[Riceviamo, con gioia, un secondo contributo da @RedTaras e pubblichiamo, con tristezza per la storia raccontata, i tarantini e il nostro amico]
Gli dèi del calcio, che hanno fornito titolo, incipit e chiusura del mio precedente racconto, hanno di nuovo beffato il mio Taranto. Sentite cosa ci è successo ieri, 28 giugno 2012.
Sono all’estero, per una riunione di lavoro. Preda di una noia devastante per gli interventi senza senso dei colleghi del Nord Europa, in attesa della semifinale Germania-Italia, mi collego al guestbook del sito dei Taranto Supporters, vero aggregatore degli umori e delle discussioni intorno al Taranto in rete.
Voglio vedere che si dice sulla crisi societaria che ci sta strangolando, l’ennesima della nostra storia. Dalle ultime indiscrezioni, pare che almeno i soldi per l’iscrizione al prossimo campionato di Prima Divisione siano stati trovati, anche se ancora non si sa se ci sarà un compratore e come si intende pagare i debiti pregressi e gli ingaggi dei calciatori per il prossimo anno.
Con grandissima sorpresa, sul guestbook leggo una serie infinita di messaggi, tutti di questo entusiastico tono:
“non ci posso credere”
“sono felicissimo”
“SERIEEEEEEEEEEEEE BBBBBBBBBBBBBBBBBB”
Un piccolo passo indietro: in Una vita a dispetto degli dèi ho omesso di raccontare che un avvocato di Taranto, per conto di un comitato cittadino, ha presentato un ricorso al TAR del Lazio contro le penalizzazioni per gli stipendi non pagati, sostenendo che la legislazione europea non permette sanzioni sportive per motivi amministrativi. Non ve ne avevo parlato perché, data la nostra storia precedente, mi era parso avere poco peso e poca speranza. Insomma, non ci credeva quasi nessuno a Taranto che il TAR potesse dare ragione a noi Davide contro il Golia FIGC.
Ma quei messaggi sopra sono chiarissimi. Si riferiscono al TAR, alla sentenza attesa per oggi. Siccome sono un San Tommaso, mi lancio alla ricerca in rete di notizie, di conferme, ma niente. Finché, su Twitter, un amico fidato scrive, con il solito strascico di entusiastiche vocali, “è veroooo”. Tanto mi basta per esplodere dentro di gioia, rimanendo (al mio meglio) impassibile all’esterno, perché una qualsiasi reazione emozionale, durante un meeting internazionale in giacca e cravatta, non è nemmeno immaginabile.
Inizio anch’io a diffondere la notizia: tweet, telefonate, messaggi, chat, articolo sul sito dei Taranto Supporters (di cui faccio parte). Lacrime trattenute, mente confusa. Metto in mezzo pure gli amici di Fùtbologia, che mi retwittano.
Scopro intanto qualcosa di più sulla fonte della notizia.
L’indiscrezione che circola è nata da un giornalista, voce storica del Taranto da più di 20 anni, che alle 15:05 ha letto in diretta TV la presunta decisione del Tar. Da dove gli arrivi un tale scoop, dato che di ufficiale non c’è niente, non si sa, ma preso dall’euforia ha chiamato sempre in diretta l’avvocato Russo, che ha inventato e presentato il ricorso. Questi, felicissimo, pronuncia la frase “è una grandissima gioia”. Peccato che nessuno abbia capito che Russo ha appreso da Sebastio, il giornalista, la notizia, e non è affatto in grado di confermarla. Tanto basta però perché la notizia venga ritenuta affidabile e lanciata su moltissimi siti locali e nazionali, Sky compresa. Il famoso “tam tam su Internet” fa poi il resto.
Parte la festa in piazza Ebalia, a Taranto, dove c’è una bella fontana e i tarantini si riuniscono sempre per festeggiare vittorie calcistiche. Ultimamente, bisogna dirlo, ci festeggiano i tifosi non del Taranto, bensì di una delle tre squadre più scudettate del nord (sulla tendenza al Sud di tifare per gli squadroni del nord mi sfogherò in un altro articolo, prima o poi).
Purtroppo, ancora una volta, in realtà, non c’è nulla da festeggiare per noi tifosi del Taranto.
Passate un paio d’ore e una sfilza di tweet festanti, il profilo twitter dei TS scrive:
Occhio! Non è uscita alcuna sentenza! L’avv. Russo sta tornando da Roma. Sembrerebbe uno scherzo di pessimo gusto
— Taranto Supporters (@TaSupporters) June 28, 2012
Sangue gelato. Cerco subito di contattare chi gestisce l’account. Non mi risponde per alcuni minuti, poi conferma: è uno scherzo.
B come bufala, mi dice.
E’ proprio a dispetto degli dèi che viviamo, se ad una richiesta di chiarimenti Mario Macalli, presidente della Lega Pro, risponde:
“Abbiamo fatto le nostre verifiche perché ci sembrava una cosa, non dico strana, ma il buon senso ci portava verso altre strade. Il ricorso è semplicemente inammissibile, quindi non è neppure stato preso in esame”.
Sangue a 0 °K (detto anche zero assoluto).
Il 28 giugno il TAR del Lazio ha pubblicato veramente la sua sentenza sul ricorso dell’Avv. Russo. Inammissibile.
Chi sia stato a divertirsi così, a giocare con i nostri sentimenti, ancora non lo sappiamo. Ma gli auguriamo il peggio, e faccio fatica a dire “solo calcisticamente”.
Quello che sappiamo è che il Taranto non ce l’ha fatta, di nuovo. Noi non ce l’abbiamo fatta.
Tutto questo è servito solo a farci comparire su molti siti nazionali di informazione, che si burlano di noi raccontando con ironia questa nostra ultima e assurda vicenda. Con ironia e senza alcun rispetto, ignorando tutta la nostra storia.
Senza alcun rispetto per chi ha pianto di gioia per due ore e di disperazione per il resto del tempo, per chi è stato in Paradiso per poche ore, giusto il tempo per soffrire ancora di più quando viene rispedito all’inferno.
Cari dèi del calcio, prima vi chiedevo di non dispiacervi se pensiamo di poter fare a meno di voi.
Ora vi chiedo, sempre senza intenzione di dispiacervi, di andare proprio a quel paese.
[Le foto dei festeggiamenti provengono da una fotonotizia di Repubblica.]
Secondo me gli dèi del calcio vestono biancorosso, hanno creste di gallo e mangiano seppie crude. E non dico altro per non cadere in facili bassifondi.
Senza voler menzionare sgagliozze, focaccia e ricci di mare!
infatti il bari è in champions, non in serie B con il tetto massimo di ingaggi di 70 mila euro (ovvero non riuscire a prendere neanche un primavera), con una penalizzazione addosso già per mancati pagamenti ed una a venire per il calcioscommesse, ostaggio di una proprietà che fa finta di voler vendere la squadra e che non mette un quattrino.. su siamo seri a Sparta non si ride per niente… p.s. per avere un’idea dell’umore e se avete un po’ di tempo da perdere, stanno realizzando una sorta di documentario a puntate “Non cresce l’erba”..è carino. http://www.youtube.com/watch?v=jkDLyR0IRyY
@ IB
Hai ragione, me la sono cercata ;-).
Grazie per la segnalazione, bello assaje (e se devo proprio fare comin’ out: “Il polpo” era mitico). Bisognerebbe fare una cartografia delle scatole cinesi nelle quali scompaiono le squadre di calcio, è un aspetto laterale ma non secondario della finanziarizzazione.