Author Archives: Redazione Futbologia

Una vita a dispetto degli dèi (Taranto, Serie B come bufala)

[Riceviamo, con gioia, un secondo contributo da @RedTaras e pubblichiamo, con tristezza per la storia raccontata, i tarantini e il nostro amico]

Gli dèi del calcio, che hanno fornito titolo, incipit e chiusura del mio precedente racconto, hanno di nuovo beffato il mio Taranto. Sentite cosa ci è successo ieri, 28 giugno 2012.

Sono all’estero, per una riunione di lavoro. Preda di una noia devastante per gli interventi senza senso dei colleghi del Nord Europa, in attesa della semifinale Germania-Italia, mi collego al guestbook del sito dei Taranto Supporters, vero aggregatore degli umori e delle discussioni intorno al Taranto in rete.
Voglio vedere che si dice sulla crisi societaria che ci sta strangolando, l’ennesima della nostra storia. Dalle ultime indiscrezioni, pare che almeno i soldi per l’iscrizione al prossimo campionato di Prima Divisione siano stati trovati, anche se ancora non si sa se ci sarà un compratore e come si intende pagare i debiti pregressi e gli ingaggi dei calciatori per il prossimo anno.

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Breve cronaca di evento epocale (Napoli, Maggio 1988)

[Riceviamo e pubblichiamo – di Carlo Maria Miele.]

La mia infanzia è finita nel maggio del 1988, alle cinque di una domenica pomeriggio. Stavo a casa mia, stravaccato sul divano del soggiorno, cullato da voci familiari e rumore di stoviglie, quando all’improvviso ebbi l’esatta percezione di essere diventato grande. Non adulto, certo, ma grande abbastanza per decidere di mettere da parte i giochi e le illusioni dei primi anni di vita, per iniziare a fare in prima persona i conti con la realtà, senza più lo scudo dei genitori o di qualche parente.

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Valerio Mastandrea lancia il crowdfunding di Fútbologia

Valerio Mastandrea lancia il crowdfunding di Fútbologia.
In cento giorni a partire da oggi.

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[da Giap] “La domanda è semplice e complessa al tempo stesso:
nell’epoca della crisi più devastante della storia contemporanea si possono chiedere soldi per organizzare un convegno sul calcio a Bologna? Si possono chiedere a tutti, anche a quelli che a Bologna non potranno venire?

La nostra scommessa parte da una risposta affermativa, per quanto folle possa apparire.
Se i tempi sono avvilenti e viviamo la stagione dei tagli, dell’assenza di risorse (sia pubbliche che private), allora proprio per questo c’è bisogno di inventarsi un margine di manovra diverso. L’alternativa potrebbe anche essere non fare più niente.”

Libro e moschetto, calcio e fischietto

[Riceviamo e pubblichiamo gli appunti che seguono da Gabriele Venditti, direttore della Biblioteca Michele Romano di Isernia.]

«Italia piccola e triste, carica di monumenti in redingote, nella cui capitale il gioco del calcio, italianissimo, dovevano essere i primi a giocarlo, con gran fuga di bambinaie e contravvenzioni di guardie municipali, i seminaristi inglesi, nei prati di Villa Borghese» (O. Vergani, 1928)

Manifesto Italia - Campionati Mondiali di Calcio 1934Quando Vergani nella prefazione di Vita al Sole di De Marchi ci consegna il bozzetto di una Villa Borghese messa a soqquadro dalle tonache svolazzanti di albionici chierici albini che inseguono la palla come in una fotografia di Giacomelli, ci sta in realtà traviando l’immaginario consegnandoci una fotografia di primo Novecento, giacché alla fine degli anni Venti l’italianissimo, e quindi fascistissimo, gioco del calcio non è più bizzarro passatempo per seminaristi inglesi, quanto passione matura e popolare, che si gioca negli stadi e si legge sui giornali. Continue reading

Román Sempere: scrittore, conducente di autobus e libero del Sabadell

[Riceviamo e pubblichiamo – da marabou]

Ero a Rio de Janeiro la notte del 4 dicembre 2011, davanti al Bar do Mineiro, nel barrio di Santa Teresa. Sgranocchiavo ghiaccio e lime, insieme al mio amico Mauro, andaluso, scrittore, appassionato di calcio ed ex tifoso del Real Madrid. Da qualche anno tifa Getafe. Il Corinthias, proprio quel giorno vinceva il suo quinto campionato pareggiando con i cugini e rivali storici del Palmeiras riportandosi a San Paolo il brasileirão. Quel 4 dicembre Rio era insolitamente silenzioza. Prima del fischio d’inizio, i giocatori del Corinthias, disegnavano un semicerchio di pugni alzati al cielo, la panchina non esitava a ripetere il gesto e così i tifosi. Il pugno chiuso levato era un omaggio a Socrates, storico capitano del Corinthias e della seleção ma soprattutto promotore di un’esperimento unico nella storia del calcio professionistico: la democracia corintiana. Quella stessa notte il Dottore come lo chiamavano i compagni per la sua laurea in medicina veniva stroncato da una vita passata a leggere, bere e fumare.
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Wilson Raj Perumal, il Maradona delle combine

[di Mazzetta, l’amico mediattivo.]

Pochi sanno che la scoperta dell’ultimo giro di partite truccate nel nostro campionato di calcio si deve a Wilson Raj Perumal, un artista, un uomo unico nel suo genere.

Perumal è un fixer, l’uomo che combina i risultati e la definizione per Perumal è un po’ stretta, perché si tratta a tutti gli effetti di un Maradona delle combine, quello che ha giocato in più campionati, che ha messo a segno i colpi più spettacolari e che ha seminato tutti gli avversari sui campi di ogni continente.

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Il mercenario (da Demostene a Borriello)

[Riceviamo e pubblichiamo – di Marco Bettalli, Professore Ordinario di Storia Greca all’Università di Siena.]

Chi segue il calcio, sa che un giocatore può venire a un certo punto della sua carriera bollato come mercenario. Anzi, come ho letto in uno striscione qualche tempo fa, riferito a un noto calciatore di serie A, mercenario senza onore né dignità. La circostanza merita una riflessione. I calciatori – non solo le poche centinaia della Serie A, ma molti altri di campionati assai più oscuri – sono professionisti e quindi giocano tutti in cambio di uno stipendio, spesso elevato; per quale motivo dunque solo alcuni vengono tacciati di questo epiteto, che etimologicamente – lo ricordiamo – si riferisce appunto a chiunque svolga un qualsiasi lavoro in cambio di una mercede? Rispondere a questa domanda ci aiuterà a comprendere un po’ di cose, non legate solo al mondo del calcio.

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Una vita a dispetto degli dèi (Taranto)

Di @RedTaras

A noi di Taranto e del Taranto gli dèi del calcio devono proprio voler male. A pensarci bene, a noi di Taranto devono essere gli dèi, in genere, a volerci male.

La città più inquinata d’Europa combatte con una povertà endemica e crescente, nonostante la presenza dei mostri inquinanti dovrebbe almeno dare lavoro. Non essendoci granché panem, a Taranto, uno spererebbe almeno nei circenses. Eppure qui pure il calcio sembra essere un lusso che non ci si può permettere.

Una leggenda cittadina afferma che siamo l’unica città sopra i 200.000 abitanti in Europa a non a ver mai avuto una squadra nella massima serie di calcio. Gli dèi devono averla sentita, e per risolvere il problema devono aver pensato di svuotare un po’ la città, aumentando la disoccupazione. Il problema ora è risolto: non siamo più sopra i 200.000 abitanti, ma un po’ sotto. Continue reading

Il maledetto United di David Peace

di abo

Siamo alla fine degli anni ’60, e Brian Clough, football genius con un gloriosa carriera alle spalle (274 gol in 251 partite vestendo le maglie di Middlesbrough e Sunderland, ma con due sole presenze con quella della nazionale), si è riciclato come allenatore dopo che un brutto infortunio lo ha costretto ad abbandonare il calcio giocato.
Ora, scordatevi fin da subito l’agiografia: brusco, sboccato, capace di rendere le conferenze stampa inni al politicamente scorretto (celebre il “Cheating, fucking Italian bastards” con cui definì la Juventus dopo una semifinale di Coppa dei Campioni persa contro i bianconeri dal suo Derby County), Cloughie merita un posto d’onore nella galleria di bad boys che tanto affascinano il tifo britannico, siano essi made in England, come Gascoigne e Ince, o importati come Best, Roy Keane, Cantona, Di Canio e Balotelli. Continue reading

Stadio Italia – I Conflitti del Calcio Moderno

di Zeropregi

Ho deciso di leggere Stadio – Italia, i Conflitti del Calcio Moderno proprio ora che sto per andare in vacanza. E’ una estate atipica questa, nessuna fretta che cominci il campionato, anzi. Dopo 30 anni di stadio, di cui gli ultimi 20 e più fatti quasi sempre con l’abbonamento in tasca, quest’ anno [2010, ndr] partirò per il mare senza quella “sicurezza”. Non ho rinnovato, non ho aderito alla Tessera del Tifoso [TdT 1, 2, 3].

Proprio per questo motivo non avevo neanche voglia di leggere sto libro, nonostante conosca un paio di coloro che hanno contribuito alla stesura (in tutto sono almeno una decina) e non avevo assolutamente voglia di leggere di calcio, ultras, stadi, repressione, etc etc… Ho la nausea. Continue reading

Lineamenti di fútbologia applicata a uso di persone colte e sfaccendati

[Riceviamo e pubblichiamo con grandissimo piacere questo pezzo di Andrea Aloi, fondatore di Cuore, ex direttore del Guerin Sportivo, autore di Do di piede]

Un’autentica discussione calcistica d’impianto fútbologico da tenersi al bar davanti a un tavolino in fòrmica verde chiaro, non può né deve innescarsi documenti “alla mano” ma solo basandosi sulla memoria, su ciò che a memoria conosciamo. Ed ha come combustibile un’urgenza dettata dall’appartenere (il tifo migliore) o da pura necessità intellettuale (la scintilla scatta soprattutto in maschi ben carburati da apposite bevande, tra cui si segnalano il rosso della casa, la famosa grappa marca “Qualsiasi Basta Che Ce Ne Metti” e l’Amaro del Carabiniere. Per i bambini astanti è indicata la spuma ginger, che dà un po’ tono e alza l’età).

A memoria. “Par coeur” dicono i francesi, la cui nazionale di football da non poco tempo ci molesta e massimamente ha stressato le nostre parti intime quando allenatore dei Bleus era Raymond Domenech, ex giocatore diventato finalmente, con l’età matura, quel fior di cazzone rimbambito dall’astrologia che l’età verde – quando indossava baffoni alla Groucho Marx ed era la copia anastatica di Graeme Souness – lasciava appena intravedere (vedi foto, spesso nel mondo pelotero le somiglianze sono cruciali avvertimenti del destino). I Bleus: quelli “glocal” multicolori del 1998, con Blanc – l’attuale coach francese – che baciava la cuticagna di Barthez e Continue reading

SHUT UP – eccedere alla fine dei tempi

[Riceviamo e pubblichiamo – da UiP47]

Kali

Premessa: Ho sempre amato Balotelli, dal primo momento in cui lo vidi. Vidi in lui qualcosa di diverso, qualcosa che spiccava, che eccedeva. Il suo modo di sorridere e di ridere, i suoi occhi in quel momento, qualcosa che ti fa dire: non è “come tutti gli altri”. È “diverso”. Purtroppo moltissimi altri hanno creduto di vedere questa diversità  altrove, e non sta altrettanto simpatico a moltissima gente. Anche a moltissima gente che mai farebbe un discorso razzista. Ho scritto quanto segue a mo’ di preghiera a Balotelli, dopo la seconda partita dell’Italia agli europei, non per una sua pubblicazione. Dopo la triste scena di ieri sera, cioè dopo lo schifo della telecronaca italiana RAI, che tifava palesemente contro un giocatore della stessa Italia, e dopo che Repubblica titola questo pezzo “Balotelli, le smorfie e poi il sorriso” invece di “Balotelli censurato ancora dai compagni bigotti”, ma soprattutto dopo che la prima parte della mia preghiera è stata così splendidamente esaudita, ne propongo la lettura, ma resto dubbioso sulla sua pubblicazione.

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I portieri di Francia ’98

di Marco Mongelli

Era l’estate torrida del 1998 e io, novenne, guardavo “Vieri, Vieri, tiro, sì”, infilare la temutissima Norvegia del gigante biondo ToreAndreFlo. In porta c’era Grodas, ovviamente.
Era anche l’estate in cui era appena finita la mia prima e fortunatamente ultima (l’anno dopo mi diedi al basket) esperienza in una scuola calcio. La mia ossessione per la figura del portiere cominciò lì. Sì certo, direte voi, c’era Benji Price e, inconsapevole, anche Saba. Ma c’era soprattutto il fatto che io ero disastroso coi piedi. Durante un allenamento molto sconfortante presi inaspettatamente l’iniziativa e chiesi al Mister di andare in porta. Parai due rigori e fu subito mitologia. Che una serie di cavolate in fila demistificarono immediatamente. Questo per dire che il mio approccio col calcio è sempre stato problematico, anti-poetico, ossessivo.

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Le favole non sempre son favole

[Fabrizio Gabrielli, il maestro delle Sforbiciate (Piano B, 2011), ci regala un altro colpo dei suoi. Inedito.]

Il primo grande insegnamento che m’hai dato, pà, è che non serve a niente, pigiare forte sull’acceleratore, quando hai il freno a mano tirato.
Dovevi volermi molto molto bene, o molto molto male, per tacermi che non era una grande idea, presentarsi con la stessa mise della cresima, Camicia Rosé Damascata, sottomento da orsacchiotto spelacchiato, a bordo d’un carro da mozzarellaro.
Ma tu avevi dimenticato la bènza, son cose che capitano, m’hai detto, non il giorno del mio esame di quinta, pà. E allora ci siam fatti prestare l’auto che il pizzicagnolo utilizzava per le consegne, e per quindici chilometri c’abbiam messo un’ora, che correva mica, la mozzarellamòbile, e le spighe pronte per la trebbiatura, anziché farsi massa confusa e fagocitante fuori dal finestrino, se ne rimanevano a umiliarci, con gli occhi di ghiaccio di Lars Bohinen quando l’ha buttata dentro, buttandoci fuori.
E così siamo arrivati in ritardo. E c’era puzza di bruciato, nell’abitacolo. Il freno a mano, pà. Son cose che capitano, m’hai detto.

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