[Riceviamo e pubblichiamo – di Alessandro Villari, l’avvocato del lavoro ufficiale di Fubtologia.]
La sera dell’11 luglio 2010 ero davanti al maxischermo di Radio Aut a Pavia, con un manipolo di amici più o meno appassionati di calcio. Birra ghiacciata in una mano, portatile sulle ginocchia, Spagna-Olanda, finale della Coppa del Mondo. Partita con poche occasioni da gol: in avvio Stekelenburg compie un grande intervento su Sergio Ramos lanciato da calcio di punizione di Xavi, poco meno di un’ora dopo Robben, messo da solo davanti a Casillas grazie a un lancio da Pallone d’Oro di Sneijder, spreca clamorosamente.
Finita la partita, commentavo con l’amico Pietro che, probabilmente, per quell’errore di Robben Sneijder avrebbe perso il Pallone d’Oro. Più o meno negli stessi istanti, un meno nobile ma molto più concreto pallino di gomma centrava l’occhio di Nicola Tanno, un ragazzo italiano da poco trasferito a Barcellona, che stava entrando in un bar per bersi, anche lui, una birra in santa pace: a spararlo, durante i festeggiamenti popolari per la vittoria mondiale, un poliziotto anti-sommossa.
Dell’episodio non avrei saputo nulla fino a un paio di giorni dopo, quando la notizia cominciò a circolare su Facebook: diversi fra i miei contatti conoscevano il ferito per via della passata militanza comune nell’Unione degli Universitari, sindacato studentesco molto attivo a Pavia, di cui Nicola era stato dirigente nazionale (anch’io ne avevo fatto parte, ma purtroppo appartengo a una generazione precedente).
Nicola Tanno ha raccontato in un libro la sua vicenda, che certamente merita di essere conosciuta e divulgata. Si intitola Tutta colpa di Robben, del calciatore che con la sua sciagurata indecisione ha indirizzato la Coppa verso la Spagna: avesse segnato, niente vittoria della Roja, niente festeggiamenti, niente spari. Ma ovviamente le colpe vere sono altrove: nel poliziotto che ha sparato senza alcun motivo (ammesso e non concesso che possa mai esserci un motivo) a un ragazzo inerme; nell’intero corpo dei Mossos d’Esquadra, famigerata polizia anti-sommossa catalana, che compattamente e contro ogni evidenza nega ogni responsabilità; nei partiti di destra apertamente favorevoli alla repressione selvaggia e in quelli di una sinistra che ha dimostrato per l’ennesima volta che governare non serve se non si ha la forza di cambiare davvero il sistema; nei magistrati che insabbiano procedimenti scomodi.
Il racconto di Nicola ripercorre le sue reazioni di fronte a una tragica ingiustizia. Il primo istinto è quello di calcolare tutte le circostanze che si sono dovute sommare perché si trovasse nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma la tesi dell’autore, da condividere in tutto e per tutto, è che sia ingiusto incolpare la sfiga, quando ci sono tante persone vere realmente colpevoli.
Da questa riflessione sorge prima una rabbia ben indirizzata verso l’uomo che, protetto dall’anonimato di una divisa, ha sparato il colpo; poi un progetto politico collettivo: nasce l’associazione Stop Bales de Goma, fondata dallo stesso Nicola che ne racconta nel libro i successi, senza esagerazioni, e i limiti, senza pudori.
Tutta colpa di Robben si legge volentieri, perché la questione della repressione statale è affrontata con precisione e documentazione, partendo da dati concreti; perché attraverso il filtro di una vicenda tutto sommato particolare offre uno spaccato completo dei meccanismi del potere e dell’impossibilità, a conti fatti, di modificarli dal loro interno. Il tema è ancora più interessante perché si intreccia, in una regione autonomista come la Catalogna, con quello del nazionalismo locale, in modo tutt’altro che scontato: i Mossos d’Esquadra sono in teoria un’espressione dell’autonomia della regione catalana, eppure è proprio durante i festeggiamenti per le vittorie del Barcellona, orgoglio della città e simbolo della rivalsa contro l’odiata Madrid, che le violenze della polizia anti-sommossa si scatenano più ferocemente. Forse è una specie di allenamento in vista delle occasioni in cui la repressione acquista un senso più chiaro: le mobilitazioni degli indignados, i cortei di massa contro l’austerità e i suoi alfieri spagnoli e catalani.
Allo stesso tempo, Nicola ci offre l’esempio di una risposta coraggiosa, tutt’altro che rassegnata all’ingiustizia e in grado di sensibilizzare e mobilitare altre persone, di ampliare il fronte: che poi è esattamente lo scopo per cui il libro è scritto.
Non manca neppure la descrizione, a tratti molto tenera, spesso ironica ma anche estremamente cruda, della sua condizione esistenziale dopo la perdita dell’occhio: dalle nuove, necessarie abitudini al rapporto con la famiglia e la compagna. Ciò che rende ancora più vero e coinvolgente il racconto.
Tutta colpa di Robben merita di essere letto, perché tratta di questioni importanti e lo fa in modo interessante e intelligente. Meriterebbe anche, per essere sinceri fino in fondo, di una veloce ripassata di editing, per eliminare qualche costruzione troppo spagnoleggiante e qualche refuso qua e là: è il mio augurio che la prima edizione vada esaurita al più presto!
Tutta colpa di Robben
Autore: Nicola Tanno
Pagine: 157
Edizioni: Edizioni Ensemble
ISBN: 978-88-97639-23-7 ISBN-13: 9788897639237
Data di pubblicazione: 2012
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