non avevo assistito, e che si stava lentamente riprendendo dalla sbornia.
I mastini, i gialloblù, l’Hellas Verona.

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Football Republic

[Riceviamo e pubblichiamo – Il carteggio continua: in risposta alla testimonianza autografa di Valerio Mastandrea, un nuovo messaggio da Wu Ming 4, nelle vesti di Mr. Oba per Futbologia]

di Wu Ming 4

Dice che è una fase. Poi passa. L’anno scorso faceva judo. Magari l’anno prossimo s’infotta con la pallavolo o con il curling. Intanto se gli chiedi la capitale della Spagna lui risponde: “Real Madrid”.

disegni su Babbo Rebablic

Babbo Rebablic

E costella la giornata (la scuola è finita) con domande tipo queste:

– Di che colore è la seconda maglia del portiere della Francia?

– Qual è la terza maglia del Barcellona?

– Come si chiama Drogba di nome?

– Possono giocare Roma contro Barcellona?

– E Barcellona contro Spagna?

– Perché i croaziani hanno le maniche a scacchi?

– Posso vestirmi con la maglia verde e i pantaloncini blu come Casillas?

Via così. Eppure tu non hai fatto niente. Tu sei sempre stato uno di quelli che guardano soltanto i mondiali. Per le bandiere, i colori, il piacere di vedere tutte quelle squadre straniere. Ecco, bandiere e colori.
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Perché

[Riceviamo e pubblichiamo – In risposta al resoconto di Wu Ming 4, Valerio Mastandrea ci ha inviato una sua testimonianza]

foto di Valerio al curling

Valerio è quello al centro (si scherza)

Pensiero ufficiale di Valerio Mastandrea
(The DM: Il Demotivatore)

Le storie dell’emozione provata alla prima ecografia si sprecano. Pochi ammettono il terrore e l’impressione che un millimetro (nemmeno quadrato) abbia un cuore e che quel cuore batta forte. Le varie ecografie lasciano il posto alla curiosità, alla sciocca ricerca di somiglianze e, a volte, alla paura. È stato quando una voce disse “è maschietto guardi qua”. E no che non guardi, non si capisce un cazzo. No che non cerchi il pisellino, no. È maschietto e vieni attraversato da una scossa violentissima. Cerchi e trovi gli occhi-madre che emozionati immaginano un altro te in miniatura, scambi con quello sguardo vero la tua emozione finta. Sforzi un po’ le ghiandole lacrimali. E le lacrime scendono. Perché hai paura. Hai soltanto paura.
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Euroghepard

[Riceviamo e pubblichiamo – La redazione di Fútbologia presenta un resoconto appassionato di Wu Ming 4 nel ruolo di Mr. OBA, Official Bench Assistant]

di Wu Ming 4

È d’obbligo una moratoria sui genitori. I padri soprattutto. Un giudice di pace dovrebbe interdirli dai campetti da gioco. In alternativa, un ceffo clavamunito dovrebbe osservarli minaccioso da una collinetta e intervenire rapido e implacabile alla bisogna. Senza questo deterrente, ogni piccolo cristo in campo ha il proprio ultra-allenatore che sbraita e inveisce e insulta: un superego patriarcale che tiranneggia da dietro la rete, con la testa a forma di gigantesco cazzo. Poi dice che crescendo diventano hooligans. Mi sembra il minimo.

foto della squadra Euroghepard

L'Euroghepard pronta e incazzata, Pocho Ismailovich concentrato sul pallone

I cinni, invece, sono grandi. Tutti. Anche se oggi i “grandi”, gli ottenni, non giocano, sono già passati di serie, e improvvisamente i sei-settenni si ritrovano a dover fare la partita.

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Panta Rio

[Fabrizio Gabrielli, il maestro delle Sforbiciate (Piano B, 2011), ci regala un colpo dei suoi. Inedito.]

Mutumbula è una parola-tamburo-di-guerra, un intortuglio di viscere, un graffio nell’oscurità, l’orrore. L’orrore.
Mutumbula è un suono che suscita tremiti anche in sua assenza.
Mutumbula, in Bantu, significa assassino, e insieme a Volvo, incedere di jaggernaut scandinavo, era uno dei soprannomi di N’daye Mulamba.

Mulamba, nove reti nella Coppa d’Africa del 1974, quasi tutte quelle segnate dalla sua squadra, a remarkable man, era la punta di diamante dello Zaire che partecipò ai Mondiali di Germania quello stesso anno. Mulamba, contro la Yogoslavia, in un match terminato 9-0 per gli slavi, si fece espellere dopo ventidue minuti per un’entrata, come dire, mutatis mutandis, mutumbùlica. Continue reading

Intorno ai numeri 10

[Siamo fieri di presentare ai nostri tifosi il primo grande colpo sul mercato di Fútbologia: Vanni Santoni e Matteo Salimbeni. Ecco “L’articolo del secondo giornalista sportivo di una volta” da L’ascensione di Roberto Baggio]

di Matteo Salimbeni e Vanni Santoni

C’è chi sostiene che esista una distribuzione dei poteri fra i numeri del calcio. Che una gerarchia, fondata sulle leggi del numero, governi lo svolgimento della partita, dello spogliatoio, delle tribune, allo stesso modo in cui gli astri governano il corso delle maree e degli umori terrestri. Costoro affermano che, sempre nel mondo delle idee del calcio, sorgerebbe una piramide sacra. Una piramide sulla cui vetta sta in prodigioso bilico una cifra dominante, mentre sotto, via via degradando sui fianchi, si assiepano tutte le altre cittadinanze numeriche: i conti, gli zii, i capitani e gli imperatori decaduti del calcio. Per quanto teorie come queste siano lontane dall’affermazione nella filosofia calcistica e per quanto stentino a trovare un riscontro effettivo nelle dinamiche tattico-agonistiche, esse posseggono un merito. Se ripulite dal loro aspetto cabalistico, teorie simili ci ricordano una cosa semplice. Un punto essenziale. Che nel calcio, oltre agli uomini, oltre la palla, oltre ai pali e gli scarpini, contano anche i numeri di maglia. Non servono a cambiare gli equilibri in campo. Non smobilitano le difese, né vi erigono muri davanti. Non proteggono, né sfondano la rete. Non vincono campionati o coppe. Ma sono una componente fondamentale nell’immaginario del calcio.   Continue reading