I juventini e Futbologia

[Quello che segue è, almeno nelle intenzioni, un pezzo gentilmente scherzoso sia sullo juventinismo che sull’antijuventinismo. Dai commenti comprendo però che il terreno è minatissimo e lo scherzo anche gentile fatica…]

Futbologia sta ricevendo moltissime segnalazioni e proposte di collaborazione. Stupito e onorato ringrazio, a nome del blog e a titolo personale, tutti coloro che ci scrivono e mi scuso per il ritardo in alcune risposte (*).

Nelle gentili mail inviateci non manca giustamente mai un simpatico riferimento alla squadra del cuore. C’è quello che inizia di brutta con “Sempre e solo [a capo] Forza Toro!”, quello che finisce minaccioso con “Sono della Magica [a capo] se c’è bisogno di precisarlo…”, quello che a metà infila il suo “Grande Napoli!”. E così via per le altre squadre, dal Foggia all’Inter, dal Verona al Milan, dall’Atalanta alla Lazio.

Fa eccezione il juventino.


Non è corretto citare dalle numerose comunicazioni private, prenderò quindi come esempio un commento del blog: “Ciao. Splendido projeto […] Sono ammessi gobbi dalla nascita non pentiti?”. Lo schema si ripete sempre uguale: a) complimenti sinceri, b) proposta sempre interessante e ben documentata, c) excusatio non petita finale. Mai iniziale, sempre in coda, come se si avesse timore che, mettendola in apertura, l’interlocutore non proseguisse oltre. In conclusione, dopo aver dimostrato il proprio valore e la propria serietà, forse…

I juventini futbologici sono così. Tutti. Anche quelli sommi.

L’estensore del commento citato sopra è infatti Andrea Aloi. Come potete vedere dalla sua pagina Wikipedia, “questo qui” ha fondato Cuore, diretto il Guerin Sportivo, scritto numerosi libri sul calcio, tra cui il celebrato Do di piede. Insomma, se Futbologia fosse una roba alla Scientology (e non siamo tanto lontani, a pensarci bene e vivendola giorno per giorno), starebbe al livello di Tom Cruise, tutto dentro i misteri di Xenu e dell’OT VIII (svelati su apposita nave da crociera). E però non riesce a scrivere un semplice e secco “Forza Juve”.

Sì dà del gobbo, giustificandolo geneticamente e rinforzandolo con l’orgoglio della causa sostenuta nonostante ogni difficoltà. Capisco bene che sta scherzando. Ma è ben serio nello scherzare prima degli altri, con autoironia difensiva di fronte a inevitabile ondata di petulanza e sfottò (nella migliore delle ipotesi). E davvero così fanno tutti i bravi e bravissimi juventini futbologici (con ciò non voglio assolutamente insinuare che siano meno tifosi e orgogliosi della loro squadra rispetto agli altri. Anzi!).

Si giustificano in mail privata anche con me, che non sono tifoso e sebbene – è onesto riconoscerlo – abbia idee abbastanza precise sui trenta scudetti, il rigore negato a Ronaldo, le polemiche contro Zeman, e ovviamente su Moggi e pure su Buffon, non mi permetterai mai di giudicare il valore di un futbologo dalla squadra del cuore. Sarebbe come avere, nella vita e nel calcio, pregiudizi, positivi o negativi, sui mancini…

La nostra redazione approva invece come doveroso segnale di autocoscienza, maturità e correttezza tale dichiarazione preventiva di autogobbismo; io, che non sono tifoso, appunto mi dispiaccio un poco. Che anche il juventino futbologico dovrebbe averci il diritto di urlare in mail il suo “Forza Juve” e di spararla grossa (nessuno che metta in calce alle proposte le tre stelle, sob!).

Sono quindi molto contento dell’inizio di Europei e della buona prova di Marchisio (e anche di Buffon, dài va), perché quando la Nazionale funziona bene il juventino si riconforta sempre. Dice: “senza Juve ciao Mondiale 1982 e ciao Mondiale 2006”. E tutti, anche i fiorentini, lo devono riconoscere (che però, i fiorentini, riconoscerebbero anche i “funziona male”, i disastri alla Mundial 1986 e l’ostinazione perversa su alcuni giocatori juventini; ma davvero ora dobbiamo sorvolare su questo).

E così il juventino trama la sua vendetta, che, concretizzandosi eventualmente in gradino più alto di competizione internazionale e in un Forza Juve criptato dentro un Forza Italia, infine, una volta tanto, non dispiace troppo a nessuno (**).

(*) Lo staff è piccolo, io spingo per avere torme di stagisti senza retribuzione ma gli altri si fanno scrupoli morali; anche se è chiaro a ognuno che la serietà di un’impresa, anche calcistica, si valuta proprio dalla congrua quantità di giovani non pagati messi a fare un lavoro importante e non riconosciuto. Insomma, è la logica del potlach liberalizzato…

(**) Arrivati a questo punto gli antijuventini avranno bisogno di un immediato antidoto. Cliccate quindi su questo nostro altro post, dove potete trovare il gol senza scapra di Elkjaer in Verona-Juve del 14 Ottobre 1984. Efficacissimo e mitografissimo, specie ricordando che proprio Verona, la provinciale, vinse poi lo scudetto (e Juve sesta).

14 thoughts on “I juventini e Futbologia

  1. Vittorio

    Va detto che quel campionato lì, quello che vinse il Verona, insomma, è stato l’unico campionato regolare della storia del calcio italiano, visto che fu l’unico in cui vigette, dall’inizio alla fine, il sorteggio INTEGRALE degli arbitri; niente fasce di merito, niente ricusazioni, niente di niente. Il fatto che, poi, dopo quell’esperienza e dopo la vittoria (altrimenti impensabile, evidentemente) del Verona, il Gotha calcistico (tutti: società, lega, federazione, Coni, arbitri, ecc ecc) abbia deciso di tornare in tutta fretta al sistema delle designazioni la dice lunga sul livello di regolarità (e di credibilità) del nostro massimo torneo di calcio.

    Non dico che non sia divertente, anzi; il fatto che si sappia che l’innamoramento prima o poi finisce — spesso a schifio — non impedisce di goderci una mattina passata a limonare sulla panchina del parco; ma, certo, quando ci si diverte bisognerebbe sempre avere presente che si consegna la nostra passione e il nostro investimento intellettuale e emotivo a una gigantesca baracconata di regime.

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  2. g.

    Perché “i juventini”? Davanti a semivocale, in italiano, va “gli”.
    Se poi è una ironica presa per il culo, perdonatemi: di solito l’ironia la rilevo. Come gli errori di italiano.

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  3. Marco

    Secondo me la spiegazione è molto semplice. Gli juventini che sono orgogliosi della propria squadra sono molto restii a partecipare a questo progetto, perché nella presentazione c’è il nome di Zeman. Magari avrete messo per rappresentare il bel gioco, ma è inevitabile che assuma un valore simbolico diverso. E anti-juventino. Per esempio, a me non è che freghi molto di Zeman in sé: alcune sue squadre mi sono piaciute, altre le ho trovate penose, e in genere preferisco i sistemi di gioco dove è prevista la presenza di un numero 10. Ma di chi considera Zeman il simbolo di un calcio diverso, un “calcio pulito”, mi frega parecchio. E avrei difficoltà a condividere un progetto con queste persone. Non per la loro visione del calcio, delle cose del calcio italiano, ma per l’approccio che li porta ad avere una certa visione. Per essere chiari, Zeman ha attaccato la Juve per il doping e probabilmente per altri tipi di irregolarità. Ed è probabilissimo che i giocatori della Juve si siano dopati e che i dirigenti abbiano cercato di corrompere gli arbitri, com’è probabilissimo che tutte le società professionistiche di calcio (e molte di quelle amatoriali) cerchino di corrompere gli arbitri e dopino i loro giocatori. Questa non è una giustificazione per la Juventus e io preferirei un calcio pulito, come preferirei un mondo più giusto. Ma Zeman no, Zeman ha attaccato una sola società, sapendo che quei comportamenti erano condivisi da tutti, inclusi i suoi giocatori e i suoi datori di lavoro. (Avete mai provato a giocare contro gente dopata brava come voi o anche un po’ di meno: non la prendete mai, anzi, non la vedete mai.) Casualmente ha scelto la squadra con più tifosi e più nemici. Casualmente ha legato il suo nome a quello della Juve e ha sempre trovato una panchina, quando altri allenatori “pro-sistema”, che facevano il calcio champagne, sono finiti a fare i commentatori tv. Ora è tornato alla ribalta e senza che nessuno glielo chiedesse è tornato a parlare di Juve. In un momento in cui sparare contro la Juventus è lo sport nazionale (perché la Juve ha vinto lo scudetto e perché noi italiani siamo in una brutta situazione e abbiamo bisogno di sfogarci). Quindi magari è questo, il fatto che abbiate tra i simboli del vostro progetto qualcuno che potrebbe rappresentare per altri l’anti-sportività, l’opportunismo e tutto il contrario di quello che dovrebbe essere una nobilitazione dell’idea del calcio (si può avere un’idea diametralmente opposta, ma entrambe andrebbero rispettate) che porta ad aderire solo juventini timorosi. Per me il calcio nobile è quello di Del Piero e di Boksic. Non quello di un allenatore che per ignoranza ha quasi rovinato la carriera di uno dei migliori centravanti che ho visto in vita mia e che ha incitato le folle a urlare “drogato, drogato” a un ragazzino di ventitré anni, che forse senza quelle tensioni avrebbe dato ancora di più al calcio italiano. Il mio calcio è quello dei numeri dieci e non quello della devozione al modulo che è più importante degli uomini, è quello di chi cerca di fare bene il proprio lavoro anche se è circondato dal marcio. O che se davvero vuole combattere una guerra lascia la panchina e si dedica a solo a quello perché la sua è una guerra impegnativa e non si vince sparando il nome più grosso e poi facendosi i fatti propri. Eccovi qui il contributo di uno juventino orgoglioso, perché gli scudetti e le coppe vinte le abbiamo vinte giocando a calcio, meglio degli altri e facendo spettacolo, non con Eto’o terzino.
    Che il calcio è fregato lo diceva Cesarini negli anni ’40, troppi soldi diceva il mitico Ce. Ecco avreste potuto mettere Cesarini come allenatore di Futbologia, l’uomo che ha inventato il tipo di gioco e la struttura del settore giovanile (quando era al River Plate) usati prima dall’Ajax e ora dal Barcellona. Uno le cui squadre sapevano attaccare, ma anche difendere (perché è quello il difficile). Che era stato giocatore, tanguero, circense e un vero e proprio personaggio da romanzo. Con lui come allenatore ci vorrei giocare. Con l’uomo che scoprì Sivori, JUVENTINO e orgoglioso di esserlo, con lui sì che scenderei in campo. FORZA JUVE, FINO ALLA FINE!

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  4. Andrea Aloi

    Oddìo, non dividiamo juventini “veri” da juventini “annacquati” in base all’apprezzamento per Zeman. A me Sdengo piace quando allena club che non sono la Juve, perché in genere, alla fine del Campionato, le sue squadre, dal Foggia in poi, hanno il miglior attacco e la peggior difesa. E ricordo eccessivamente bene le “prodezze” di Gigi Champagne Maifredi… Altro è il Destino della Juventus. Che Zeman credo proprio avrebbe voluto allenare (come lo zio suo, Cesto Vycpalek. ebbe modo di fare). E si sa come vanno certe cose nell’umana animella. Poi Zeman ha pagato di persona con un ostracismo abbastanza diffuso la sua, diciamo così, verve polemica, molto mirata alla Juve e troppo presto trasformata in generalissima doglianza contro il mondo del calcio ricco, palestrato e cattivo (la faccenda del Moratti pedinatore e intercettatore e distruttore del fairplay finanziario avrebbe meritato un suo intervento, peccato…). Per qualcuno è un faro di Verità, per altri no, per altri ancora un mister che qualche volta ti restituisce con manovre libidinosamente arrembanti il prezzo del biglietto.
    Nel cosmo fùtbologico possono brillare moltissime stelle e la visione non solo opportunistica del calcio zemaniano, a mio parere, garantisce a Sdengo un ruolo non banale: peraltro qui di lui e “grazie” a lui stiamo discutendo. Cesarini? Per mio padre, torinese juventino ancora prima dei cinque scudetti a fila (dal ’31 al ’35), il Cé era un genio non solo del calcio ma della vita. E comunque, visto che ci siamo, butto lì qualche nome: Mumo Orsi, Luisito Monti, Foni, Rava, Farfallino Borel, Giovanni Ferrari. Anni Trenta, Juventus, Campioni Olimpici e del Mondo. Il tifo è appartenere a una storia. E io sarò un gobbetto che non ha mai amato Moggi e Giraudo e che non impazzisce alla sola idea dei “trenta scudetti sul campo” (anche se preferirebbe che l’Inter restituisse quello regalato dal nerazzurro Guido Rossi…), ma quando abbiamo vinto questo ultimo tricolore ho perfino pianto. Di gioia e rabbia.

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  5. Matt Pumpkin

    [Mi permetto di rispondere al lungo e argomentato commento di Marco al post di Jumpinshark su juventinismo e antijuventinismo, “I juventini e Futbologia”, perché credo che oltre al tono del pezzo abbia frainteso le intenzioni del progetto, specie in riferimento al tifo e all’iconografia cara a noi tifosi]

    Per come l’ho subito interpretata, suffragato dagli animatori del progetto e dal modo in cui questo sta via via prendendo forma, Fútbologia vorrebbe essere, tra le tante altre cose, anche il tentativo di parlare di calcio al di là delle ragioni e dei torti che negli ultimi tempi hanno esacerbato le mille discussioni tra appassionati. Fútbologia è anche la voglia di confrontarsi sul calcio per quello che rappresenta agli occhi delle singole storie personali, con l’auspicio che possano poi scaturire nel fermento di più vaste narrazioni collettive. La curiosità di scorgere ciò che le infinite rappresentazioni calcistiche possono raccontarci, anche riguardo a noi stessi.

    Io tifo Juve, senza sentire la necessità di alcuna excusatio non petita. Ma condivido e riconosco perfettamente l’ironica auto-rappresentazione che molti juventini, per riprendere l’acuta osservazione di Jumpinshark, danno di loro stessi. Per noi lo stato di assedio è innegabile, direi; e non solo negli ultimi anni. Motivo di orgoglio e, in egual quantità, di cautela. Ho un padre interista, e vi lascio immaginare il mobbing parentale subito negli anni, e la di lui frustrazione nel vedere che rimango saldo al mio posto di figlio. Solo da juventino. Ma non potrei immaginarmi un divertimento e un gusto maggiori, anche nelle incazzate discussioni da tifoso, dell’interpretare questo ruolo da tragicommedia vitale. Per entrambi.
    Ridurre il tutto a torti e ragioni, favori e ingiustizie, sentenze o ricorsi, inaridirebbe il paesaggio tanto da farmi probabilmente smettere di seguire il calcio. Ho le mie idee su Zeman, Vialli, Ventrone, Guariniello, Moratti, gli Agnelli, Moggiopoli, e non le nascondo se mi si chiede di parlarne. Ma il calcio non è solo questo. E se è nata Fútbologia credo sia soprattutto per questo motivo.

    Per tornare alle parole di Marco: se qualcuno mi parla di Zeman (e allo stesso modo potrei scrivere Trapattoni, Sacchi o Cesarini) come di un suo ideale filosofico-fútbologico, stato dell’anima (cit.), atteggiamento mentale, con occhi virtuali che gli si illuminano, non corro certo a soppesare quel che il boemo ha detto o fatto nella sua storia personale: farei un torto più alla mia intelligenza che alla sua. Zeman è molto altro, e questo altro merita il rispetto di chiunque ami il calcio, comunque la si pensi. E qualunque sia l’opinione che si ha dell’uomo. Così come il mio tifo bianconero non si è mai identificato, né mai lo farà, con i bilanci di una dirigenza, gli atteggiamenti di un allenatore, o le parole di un portiere. Ma solo e soprattutto con i colori di una maglia, che si riempie soltanto del calcio in cui credo. Questo, dal mio personale punto di vista, è Fútbologia.

    [dall’oscura e umida segreta dove la redazione di Fútbologia mi ha rinchiuso dopo averle confessato la mia fede bianconera, e aver io rinunciato all’abiura per salvarmi. Ora e sempre, forza Juve]

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    1. jumpinshark Post author

      Cavolo Matt, ma allora nell'”oscura e umida segreta” (esagerato, non è poi così umida!) c’è ancora copertura di rete! 🙂
      [Più seriamente, da agnostico, un grazie particolare a te e ad Andrea Aloi.]

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      1. El_Pinta

        Chi è che fornisce copertura di rete a quel gobbo maledetto di mattpumpkin?!? Questo è un gomblotto in piena regola! Guardieeeeee!!!

  6. Pingback: Polvere bianconera di stelle | Fútbologia | Blog

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