Monthly Archives: April 2013

Back home. Time, Memory and Football

[Riceviamo e Pubblichiamo. Qualche giorno fa l’AFC Bournemouth è salito per la seconda volta nella sua storia in Championship League. Roger Bromley, professore emerito della Notthingham University e originario di Bournemouth, ci ha inviato questo magnifico articolo, che prende le mosse dall’evento per spaziare nei temi di identità e memoria. In una parola, fútbologico. Leggetelo tutto, anche la postilla biografica in fondo.]

1957 - Bournemouth and Boscombe Athletic fans show their support before the match

2 Marzo 1957 – Bournemouth and Boscombe Athletic VS Manchester Utd

di Roger Bromley

Molti anni fa la scrittrice Ella Winter aveva detto all’oramai dimenticato romanziere americano Thomas Wolfe, «Non lo sai che non puoi più tornare a casa?». Wolfe usò questa frase come titolo del suo ultimo romanzo, pubblicato postumo nel 1940. Nella parte finale del romanzo, George Webber, il protagonista, arriva alla conclusione che: “Non puoi tornare alla tua famiglia, tornare alla tua infanzia… tornare ai sogni di gloria e fama di giovane uomo, tornare ai luoghi di origine, tornare alle vecchie forme e organizzazione delle cose che un tempo sembravano eterne e che invece continuano a cambiare… rifuggire il  Tempo e i Ricordi”.

Tutto questo mi è tornato alla mente pochi giorni fa quando la squadra della mia città, l’AFC Bournemouth, ha raggiunto la promozione nella English Championship League (la seconda serie del campionato inglese) per la seconda volta nell’arco di centoquattordici anni, e dopo un’assenza di ventitré. Durante una cupa e gelida giornata dell’inverno 1950 assistevo alla mia prima partita a Dean Court a Boscombe (sobborgo di Bournemouth dove si trova lo stadio, NdT).

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Il custode

[Riceviamo e pubblichiamo. Oggi 15 aprile 2013 ricorre l’anniversario del disastro dello Hillsborough Stadium di Sheffiled, la tragedia per cui ventiquattro anni fa 96 persone di età compresa tra 10 e 67 anni persero la vita e 766 rimasero ferite. Oggi è certo che le responsabilità della polizia furono insabbiate dal governo allora in carica, presieduto da Margaret Thatcher. La storia, in un racconto di Luca Pisapia, a quasi cinque lustri dai fatti]

Di Luca Pisapia

Hillsborough, persone a terra sul prato

Lo incontro in un edificio a due piani di mattoncini rossi, di fianco a un parcheggio, dove c’è lo storico pub dei tifosi dello Sheffield Wednesday. Lo stadio di Hillsborough, nascosto qualche centinaio di metri più in là tra le casette a tetto spiovente della zona, non si vede. Ma la sua presenza incombe sotto il cielo plumbeo del South Yorkshire. Afferrando una pinta di birra con le lunghe dita nodose, Martin comincia a raccontare.

«Sono stato uno dei custodi di Hillsborough per oltre quarant’anni, il mio compito era di chiudere i cancelli, e di imprigionare lì dentro i segreti che non dovevano uscire. Litigi, scazzottate, scommesse, tutto quello che succede normalmente in uno spogliatoio ma non si deve fare trapelare all’esterno. Sono abituato a nascondere le cose. Coprire, dissimulare, è il mio lavoro. Ma quello che hanno fatto loro è troppo. Un insabbiamento di queste dimensioni non si era mai visto».

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Amianto, polvere, pallone

[Riceviamo e pubblichiamo. Una recensione in forma di racconto che nasce dalle pagine di “Amianto”, in cui Alberto Prunetti scrive (anche) di pallone e delle partite del Follonica]

di Giulio Pedani

Promemoria Rosignano

Tornai a giocare al calcio nel campo d’ asfalto, dove ormai avevo una reputazione e nessuno mi molestava. Andavo con mio padre a vedere il campionato livornese di prima categoria e facevo il raccattapalle quando giocava il Follonica in casa. Mi piaceva ascoltare quello che succedeva in panchina. L’ allenatore del Follonica si addormentava spesso. Poi si risvegliava di colpo, lanciava un bestemmione trionfale e diceva qualcosa, solo per farsi sentire dal pubblico che seguiva la partita. Ce l’ aveva sempre con un calciatore pelato. Era il mitico Dea, una delle mie leggende giovanili insieme all’ argentino Ganem, storico dieci “maradoniano” del Follonica. Il Dea era un altro che si faceva il culo in fabbrica e che giocava di forza, eppure il mister gli diceva sempre: “Sei un duro !” Una volta dopo essersi addormentato in panchina si svegliò di colpo e per dimostrare di aver seguito la partita esplose in bestemmie: “Diolopicardo, pelato, sei un duro !“. Il pelato era in panchina accanto a lui. Rispose: “Mister, ma oggi non gioco”. “Fa’ una sega, sei un duro uguale”, replicò l’ allenatore, prima di riaddormentarsi pacifico.
[Amianto, pag. 62]

Tutto questo succedeva intorno alla metà degli anni ’80. Quel raccattapalle era Alberto Prunetti. La nascita del suo “Amianto”, il bellissimo libro da cui sono tratte queste righe, era ancora lontana.

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Pechino – Canton

[Riceviamo e pubblichiamo. Il giornalista Simone Pieranni, corrispondente dalla Cina per China Files, ci invia un breve racconto/reportage da Pechino, dove ha assistito alla partita di venerdì scorso tra due delle squadre ai vertici del campionato cinese. NdR]

Tifosi del Guoan

Intanto trattandosi di notizia di esteri, osservando come vengono trattate le notizie dagli esteri e specie dalla Cina sui media mainstream, vorrei elevare futbologia.org a media mainstream con uno scoop da par suo. Attenzione, tenetevi stretti che il vostro panorama culturale sta per essere ribaltato completamente.

La sera precedente al match tra Pechino e Canton all’interno dell’albergo che ospitava la compagine allenata da Marcello Lippi, il tecnico italiano ha improvvisamente chiamato al cellulare il suo assistente / interprete.

A Lippi non funzionava Internet in camera.

Eh?

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