Mitografia calcistica

mitografia [mi-to-gra-fì-a] s.f.
Descrizione e studio dei miti; raccolta di miti

E’ mai esistito un tempo del Calcio precedente al calcio?
C’è mai stato un luogo, uno spazio simbolico e, allo stesso tempo, reale, capace di eccedere la dimensione totalizzante della contemporaneità? In grado, in altre parole, di farsi muro insormontabile per la Macchina Mitologica di un impero mediatico entro i cui confini il calcio, in tutte le sue forme (compresa quella, falsificata, del mito), viene annichilito nella forma dominante del prodotto? E’ ancora possibile scovare un terreno, di azione e di pensiero, dove immaginario e reale abbiano potuto incontrarsi (ieri, oggi, e sempre) fondendosi in un corpo calcistico realmente mitico, incontaminato e assoluto?L’impresa che oggi noi tutti abbiamo di fronte è quella, disperata ma proprio per questo irrinunciabile, di ricercare le vestigia di una mitica polis calcistica, capace di sottrarsi ai guasti della modernità. Una simbolica città primigenia, non necessariamente estranea al nostro tempo, entro le cui mura troveremmo ancora la forma, perfetta e immutata, di un calcio che precede e sovrasta quella entro cui il potere lo vorrebbe costringere. Una roccaforte inespugnabile capace di sconfiggere, sostituendola, la tirannica dialettica che sottomette e tecnicizza ogni spettacolo calcistico, e noi con esso.

Una volta ritrovata, ci resterebbe solamente un compito, un’unica possibilità: tentare di ricostruirla.

Sarebbe, quel tentativo, la nostra sola speranza di restituire al Calcio la concreta forma culturale che gli appartiene e, con essa, una centralità che possa essere contemporaneamente socializzante, collettiva e inclusiva. L’unica via da noi percorribile per poterne preservare il nucleo, fondante e primordiale, se mai potremo dire di averne riconosciuto uno. Solo così noi dovremo, e potremo, salvare il Calcio dalla sua forzata e definitiva trasformazione in una spuria forma mercificata, evanescente simulacro catodico generante (e generato da) un potere estraneo ad ogni nostra prospettiva.

Dovremo condurre il Calcio ad una nuova imprevedibile vita, per smascherare l’instancabile falsificazione cui viene quotidianamente costretto.
Declinato di volta in volta nell’immagine di un’emancipante e gioiosa via di riscatto sociale, nell’estetizzante e moralistica ribellione a canoni morali ed estetici, o in un giovanilistico e autoironico Eden pubblicitario, solo apparentemente accessibile a tutti, oggi il calcio appare precipitato in un postribolo dove logo e corpo sono parti dello stesso organismo post-biologico. E dove il talento si trasforma in un accessorio di lusso da esporre in vetrina; tanto prestigioso da ritenerne volgare l’esibizione del prezzo, pagato o ancora da pagare.

Tentare di scrivere una mitografia calcistica, aliena dalle intossicanti narrazioni pubblicitarie e dalle monolitiche creazioni di senso, può sottrarre il Calcio dall’abisso dentro cui viene, giorno per giorno, trascinato. Un oscuro precipitare che sembra allontanarlo sempre più dalla sua storia, reale o sognata che sia, e che riguarda soprattutto noi e il nostro futuro.
Nessuna macchina può sognare di calcio.

Riscoprire il senso originale del mito calcistico, sottraendolo al linguaggio dominante per restituirlo a nuove narrazioni, diventa allora tentativo utile ed estremo per salvare, con il Calcio, noi stessi. Riuscendo, in qualche modo, a riafferrare il nostro divertimento di ragazzini eternamente innamorati di una palla che rotola, e che ci invita a correrle appresso.
Perché, come scrisse il mai abbastanza riletto Gianni Brera, “la fantasia paga sempre; l’applicazione musona spoetizza”, e sebbene il carattere di un ragazzino, come pure il nostro, “si plasmerà senza che lui se ne accorga […] secondo una precisa disciplina tecnico-tattica”, sarà nell’indisciplinata fantasia ribelle che ognuno di noi, eterni e svogliati dilettanti, potrà riscrivere l’intera storia del Calcio.
Forse quella storia verrà letta soltanto dai nostri condiscendenti occhi, “ma se tu, dilettante, ti sarai divertito” – ci ricorda sempre El Giuàn – ”sempre potrai raccontare di aver vissuto bene, che è fortuna rara in questa valle di lacrime. Garantito che sì.”

Garantito che sì.

Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada,
lì ricomincia la storia del calcio.
(Jorge Luis Borges)

 

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* Le foto pubblicate sono tratte da The Football of Days Past

One thought on “Mitografia calcistica

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