Lo “stadio” della rivolta sulle rive del canale (da Il Manifesto 2.2.2013)

[Questo articolo sul ruolo degli Ultras e la situazione magmatica della rivoluzione in Egitto è stato pubblicato in cartaceo su Il Manifesto di sabato 2 febbraio 2013. Questa versione contiene un paio di correzioni di refusi. Il titolo è lo stesso utilizzato dai titolisti del quotidiano]

di Christiano xho Presutti e Luca di Meo aka Wu Ming 3

Clashes in Port Said stadium

I giochi sportivi coinvolgono l’abilità e la forza dei contendenti, e l’umiliazione della sconfitta e l’orgoglio della vittoria sono di per sé una posta sufficiente poiché pertengono al valore degli antagonisti e li definiscono. Ma, sia questione d’azzardo o di valore, tutti i giochi aspirano alla condizione di guerra, perché in essa la posta inghiotte gioco, giocatore, tutto quanto.

Cormac McCarthy, Meridiano di sangue

Come si collocano i massacri di Port Said dentro i complessi eventi della rivoluzione egiziana? E che ruolo ricoprono il calcio e i suoi fan nel mosaico che rende questa società millenaria un magma ribollente e che non cesserà di sconvolgere le nostre incrostate visioni eurocentriche di cui tutti siamo portatori?

Crediamo sia ancora il tempo di impostare in modo corretto le domande piuttosto che giungere a conclusioni di risulta o emettere sentenze sbrigative. È meglio restare ai fatti, che sono molti e di grande importanza, e infine provare ad abbozzare qualche riflessione parziale e transitoria.

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Matthias Sindelar e La partita dell’addio

[Riceviamo e pubblichiamo. Oggi ricorre l’anniversario della morte di Mathias Sindelar, il talentuoso giocatore che si oppose a Hitler. Qui un testo che ricorda anche il libro che Nello Governato gli ha dedicato]

di @everystateline

foto di Matthias Sindelar

La partita dell’addio è un libro di Nello Governato (Mondadori, 2007),  ex calciatore e dirigente sportivo che ci racconta, sotto forma di romanzo, la vicenda di Matthias Sindelar, calciatore austriaco che si oppose a Hitler. Un top player – diremmo oggi – forse IL top player [1] del tempo, insieme a Meazza e all’ungherese Sarosi.

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L’Espanyol, figlio di un dio minore

[Riceviamo e pubblichiamo]

di Antonio Moschella

«Lo mejor de Barcelona, es ser del Espanyol» (Il meglio di Barcellona è essere dell’Espanyol) . Con queste parole, alternate a lacrime singhiozzanti, Luis Garcia chiudeva la sua conferenza stampa di addio alla squadra catalana. Lui, da poco eletto capitano, lasciava Barcellona dopo 6 stagioni di alti e bassi, ma nelle quali aveva potuto apprezzare un sentimento sconosciuto ai più. Si perché non esiste un senso di appartenenza così viscerale verso un club che vive da sempre all’ombra del Barcellona, la realtà che ora sta scrivendo un capitolo indimenticabile della storia del calcio mondiale.

Tifo Espanyol - Barcellona biancoazzurra Continue reading

Il “cugino” carnico di Iniesta

[Riceviamo e pubblichiamo]

di Alessandro Gori

Questa sera si conoscerà il vincitore del Pallone d’Oro FIFA 2012 con tre candidati in lizza, Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Andrés Iniesta. Dopo lo storico record di 91 reti segnate nell’anno solare, il favorito è sicuramente l’argentino, ma il portoghese eterno secondo quest’anno ha conquistato l’agognata Liga e il manchego ha lasciato il segno nella vittoria dell’Europeo della Spagna di Vicente Del Bosque.

Don Andrés, come viene chiamato a Barcellona, ha un tifoso speciale in Carnia: suo cugino Ezio De Prato da Chialina di Ovaro. L’ho incontrato qualche tempo fa per farmi raccontare la sua storia.

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Calcio a 45 giri. Un viaggio nel calcio attraverso gli inni delle squadre italiane di Scanna

Copertina del 45 giri I'm a football craxy di Long John Chinaglia

La copertina del 45 giri “I'm a football craxy” di Long John Chinaglia

Quello tra calcio e musica è un rapporto stretto e affascinante. Quando se ne parla è quasi automatico che la mente evochi le immagini dei grandi stadi inglesi, dove le hit della musica pop sono diventate inni ormai celebri che risuonano di curva in curva.

Dall’epico You’ll never walk alone, cantato dai tifosi del Liverpool, fino alla Just can’t get enough del Celtic Park. Passando per pezzi meno famosi come quella Liquidator fatta propria dai supporters del Chelsea.

Quello che forse molti non sanno è che anche in Italia, tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80, c’è stata una solida tradizione di musica pop di argomento calcistico.

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This is Anfield

[Riceviamo e pubblichiamo. Emanuele Giulianelli ci riporta, con testimonianze dirette, il racconto dell’impresa sportiva del Grifone ad Anfield nel 1992]

di Emanuele Giulianelli

Anfield. Basta la parola e la mente si tinge di rosso, rosso Liverpool.

Nella strada dalla quale prende il nome, Anfield Road appunto, sorge una delle fortezze inespugnabili per eccellenza del calcio europeo. Per ribadire questo concetto e stamparlo subito in testa ai malcapitati avversari di turno, Bill Shankly – il manager che ha fatto vincere al Liverpool tre scudetti e una Coppa Uefa, oltre a due FA Cup, due Charity Shield e una Second Division – fece scrivere lungo il muro laterale della scala che conduce i giocatori in campo «This is Anfield» (Questo è Anfield).

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Calcio e intertestualità

[Questo articolo di Jumpinshark è stato pubblicato in cartaceo nell’ultimo numero di Orwell, l’inserto culturale di Pubblico. Qui on steroids e multimediato come piace a lui, NDR]

foto della rabona di Diego

Antonin Panenka inventa la cosa e la parola con il rigore decisivo della finale Germania Ovest-Cecoslovacchia agli Europei 1976. Non importa che tirasse in quel modo particolare da almeno due anni: i suoi “testi”, in un’epoca di calcio molto meno televisivo, erano conosciuti solo da pochissimi “lettori” (i tifosi del Bohemians e qualche avversario), non facevano parte del Canone. Continue reading

Un anno senza Sócrates (parte 2)

[Seguito del reportage in due parti dedicato al Doutor. La prima parte qui]

Per tutti noi, fútbologi di ogni risma e provenienza, il Dottor Sócrates è una stella fissa. Un punto di riferimento, un’ispirazione.
Pubblicare un omaggio, nei giorni in cui ricorre il primo anniversario della scomparsa, è obbligatorio. Con i dettagli e la passione di Alessandro Gori, o Magrão riceve il tributo che merita.
Le divinità del fútbol ne abbiano tutta la cura necessaria.
La democrazia è un colpo di tacco.

La Redazione

foto di Sócrates, una mano sul cuore

di Alessando Gori

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Un anno senza Sócrates (parte 1)

Per tutti noi, fútbologi di ogni risma e provenienza, il Dottor Sócrates è una stella fissa. Un punto di riferimento, un’ispirazione.
Pubblicare un omaggio, nei giorni in cui ricorre il primo anniversario della scomparsa, è obbligatorio. Con i dettagli e la passione di Alessandro Gori, o Magrão riceve il tributo che merita.
Le divinità del fútbol ne abbiano tutta la cura necessaria.
La democrazia è un colpo di tacco.

La Redazione

foto di Sócrates che fa stretching con (Leovegildo Lins da Gama) Júnior

Sócrates fa stretching con (Leovegildo Lins da Gama) Júnior

[Il reportage è diviso in due parti. La seconda parte sempre su questo blog, a un anno esatto dalla scomparsa del Doutor]

di Alessando Gori

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Maradona, Messi e la Matematica

[Riceviamo e pubblichiamo. Paolo Castaldi, illustratore e fumettista, autore della graphic novel “Diego Armando Maradona”, ci ha inviato questo pezzo accorato sull’impossibile – eppur sempre a la page – confronto Maradona–Messi. Con una bellissima tavola originale a corredo. Il tutto ammantato di un po’ di enfasi napolista e Diego-oriented. Ma ci sta, è il fútbol.]

di Paolo Castaldi

La matematica, come ben sappiamo, non è un’opinione. O almeno così mi hanno sempre insegnato.
Tra l’altro io odio la matematica fin da quando mi avevano dato il quaderno in prima elementare con la sovracopertina rossa. Avete presente quelle di plastica che servono per non rovinare la carta con patacche di yogurt e banane spappolate dimenticate incautamente in cartella? Ecco quelle lì.

Numeri - tavola originale di Paolo Castaldi per Fútbologia

Numeri – tavola originale di Paolo Castaldi per Fútbologia (link alta risoluzione in fondo)

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Parlare fútbologo: appuntamenti della settimana

Vi segnaliamo due appuntamenti fútbologici che ci vedranno impegnati questa settimana tra Bologna e Cagliari.

Giovedì 29 alle ore 18.30 in via San Petronio Vecchio 30/A a Bologna, insieme ai ragazzi del Bartleby, presenteremo “Il manuale del calcio” di Agostino Di Bartolomei [Fandango Libri, 2012]. Trovate tutte le info e l’evento sulla pagina Facebook.

Saranno presenti Luca Di Bartolomei (figlio di Agostino e curatore della pubblicazione), Davide Reviati (illustratore), Luca Di Meo (aka Wu Ming 3) e Christiano Xho Presutti.
Al Bartleby a Bologna.

La copertina del libro

 

Mercoledì 28 invece Fabrizio aka JohnGrady presenterà la serata “Il mercoledì di coppa: calcio, libri e rutto libero” insieme al giornalista Gianni Zanata. L’evento, organizzato dalla libreria MieleAmaro, prevede chiacchiere calcistiche, letture, musica e aperitivo. L’appuntamento è alle 21:00 allo University Café in via Caprera a Cagliari.

La locandina dell'evento

Entrambi gli appuntamenti saranno un’ottima occasione per parlare di pallone in generale e di Fútbologia in particolare, e per fare la tessera e diventare così fútbologi e fútbologhe sotto la protezione di São Pedrinho.

La passione per il Celtic

[Riceviamo e pubblichiamo]

di Alessandro Gori

Molti sono rimasti colpiti dopo aver visto in televisione ciò che è accaduto qualche settimana fa al “Celtic Park” di Glasgow. A sorpresa i biancoverdi hanno sconfitto per 2-1 i piccoletti del Barça, nonostante un assedio blaugrana costante quanto sterile, accompagnato da statistiche scandalose: 23 tiri contro 5, due pali, possesso palla devastante (89% a 11%), 955 passaggi a 166, vari salvataggi del portiere Forster.

Gli spalti del Celtic Park

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Calcio a pochi BIT [parte 2]

[Riceviamo e pubblichiamo. Si conclude con questa innecessaria disamina sugli aspetti etnografici e guerrafondai di SWOS il racconto del futbol pixelato dell’autore di “Sforbiciate”. La prima parte la trovi qui]

di Fabrizio Gabrielli

Oggi, a ripensarci, mi sembra cristallino che gli aspetti di SWOS che più colpivano l’immaginario dei suoi giocatori, o almeno il mio, che ne vellicavano le vis più squisitamente intellettuali, fossero solo contingentemente calcistiche. E c’è di più: solo contingentemente videoludiche.

Contingenze Videoludiche

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Calcio a pochi BIT [parte 1]

[Riceviamo e pubblichiamo. Siamo molto felici di presentarvi un breve, lacunoso e umorale compendio del videogioco futbolistico d’antan, in due puntate, dall’autore di “Sforbiciate”]

di Fabrizio Gabrielli

Forse, negli anni Ottanta e Novanta, eravamo tutti meno esigenti in termini di realismo. E se giuocare il calcio su uno schermo significava demandare una grossa responsabilità all’inventiva, alla fantasia, alla creatività che solo dieci anni prima si reclamava al potere, tanto meglio.

Non so voi, ma io ci son stati tempi barbini in cui mi sono esaltato per Emlyn Hughes International Soccer: ventidue blocchi cristallizzati di pixel che sgambettavano rigidi su prati ultrasintetici con la fluidità di un omino della Lego. Il pallone, un polilatero più che una sfera, rimbalzava sulle teste coi tloc sordi di SuperMario (quello originale, che non sforbiciava né bestemmiava) quando schiaccia l’avversario. Il marcatore, messo a segno un goal, correva adirato verso la parte bassa dello schermo, sventolando il braccio destro in un gesto più dell’ombrello che non di vera esultanza. Il pubblico, sulle gradinate, sembrava una manciata di patate grigie, terrose.

Tortelloni vs Leclerc, connubio promozionale

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Pierpasolini – di Paolo Sollier

[Dopo articoli, commenti, tweet, immagini che da anni citano Pasolini alla cazzo-di-cane, mi è tornato in mente un brano letto il 3 novembre durante #fútBOlogia12]

foto - Pasolini calciaCome il volo di avvoltoi sul Pierpasolini. Tra tutti quelli che sanno tutto mi sento un po’ ignorante a non saperne quasi niente. Ho visto un suo solo film, “Porcile”, e mi è piaciuto.

Ho letto qualche sua poesia. Quella famosa dei poliziotti figli di proletari, antenata del Sindacato di polizia, è bella ma falsa. Nessuno se l’è mai presa col singolo poliziotto, con uno che probabilmente ha dovuto scegliere fra divisa e fame, ma con la polizia che difende il potere a manganellate e lacrimogeni in faccia. Quella poesia da una parte dipinge gli studenti come ‘figli di papà’, senza domandarsi cosa veramente siano questi studenti, cos’è il loro sessantotto, come scardinano i dogmi borghesi; dall’altra umanizza la polizia in singoli poliziotti, senza chiedersi cos’è nel suo insieme.

Non ho letto libri suoi; qualche articolo, qualcuno me ne ha parlato. Ma le sue provocazioni, l’intuito che ci metteva, mi piacevano.

Comunque lui resta sfondato da una macchina e preso in giro. Come un pittore dopo morto, i suoi quadri o cerchi o parole o scarabocchi moltiplicano il valore. C’è chi vende, chi compera e chi fa il mediatore.

[Tratto da “Calci, sputi e colpi di testa”, 1976, Paolo Sollier]