Io incontro oggi Beppe Viola

[Riceviamo e pubblichiamo]

di Janjo

Beppe Viola con Enzo Jannacci

L’appuntamento è lunedì 17, alle 17, allo sportello 17 di San Siro.
Sono in anticipo e sono piuttosto nervoso, ho le mani cravvate nelle tasche e una voglia di fumare che forse giusto un toffa mi può capire… non è roba da tutti i giorni questa qua.
Il piazzale è discretamente affollato, secondo solo alla valle della morte, c’è un cane che annusa compiaciuto urina abbandonata e ci sono tre bocia che giocano a scartaggi ossessivo–compulsivi che potrebbero esser qui dal ’70. Vedo passare una scatola di sardine arancio che qui a Milano prende il nome di 78, decido che devo fumare. Mi squilla il cellulare, a momenti un infarto. Sconosciuto. Raggiungo i 180 al minuto, sento la testa vuota e leggera, provo a deglutire ma il risultato è scarso, provo a respirare, funziona.
«Pronto!»
«Non direi. Ti disturba spiegarmi perché non sei nel mio raggio visivo?»

«Beppe!»
«Sssshhht! Vuoi farmi sgamare?»
«No, no, scusa, hai ragi… »
«Dove sei? La prossima volta chiamo i Ghisa e ti faccio scortare.»
«Ma io son qua, solo che non lo trovo sto ingresso 17.»
«L’ingresso 17? L’ingresso 17 di cosa?»
«Di San Siro. »
«Sei allo stadio. Dimmi che sei allo stadio. »
«Si, si sono allo stadio! »
«Mphf! » – ride – «Su questa ci scrivo una storia! Lo sportello 17 dell’ippodromo testina! Muoviti che non posso mica star fuori tutto il pomeriggio che poi se ne accorgono e son casini!»
«CAZZ…» Tu – tu – tu – tu.

Che figura dimmerda! Noooo. Non ci credo che son così coglione! Ma come cazzo ho fatto?! Che poi San Siro stadio mi sa che non ce l’ha neanche l’ingresso 17! Dai, dai! Calma adesso, tanto è qua dietro. Sto per incontrare il Maradona del giornalismo sportivo, cerchiamo di essere distesi e di non far casini, altri casini. Chissà poi perché ha chiesto proprio di me? Boh magari ha letto due robe che gli son piaciute. Seeee… Questo ha scritto Romanzo Popolare di Monicelli, ha scritto Saxophone con Pozzetto, ha scritto Quelli che, Vincenzina e altre millemila canzoni con Jannacci… No, no, non può essere. E quella volta che in diretta nazionale battezzò un ventenne difensore del Milan con: «Franco Baresi, il miglior libero d’Italia se non ci fossero Freda e Ventura.», geniale. Oppure: «Occasione per il Milan, ma Calloni (attaccante rossonero, NdA) sventa la minaccia!». O quell’altra: «L’Inter sostituisce Merlo con Pavone… visto il tempo mancante, il cambio ha valenza solo ornitologica».

E quante ce ne sarebbero… il meglio erano le telecronache delle Nazionali: «Il portiere belga Pfaff abbranca la palla… Pfaff, un nome che è tutto un tuffo».
E quando raccontò il gol olandese in Olanda–Germania con: «Tiro di Haan… che coglie Maier intento a pensare alla sua fidanzata!»

Troppo avanti Beppe! La mia preferita rimane comunque quando ai mondiali descrisse così un tiro dell’inglese Butcher: «Palla a Butcher, ancora Butcher, tiro… Butcher in inglese significa macellaio».
L’ippodromo. Mo’ me ne faccio raccontare un paio!
Eccolo là!

«Beppe!»
«Abbassa la voce! Come te lo devo dire!»
«Si! Scu…»
«Quanto hai in tasca? »
«Eh? »
«Di soldi. Quanto hai? »
Sono confuso. Eseguo. Tiro fuori il portafoglio e apro.
«Dieci, venti, quaranta, sessanta, sessanta euro.»
«Bravo. Dammi.»
Non fiato. Gli metto in mano tutti i soldi che ho.
Beppe si gira verso lo sportello e ordina: «Allora fai 40 su “Assolo di Breme” vincente e 20 su “Bisese” piazzato».
Si volta un secondo verso di me, mi strizza l’occhio e mi sento immediatamente meno coglione. Mi avvicino anch’io allo sportello. Beppe ritira le ricevute e guarda l’orologio: «Le sei meno venti! Ascolta, io devo proprio scappare, seguila tu tanto poi ci sentiamo».
Mi allunga le scommesse, mi dà una pacca sulla spalla che faccio fatica a restare in piedi e se ne va.

Io, che in vita mia non ho mai giocato manco due euro al grattaevinci, che un cavallo l’ho visto solo alla televisione, ora son lì, all’ippodromo di Milano con in mano due foglietti che valgono quasi tutto quello che avevo per arrivare alla fine del mese. Forse per non mortificarmi troppo, trovo la forza di rivolgermi un’ultima volta a quel gigante già lontano:
«Beppe! E i soldi?»
«Quando ce li hai me li dai! »

Ah! Per la cronaca Bisese è arrivato ottavo, Assolo di Breme tredicesimo.

 

[Janjo scrive, disegna e tifa Cagliari. Lo trovate su Behance]

Per approfondire su Beppe Viola alcuni link utili:

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