Yearly Archives: 2012

Inni contro e silenzi: Spagna-Italia nel Casco Viejo di Bilbao

 [di Francesco Spé, il nostro inviato in terra basca.]
Mancano pochi istanti all’atteso fischio d’inizio. All’improvviso le immagini dei giocatori della Spagna disposti in fila in mezzo al campo diventano mute. L’istrionico barista, reo dell’accaduto, si avvicina convinto allo stereo dietro il bancone. Matteo prova a trovare una spiegazione: «ci fa ascoltare la partita col commento della radio, vedrai».

L’ipotesi mi convince: i telecronisti di Tele 5 (Gruppo Mediaset) non sono un granché (basura, secondo Carlos Boyero de El Pais), e pure io facevo lo stesso spegnendo Pizzul per ascoltare il Mondiale del 2002 su Radio Rai 2 con i Gialappi (che all’epoca facevano ancora ridere) e boicottando l’impresentabile Marco Civoli a favore di Riccardo Cucchi (Radio Rai 1) durante il Mondiale 2006.

Ma ci bastano pochi secondi per scoprire che le intenzioni del barista sono ben altre. Niente radio, bensì un traccia su cd: Eusko Abendaren Ereserkia, ovvero “l’inno della patria basca”! Continue reading

I piedi (China Soccer Files – 3)

Children playing football in ChinaGirava una battuta tempo fa in Cina, che recentemente ho ascoltato in un baretto nato tra le viuzze delle parte storica di Pechino e che si chiama proprio “Bar Sport”. Diceva qualcosa tipo: «quello che manca ai calciatori cinesi per giocare al di fuori dell’Asia sono due cose: il piede destro e il piede sinistro».

Il livello del calcio cinese, quello della Super League, potrebbe essere paragonato alla serie B italiana attuale, ovvero una serie C degli anni 80 e 90. Al momento il calcio locale è anche di fronte ad alcune scelte molte importanti: proprio recentemente è stata stabilita la regola dei 7 stranieri, di cui solo 4 possono essere titolari. Continue reading

Il ritorno di Zeman – di Giuseppe Sansonna

Il ritorno di ZemanIl cofanetto, creato dalla mano e dall’occhio di Giuseppe Sansonna, Il ritorno di Zeman contiene i dvd dei documentari Zemanlandia (55 minuti, già uscito nel 2009, centrato sul Foggia 1989-94) e Due o tre cose che so di lui (52 minuti, cronaca della stagione 2010-11 in C1, pardon Lega Pro Prima Divisione, del Foggia) più il libro Due o tre cose che so di lui (103 pagine). Il cauto omaggio multimediale all’allenatore boemo, uscito a inizio Ottobre dello scorso anno, ha subito ottenuto successo (anche grazie a un’ospitata del 23 Ottobre 2011 da Fazio, prevedibilmente “leggendaria”, come s’affrettava a dire nell’intervista il conduttore, con un performativo negativo che solo uno Zeman impeccabile nella svogliatezza e condiscendenza poteva riscattare). E ha goduto di due rilanci, piuttosto rumorosi. 

A Minimum Fax sono seri e capaci, è quindi doverosa cortesia ritenere del tutto intenzionale, nell’ambiguità e “scalabilità verso l’alto”, il titolo Il ritorno di Zeman. Perché i ritorni sono molti: il primo a Foggia in C1, a inizio libro e documentario Due o tre cose; il secondo, in conclusione di libro e documentario, in B al Pescara, squadra “con ambizioni di Serie A”, come si dice in questi casi; il terzo, a pubblicazione avvenuta e ambizioni realizzate, in A, del Pescara. Il quarto e supremo, e sino a pochi mesi fa difficilmente prevedibile, è naturalmente il ritorno di Zeman alla Roma (già allenata tra il 1997 e il 1999).

Incredibilmente bianchi: la storia dell’Albino United Team

[Riceviamo e pubblichiamo – di Paolo Bottiroli]

Ci sono superstizioni dure a morire. Il gatto nero che attraversa la strada, il passare sotto una scala, i gufi che portano cattiva sorte. In alcune zone dell’Africa (in particolare in Tanzania, Kenya e Uganda), ve ne sono di molto pericolose sulle persone albine: conservare un pezzo del loro colpo aiuterebbe ad allontanare malocchio e disgrazie; la loro carne, usata nelle reti, sarebbe perfetta per avere una pesca abbondante; un loro osso faciliterebbe la ricerca di metalli preziosi; e i genitali, miscelati in particolari pozioni, esalterebbero le prestazioni sessuali. Almeno così credono stregoni e sciamani di alcuni di questi villaggi. Ragioni per cui in queste zone si è scatenata una vera e propria caccia all’albino, tant’è vero che la ong Under the Same Sun ha calcolato che dal 2007 ad oggi per questi motivi almeno sessanta albini sono stati uccisi nella sola Tanzania.


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Vocabolario Fútbologico

[Intervista a Luca aka Wu Ming 3 a cura di Tiziano Colombi, già pubblicata sull’edizione online de L’indice dei libri]

Dal Super Tele a piazza Tahrir. Con Wu Ming 3

Estate calcistica. Il tenutario della rubrica scende dal bus e si piazza sul divano a seguire le partite. Poi gli viene una pensata.
Esiste un’idea di sport alternativa allo spettacolo?
Il calcio, oggi un sottoprodotto commerciale devastato dagli scandali, è stato, ed è, anche altro. Qualcosa di più di un business milionario.
Storie, sudore, desiderio, letteratura, lotta, ribellione.
Proviamo a scoprirlo con l’aiuto di Luca Di Meo (aka Wu Ming 3), penna e cuore del progetto Fùtbologia, festival di tre giorni che si terrà a Bologna a Ottobre. Continue reading

Appunti sull’estetica della ripresa calcistica televisiva

Rimpianti e domande

Tra i progetti sognati e mai realizzati da Jean-Luc Godard c’era quello di dirigere le riprese della partita finale di un campionato del mondo di calcio. Sfortunatamente Godard non poté mai realizzare il suo sogno e noi cinefili e calciofili siamo stati privati di un’esperienza estetica che, anche sulla carta, mantiene intatto tutto il fascino del possibile.

Questa introduzione piena di rimpianti serve come preambolo per un discorso più ampio (sebbene limitato alla sola dimensione sincronica) sull’estetica della ripresa televisiva calcistica. In questo post cercheremo infatti di rispondere a domande quali: Come vediamo il calcio quando lo vediamo in televisione? Quali sono i punti di vista mobilitati e come vengono articolati per produrre il racconto di una determinata partita? Infine quali gli effetti di senso che si producono? Continue reading

Il Subbuteo e i bei vecchi tempi mai esistiti

[Riceviamo e pubblichiamo – di Filippo Marano]

Per quelli che sono nati sul finire degli anni ’80 i bei vecchi tempi del football non sono mai esistiti. O meglio, hanno i contorni della leggenda, sono una mitologia a posteriori che non dà alcuna garanzia di essere mai esistita.

I primi ricordi calcistici di costoro sono probabilmente legati a una delle più cocenti e dolorose sconfitte della nazionale italiana: la finale dei mondiali statunitensi del ’94 persa ai rigori contro il Brasile. Gli avversari che ci batterono in quella partita rocambolesca (un episodio su tutti: Gianluca Pagliuca bacia il palo che lo ha appena graziato) rimarranno per sempre marchiati a fuoco nella memoria di un’intera generazione: in particolare, quella coppia d’attacco minuscola – solo per corporatura fisica– formata da Romario e Bebeto. Due nomi che fanno da spartiacque tra i miti verde-oro degli anni Sessanta e i ben più concreti successori di fine millennio, i primi veri calciatori robot della storia.

Roberto Baggio - Mondiali 1994 Continue reading

Dal nostro Colloinviato in terra basca

[Dall’inviato ufficiale in terra basca di Fútbologia, Francesco “ve l’avevo detto” Spè.]

¡A la puta calle Xabi! Eres un paquete! Vamos Portugal! urla un buffo e irrequieto ragazzo basco, Voll Damm in mano e porro in bocca, non appena si accorge che il portiere portoghese Rui Patricio ha parato il rigore di Xabier Olano Alonso, nato nella basca Tolosa, cresciuto nella basca Real Sociedad, e da tre anni, dopo un intenso lustro passato a Liverpool, fulcro del centrocampo del castigliano Real Madrid.
Mi trovo a Gernika (si, proprio quella) in una taverna semi-deserta dove campeggiano bandiere dell’Athletic Bilbao in ogni angolo. Il solitamente impeccabile Xabi Alonso, dopo aver steso la Francia con una doppietta, ha appena inaugurato con un errore la serie di tiri dagli 11 metri tra Spagna e Portogallo, dalla quale uscirà la prima finalista dell’Europeo.

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Eurovisioni – La sottile linea Roja

Boston. Luglio 1994.
Il sottile rivolo di sangue appare incerto sul cratere lunare di una narice umana, prima di lanciarsi rapido lungo uno strapiombo di cute, e fendere la smorfia in cui si schiude una bocca oscena: “Hijo de puta! Hijo de puta! Hijo de puta!”.
L’immagine si allarga sul volto trasfigurato di un uomo che recita il mantra dell’odio, rivolto a chi l’ha colpito e cerca ora invano di sfuggire allo sguardo ostile della propria coscienza. Il dolore e la rabbia lo riportano con la memoria a pochi minuti prima.

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Tutta colpa di Robben di Nicola Tanno

Tutta colpa di Robben[Riceviamo e pubblichiamo – di Alessandro Villari, l’avvocato del lavoro ufficiale di Fubtologia.]

La sera dell’11 luglio 2010 ero davanti al maxischermo di Radio Aut a Pavia, con un manipolo di amici più o meno appassionati di calcio. Birra ghiacciata in una mano, portatile sulle ginocchia, Spagna-Olanda, finale della Coppa del Mondo. Partita con poche occasioni da gol: in avvio Stekelenburg compie un grande intervento su Sergio Ramos lanciato da calcio di punizione di Xavi, poco meno di un’ora dopo Robben, messo da solo davanti a Casillas grazie a un lancio da Pallone d’Oro di Sneijder, spreca clamorosamente. Continue reading

Una vita a dispetto degli dèi (Taranto, Serie B come bufala)

[Riceviamo, con gioia, un secondo contributo da @RedTaras e pubblichiamo, con tristezza per la storia raccontata, i tarantini e il nostro amico]

Gli dèi del calcio, che hanno fornito titolo, incipit e chiusura del mio precedente racconto, hanno di nuovo beffato il mio Taranto. Sentite cosa ci è successo ieri, 28 giugno 2012.

Sono all’estero, per una riunione di lavoro. Preda di una noia devastante per gli interventi senza senso dei colleghi del Nord Europa, in attesa della semifinale Germania-Italia, mi collego al guestbook del sito dei Taranto Supporters, vero aggregatore degli umori e delle discussioni intorno al Taranto in rete.
Voglio vedere che si dice sulla crisi societaria che ci sta strangolando, l’ennesima della nostra storia. Dalle ultime indiscrezioni, pare che almeno i soldi per l’iscrizione al prossimo campionato di Prima Divisione siano stati trovati, anche se ancora non si sa se ci sarà un compratore e come si intende pagare i debiti pregressi e gli ingaggi dei calciatori per il prossimo anno.

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Abbronzatissimi (sul nostro giornalismo sportivo e Balotelli)

Flavor FlavMa il vecchio negro disse allor:

Oh! Bongo Bongo Bongo
stare bene solo al Congo
non mi muovo, no no.
Bingo Bango Bengo
molte scuse ma non vengo
io rimango qui.
No bono scarpe strette,
saponette, treni e tassì,
ma con questa sveglia al collo
star bene qui.

Mi devo scusare. Non c’era cattiveria… E me ne dovevo accorgere. Le spie erano troppe, non solo su Balotelli. Basta rivedere il video con le risate e il darsi di gomito per i froci di Cassano in conferenza stampa.

Dovevo accorgermi che la sensibilità di una non piccola parte dei nostri giornalisti sportivi è “berlusconiana” in senso tecnico, ovvero propria di un uomo nato negli anni Trenta del secolo scorso, “costretto” a trovare irresistibili e assolutamente impeccabili le battute sull’abbronzatura dei negri e le parodie sguaiate delle mossette dei culattoni. Certo il nostro ex-Presidente del Consiglio poteva esibirsi con Barack Obama, mentre il giornalismo sportivo italiano -per fortuna, pur nella disgrazia- si deve fermare a Mario Balotelli.

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Breve cronaca di evento epocale (Napoli, Maggio 1988)

[Riceviamo e pubblichiamo – di Carlo Maria Miele.]

La mia infanzia è finita nel maggio del 1988, alle cinque di una domenica pomeriggio. Stavo a casa mia, stravaccato sul divano del soggiorno, cullato da voci familiari e rumore di stoviglie, quando all’improvviso ebbi l’esatta percezione di essere diventato grande. Non adulto, certo, ma grande abbastanza per decidere di mettere da parte i giochi e le illusioni dei primi anni di vita, per iniziare a fare in prima persona i conti con la realtà, senza più lo scudo dei genitori o di qualche parente.

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Eurovisioni – Mystic Rivera

Città del Messico. 1970.
Undici metri. Il dischetto del rigore, ricamato a una spanna dal pallone che danza leggero, ti segnala la distanza dall’invisibile diaframma che ti si para davanti, separandoti dalla gloria eterna. Il portiere è costretto nella gabbia del suo incolmabile ritardo, a inutile guardia dell’immensa porta spalancatasi di fronte ai tuoi occhi. Non puoi sbagliare. Peggio: puoi, ma non devi.
All’improvviso scopri quel monito ad abitarti i pensieri, nevrotico e ripugnante insetto che non avrai modo di far uscire dalla prigione trasparente della tua mente. Fino a quando la palla non prenderà ad allontanarsi da te. Allora tutto sarà già accaduto, anche se nessuno saprà ancora esattamente cosa. Continue reading

100 giorni x finanziare #Fútbologia

Da alcune settimane questo blog procede a ritmo alto.
Di pubblicazioni, scambi, contatti. Si tratta di un lavoro molto simile a quello della redazione di un quotidiano. Solo che in questo caso avviene grazie al contributo del tutto volontario di un discreto numero di persone – ragazze e ragazzi entusiasti dell’ipotesi un po’ folle Fútbologia – che dal primo momento sono partite pancia a terra per renderlo possibile. La prima cosa è un grazie sentito a ciascuna/o di loro, siamo anche un po’ sbalorditi da un simile apporto, nonché dall’attenzione e l’interesse giunto da tanti altri.
Un ringraziamento dovuto va anche a tutti gli autori che ci aiutano o saranno presenti. Ai Wu Ming, per esempio, che questa notte alle 00.00 sono stati i primi a pubblicare l’appello su Giap.

Adesso siamo arrivati a un momento cruciale. Oggi parte il crowdfunding. La modalità, che è anche un esperimento, per reperire le risorse necessarie a che il convegno, l’happening, o come meglio ci piace, possa svolgersi, a Ottobre, a Bologna. Continue reading