Nota giornalistica: il 12 agosto a Pechino si giocherà Napoli-Juventus. Che significa che i cinesi danno 5 milioni di euro: 2 alle squadre, 1 alla Lega. E pagano tutto: viaggio, alloggio, ecc.
I cinesi, tra le altre cose (bussola, carta, ombrello e, tenetevi forte, la pizza!), ritengono anche di avere inventato il calcio. Non fate quella faccia, perché anche sul sito della Fifa c’è scritto che il primo segnale di qualcosa di vagamente simile al calcio è stato avvistato in Cina (andate a controllare, il link non ve lo do perché odio Blatter e non voglio regalargli accessi).
Si narra che durante la dinastia Song (si rassegni Battiato) un cinese giocava talmente bene a calcio che venne fatto Primo Ministro.
Presidenti, calciatori e politica. Anche in Cina il meccanismo funziona, con le sacrosante “caratteristiche cinesi”. Deng Xiaoping ad esempio, il “piccolo uomo”, colui che ha relegato il maoismo ad una patacca e a statuette nei mercatini locali e ha aperto la Cina ai capitali stranieri, amava il calcio. Ovviamente c’è una citazione famosa: “mi piace moltissimo il calcio – avrebbe detto –, ma quando vedo i cinesi giocare mi sento soffocare”.
E torniamo a bomba. La frustrazione. Deng ha aperto le porte del paese ai laowai (noi, gli stranieri), alcuni cinesi ritengono che si sarebbe potuto limitare ad una finestra soltanto: rimane il fatto che le Riforme intraprese dal periodo di comando di Deng hanno rivoluzionato il paese. Non senza costi, importanti, basti pensare al 1989. Un patto però, tacito, è stato sancito da quel momento in avanti: voi rinunciate a rompere i coglioni con ‘ste cose da occidentali tipo democrazia, libertà di stampa, manifestazioni eccetera, noi (il Partito), vi assicuriamo che potrete diventare ricchi.
E fino ad ora, che se ne dica, il deal funziona, dato che all’epoca il paese usciva dalla fame nera. Tra i “gloriosi”, ovvero coloro che sono riusciti a diventare ricchi, ci sono tanti che si sono dedicati al calcio, specie in questi ultimi tempi, vista anche la passione calcistica dichiarata di Xi Jinping, il prossimo boss.
Funziona in modo molto semplice: immaginate un cinese che non ha niente, se non un vecchio amico, un 哥们 (gēmen, pronunciato gemerrrrrrrr alla pechinese, ovvero un “fratello”, uno di quelli di cui ci si può fidare a occhi chiusi).
Improvvisamente, grazie a questo ex compagno di scuola / amico fraterno che è diventato un funzionario importante del Partito / della Polizia / del ministero della Propaganda / dell’Ufficio per la Disciplina / della Pianificazione Famigliare, ha la dritta buona: su quel pezzo di terra, gli viene detto, il Partito deciderà di edificare centocinquanta nuovi grattacieli e la zona diventerà un quartiere per gente ricca: shopping mall, metropolitana, locali, ristoranti, bar, cocktail bar, centri massaggi, saune, ktv.
Lo sfigato percepisce l’aria. Il “vecchio funzionario fratello” gli dice: io non posso comparire, ma facciamo che lo gestisci tu e mi passi mazzette a nastro. Fai una società con i soldi di questa banca, statale, ovvero controllata dal partito, (dove c’è un altro gēmen) ti fai dare un prestito e “compri” (che poi significa affittare per n anni) la terra dallo stato. Ci fai costruire le case e poi le affittiamo ai belinoni stranieri e ai ricchi cinesi. Se non mi dai la stecca, gli dice, ti faccio arrestare e condannare a morte.
Affare fatto. C’è solo un problema, gli dice il funzionario. In quell’area ci vivono dei poveracci che non se ne vogliono andare, con la scusa che vivono lì da anni. No problem, gli dice lo sfigato. Prende quattro teppistelli, paga qualche poliziotto per accompagnarli sul posto e poi andarsene al volo. Arrivano, minacciano i vecchi abitanti, se non funziona li massacrano. Poi tornano e li massacrano di nuovo. Se non basta, danno fuoco a tutto e a quel punto “funziona”: li mandano via e il processo comincia.
Così una volta, due, tre. Il nostro amico sfigato a quel punto è mooooolto ricco. Ha soldi, ma deve spartire il potere con il funzionario e tutti sti cazzo di gēmen cui ha chiesto favori. Allora decide una cosa: si compra una squadra di calcio. Investe i soldi, prende calciatori famosi, aumenta la sua fama, aumentano i ganci, le relazioni, il network (i guangxi in cinese, pietra angolare di tutto il sistema sociale del paese, come avrete intuito) con il potere. Ad esempio ottiene prestiti dalle banche senza alcun problema. Compra terreni a prezzi stracciati: ad esempio compra intere aree con la scuola dei campi da calcio. Il Partito è contento, vuole “sviluppare” il football. Poi però – magari – ci costruiscono dei grattacieli e chi se ne frega.
Elargisce mazzette a destra e a manca. E se vuole, si fa schierare anche attaccante in un’amichevole contro il Manchester United, per dire.
Non è la sua storia, o meglio non lo sappiamo, ma ad esempio il presidente dello Shanghai, è un riccone cinese che ha un’azienda di giochi on line. È uno che ha culo: è l’unico cinese ad avere i diritti per World of Warcraft. A un certo punto gli serve una visibilità “politica” e sociale a Shanghai, per tutta una serie di suoi giri economici: compra lo Shanghai United. Poi lo fonde con l’altra squadra di Shanghai, e crea lo Shanghai Shenhua. In sette anni cambia nove (9) allenatori. L’ultimo cacciato era niente meno che Tigana. Al suo posto ha preso Batista, l’argentino barbuto. Vuole decidere tutto, squadra, formazione, e in un’amichevole con il Liverpool, come dicevamo, ha chiesto e ottenuto di essere schierato centravanti. Qualche mese fa si è fatto una ventina di minuti in coppia con Anelka: mica Dante Lopez.
Zhu Jun, questo il nome del Signor Presidente, ha provato anche a prendere Maradona come allenatore, ma l’offerta venne rifiutata, purtroppo.
Nel prossimo post: calciomercato alla cinese.
La parola del post: 球迷骚扰 [qiúmí sāorǎo] ovvero: riot tra tifosi.
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