Category Archives: Recensioni

Di calcio non si parla

[Riceviamo e pubblichiamo. Una bella recensione del saggio “Di calcio non si parla” di Francesca Serafini, inviataci dallo scrittore Gianni Montieri]

Copertina di Di calcio non si parla di F. Serafini

di Gianni Montieri

Di mio nonno che se la prendeva sempre con Beppe Savoldi perché ai tempi era il più forte, e non gli andava perdonato nulla. A Savoldi non bisognerebbe perdonare mai d’aver voluto cantare, qualche rigore sbagliato ci può stare. Di radioline attaccate all’orecchio, e le voci di Ameri e Ciotti e gli scusa Ciotti ma il Napoli si è portato in vantaggio. Di mia madre che ripete all’infinito: «E mo’ basta cu stu pallone». Di tutte le volte che almeno qui, almeno a cena, insomma è Natale, qui di calcio non si parla.

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La testa e i piedi di Ryan Giggs

[A partire da Voglio la Testa di Ryan Giggs di Rodge Glass, una riflessione di Wu Ming 4 pubblicata in tandem su Giap]

foto di Ryan Giggs con bambino

di Wu Ming 4

Non è mica facile raccontare il calcio in un romanzo. È come raccontare un film, come trovarsi in mezzo tra lo spettacolo e la sua trasposizione bicolore, parole nere su fondo bianco. Visioni, emozioni, velocità, da ricreare attraverso una tastiera che produce sempre la stessa nota. Un’impresa. Proprio per questo si tratta forse di una delle sfide narrative più affascinanti. E se i sudamericani, si sa, in questo sono maestri, con le loro dosi massicce di poesia e metafore, gli inglesi lo fanno in un modo tutto particolare, perché spoetizzano il campo da gioco e lo trasformano in un prisma da cui guardare le trasformazioni della società che sta attorno. Non solo sulle tribune, ma nelle vie adiacenti lo stadio, fin dentro i pub e le living room. Sul rettangolo verde insiste il mondo, con la filiera di vite, lavoro, denaro, che da ogni singolo riflettore puntato risale fino all’angolo più remoto del globo.

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Gestire il livore

[Una riflessione su “Voglio la testa di Ryan Giggs” di Rodge Glass, ma anche su “Zero a Zero” di Paolo Geremei di Fabrizio Gabrielli]

Copertina di Voglio la testa di Ryan Giggs

di Fabrizio Gabrielli

Dopo aver sfogliato l’ultima pagina di Voglio la testa di Ryan Giggs (di Rodge Glass, edito in Italia da 66thand2nd) mi è soggiunto un pensamento che avevo già fatto, nella solitudine dell’abitacolo mentre fuori pioveva tutto il cielo, di ritorno dalla visione di Zero a Zero, quel film di Geremei che probabilmente, se hai una passione per il fulbo, mi stai leggendo da dentro il GRA e non sei uno di quelli che per ragioni di campanilismo non guardano le cose della Roma come i musulmani molto ortodossi non addentano carne non halal, nove su dieci hai visto anche tu.

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Il Grifone fragile

[Riceviamo e pubblichiamo. Fabrizio De André era malato di Genoa. È da poco uscito per i tipi di Limina il libro Il Grifone fragile di Tonino Cagnucci, in cui si racconta questa storia. Il nostro fratello futbologo Simone Pieranni, genoano, ci ha inviato questa recensione. Non diremo: “Oh, che bella!”, leggendola capirete perché. NdR]

Copertina il Grifone fragile

di Simone Pieranni

Ci si salva a 27.
(Fabrizio De André)

“e ‘nte ‘na beretta neigra
a teu fotu da fantinn-a
pe puèi baxâ ancún Zena
‘nscià teu bucca in naftalin-a”
(Fabrizio De André, D’ä mæ riva)

Intanto vorrei dire a Tonino Cagnucci che ho preso Il Grifone Fragile (Limina, 2013) fresco fresco, ancora non lo avevano posizionato sugli scaffali, ho preso il treno, ho iniziato a leggere il libro e ho sbagliato stazione, sono sceso due fermate dopo. Ne ho approfittato per aspettare un altro treno, prenderlo e finire comodamente il libro.

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Amianto, polvere, pallone

[Riceviamo e pubblichiamo. Una recensione in forma di racconto che nasce dalle pagine di “Amianto”, in cui Alberto Prunetti scrive (anche) di pallone e delle partite del Follonica]

di Giulio Pedani

Promemoria Rosignano

Tornai a giocare al calcio nel campo d’ asfalto, dove ormai avevo una reputazione e nessuno mi molestava. Andavo con mio padre a vedere il campionato livornese di prima categoria e facevo il raccattapalle quando giocava il Follonica in casa. Mi piaceva ascoltare quello che succedeva in panchina. L’ allenatore del Follonica si addormentava spesso. Poi si risvegliava di colpo, lanciava un bestemmione trionfale e diceva qualcosa, solo per farsi sentire dal pubblico che seguiva la partita. Ce l’ aveva sempre con un calciatore pelato. Era il mitico Dea, una delle mie leggende giovanili insieme all’ argentino Ganem, storico dieci “maradoniano” del Follonica. Il Dea era un altro che si faceva il culo in fabbrica e che giocava di forza, eppure il mister gli diceva sempre: “Sei un duro !” Una volta dopo essersi addormentato in panchina si svegliò di colpo e per dimostrare di aver seguito la partita esplose in bestemmie: “Diolopicardo, pelato, sei un duro !“. Il pelato era in panchina accanto a lui. Rispose: “Mister, ma oggi non gioco”. “Fa’ una sega, sei un duro uguale”, replicò l’ allenatore, prima di riaddormentarsi pacifico.
[Amianto, pag. 62]

Tutto questo succedeva intorno alla metà degli anni ’80. Quel raccattapalle era Alberto Prunetti. La nascita del suo “Amianto”, il bellissimo libro da cui sono tratte queste righe, era ancora lontana.

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Matthias Sindelar e La partita dell’addio

[Riceviamo e pubblichiamo. Oggi ricorre l’anniversario della morte di Mathias Sindelar, il talentuoso giocatore che si oppose a Hitler. Qui un testo che ricorda anche il libro che Nello Governato gli ha dedicato]

di @everystateline

foto di Matthias Sindelar

La partita dell’addio è un libro di Nello Governato (Mondadori, 2007),  ex calciatore e dirigente sportivo che ci racconta, sotto forma di romanzo, la vicenda di Matthias Sindelar, calciatore austriaco che si oppose a Hitler. Un top player – diremmo oggi – forse IL top player [1] del tempo, insieme a Meazza e all’ungherese Sarosi.

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Calcio a 45 giri. Un viaggio nel calcio attraverso gli inni delle squadre italiane di Scanna

Copertina del 45 giri I'm a football craxy di Long John Chinaglia

La copertina del 45 giri “I'm a football craxy” di Long John Chinaglia

Quello tra calcio e musica è un rapporto stretto e affascinante. Quando se ne parla è quasi automatico che la mente evochi le immagini dei grandi stadi inglesi, dove le hit della musica pop sono diventate inni ormai celebri che risuonano di curva in curva.

Dall’epico You’ll never walk alone, cantato dai tifosi del Liverpool, fino alla Just can’t get enough del Celtic Park. Passando per pezzi meno famosi come quella Liquidator fatta propria dai supporters del Chelsea.

Quello che forse molti non sanno è che anche in Italia, tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80, c’è stata una solida tradizione di musica pop di argomento calcistico.

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Fútbologia in prima persona

[Riceviamo e pubblichiamo da Fulvio Paglialunga, giornalista e conduttore di Ogni benedetta domenica su RAI WebRadio wr8. È stato a Bologna per “Un giorno intero a parlare di pallone” e ce lo racconta]

di Fulvio Paglialunga

immagine dei Tweet di Ogni Bendetta Domenica

Alcuni tweet di @ognibendomenica

Devo scrivere in prima persona. Non per dare un tono a me che scrivo. Per restituire qualcosa a Fútbologia. Per rivivere attimi che certo non racconto nel dettaglio (altri lo faranno, istituzionalmente meglio deputati).

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Il National Football Museum di Manchester

[Riceviamo e pubblichiamo il primo di una serie di reportage che Alessandro Gori regala a Fútbologia]

di Alessandro Gori

La passione per il Beautiful Game

Mi trovo di passaggio a Manchester verso lo storico appuntamento con la partita che l’Udinese giocherà questo giovedì ad Anfield [quella di ieri sera, sai che goduria, NdR].

Già quest’estate in un’altrettanto rapida visita alla città ero rimasto sorpreso nel sapere dell’apertura, il 6 luglio scorso, del National Football Museum. Un museo dedicato interamente al calcio, una vera delizia per gli appassionati (e non), il più grande al mondo nel suo genere.

120817 National Football Museum Manchester Continue reading

Il romanzo del vecio di Gigi Garanzini

Ci sono personaggi, nel mondo del calcio come nella vita, di cui è possibile sentire la mancanza pur senza riuscire a focalizzarne con chiarezza il motivo. Spesso la sensazione, in questi rari casi, è quella di sentirci costretti, nostro malgrado, a ridurre la complessità di un’intera esistenza a poche, ridondanti immagini. Intimamente sappiamo, pur senza saperlo veramente, che tutto non può finire dentro a quell’omologante ricordo collettivo. ‘Dev’esserci molto altro’, ci ripetiamo infastiditi da come l’apparenza delle cose più belle riesca talvolta a offuscarne la profondità che le ha precedute e seguite. Una profondità che intuiamo nella misura di quel vuoto ora percepito.

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Azzurro Tenebra di Giovanni Arpino

Romanzo ambientato nel 1974, Azzurro Tenebra ha visto la luce nel 1977. Arpino ha avuto bisogno di qualche anno per riannodare i fili degli eventi di quella sciagurata estate tedesca. L’Italia si era presentata spavalda in Germania, dopo il secondo posto al Mondiale del 1970, per tornare mestamente a casa dopo appena tre partite.

Arpino non ha scritto un semplice romanzo sulle disavventure della squadra azzurra, ha intrecciato alle tre partite giocate tutte le storie che in quell’estate tedesca ha vissuto e raccontato come inviato. L’unico modo, forse, per regalare ai lettori un grande romanzo sul calcio era lasciare sullo sfondo quello giocato, lasciare che scandisse il tempo e semplicemente contornasse la narrazione.
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Calci e sputi e colpi di testa, di Paolo Sollier

[Pubblichiamo una recensione di Filippo Casaccia apparsa su CarmillaOnLine qualche tempo fa, un consiglio di lettura sempre valido]

di Filippo Casaccia

Una bella notizia: Calci e sputi e colpi di testa torna in libreria [l’autore si riferisce all’edizione del 2008, ndR] e chi non l’ha letto dopo la pubblicazione del 1976 (probabilmente perché il titolo e la copertina dell’epoca facevano pensare a un atto d’accusa politico contro il mondo del calcio), stavolta non perda l’occasione: come Boccalone di Palandri o Porci con le ali di Rocco e Antonia, il libro di Sollier è una time capsule che ci racconta tantissimo degli anni Settanta, della vita, della politica, della sessualità. E anche, ma nemmeno troppo, del calcio. Come lo definisce Antonio Ghirelli in appendice, si tratta di un “ritratto di una generazione al suo meglio”. Ed è vero. Continue reading

Congratulazioni. Hai appena incontrato la I.C.F. di Cass Pennant

[Riceviamo e pubblichiamo da Matteo Falcone di Sport People, rivista digitale di cronaca e cultura ultras]

CongratulazioniCass Pennant e il suo “Congratulazioni, hai appena incontrato la ICF” sono stati un piccolo caso editoriale: pochi altri titoli di provenienza o di argomento stadio, hanno varcato la soglia del mercato editoriale italiano attraverso la porta principale di una casa come la “Dalai” (all’epoca ancora “Baldini Castoldi Dalai”).

Partendo dall’inizio, ICF sta per Inter City Firm, un gruppo hooligan diventato famoso per le proprie scorribande al seguito del West Ham United, non di certo una delle squadre più titolate d’Inghilterra ma sicuramente una delle più affascinanti per l’origine e il seguito fortemente radicato nella working class dell’East End londinese. Conosciuto anche come l’Accademia del football per il suo florido vivaio da cui sono sbocciati campioni come Frank Lampard senior e junior, Bobby Moore, Rio Ferdinand, Geoff Hurst, Paul Ince, Joe Cole, il West Ham era nato come Thames Ironworks FC, squadra dopolavoro degli operai dell’omonimo cantiere navale.
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Brilliant Orange – Un totaalboek

di Matteo Gatto

[Le immagini a corredo di questa recensione sono tratte dal progetto Hollandse velden (Campi olandesi) del 1995 di Hans van deer Meer]

Ci sono paesi molto facili da amare. Altri invece per essere amati richiedono tempo, dedizione e l’apprendimento di un’arte specifica. L’Olanda è uno di questi. David Winner (l’altro nomen omen della letteratura sportiva, assieme a John Foot) ha dedicato Brilliant Orange a mamma e papà, e poi a Hanny, «who taught me to love Holland». Hanny è stata la babysitter olandese di David, l’insegnante di cui c’è bisogno affinché si possa trovare la chiave per innamorarsi dell’Olanda.

foto 1 - Dutch Fields di Hans van deer Meer

“I wanted to go back to how it started a hundred years ago. Just the field, twenty-two players and a horse in the background. Like the original form of football” – Hans van der Meer

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Pompa i bassi, Bruno! – di Baru

Trovare fumetti europei che parlano di calcio è una cosa rarissima. Il francese Hervè Barulèa aka Baru è uno dei pochi coraggiosi che per ben due volte ha tentato di scalfire il (paradossale) monopolio Made in Japan nel campo.

Una delle due volte è quella di Pompa i bassi, Bruno. Calcio e noir perfettamente legati dal disegno dai tratti essenziali e proprio per questo ancora più d’impatto e dai colori, acquerelli vivaci. E poi la fusione tra il ritmo concitato e il tono leggero, di un’ironia quasi naif: per chi non conosce Baru, possiamo riassumere l’alchimia narrativa facendo un parallelo con Pennac. Immaginate i Malaussène non come una famiglia ma come una squadra di calcio, con tanto di dirigenti ex criminali in pensione. Ed immaginatevi il tutto disegnato.

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