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Ruggine e Ritorno (parte 2)

Di seguito la seconda parte del racconto che Anthony Cartwright ha scritto per Fútbologia. È disponibile la prima parte con una breve introduzione di Christo Presutti.

Il testo originale inglese segue in calce, come anche una breve nota biografica sull’autore.

foto Tommy Tynan and John Aldridge

Tommy Tynan and John Aldridge

Ruggine e Ritorno

Parte 2 / 2

di Anthony Cartwright
traduzione di Sarah Cuminetti
revisione di Luca Wu Ming 3 e Christiano Presutti

Secondo tempo

Tommy Tynan era il motivo principale per il quale seguivo la stagione del Newport con trasporto. Era grazie a lui che la squadra si era ritrovata a giocare in Germania Est. Penso sia stata l’allitterazione nel suo nome che aveva inizialmente attirato la mia attenzione. Uno dei miei eroi quell’anno era Roy Race, quel Roy of the Rovers le cui gesta nei Melchester Rovers venivano narrate in un fumetto settimanale. Si dà il caso che Tommy Tynan assomigliasse proprio a Roy dei Rovers, con quei capelli biondi che scendevano fino al collo, e il motivo per cui era diventato calciatore era una storia da un eroe dei fumetti. La sua carriera era cominciata nel Liverpool di Bill Shankly quando il quotidiano locale, il Liverpool Echo, aveva lanciato un concorso per trovare un nuovo giocatore.

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Ruggine e Ritorno (parte 1)

Introduzione

Quello che segue è un articolo scritto per Fútbologia da Anthony Cartwright, scrittore inglese e autore di “Heartland” (66thand2nd, 2013), ottimo romanzo futbologico che ho avuto il piacere di presentare con Wu Ming 3 e l’autore all’ultimo Salone del Libro di Torino.

Il titolo originale del racconto è “Rust and return”, che abbiamo deciso di tradurre con i sostantivi “Ruggine e ritorno”. In inglese le due parole sono anche verbi e valgono entrambe le cose, come capirete leggendo.

foto Post box Black Country

La storia delle squadre di calcio inglesi del nord e delle midlands è andata spesso di pari passo con quella del territorio e delle città che le ospitano: alla grandeur di inizio Novecento è seguito un percorso di declino negli anni della deindustrializzazione, fino al disastro sociale e culturale del thatcherismo negli anni ’80.

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Il custode

[Riceviamo e pubblichiamo. Oggi 15 aprile 2013 ricorre l’anniversario del disastro dello Hillsborough Stadium di Sheffiled, la tragedia per cui ventiquattro anni fa 96 persone di età compresa tra 10 e 67 anni persero la vita e 766 rimasero ferite. Oggi è certo che le responsabilità della polizia furono insabbiate dal governo allora in carica, presieduto da Margaret Thatcher. La storia, in un racconto di Luca Pisapia, a quasi cinque lustri dai fatti]

Di Luca Pisapia

Hillsborough, persone a terra sul prato

Lo incontro in un edificio a due piani di mattoncini rossi, di fianco a un parcheggio, dove c’è lo storico pub dei tifosi dello Sheffield Wednesday. Lo stadio di Hillsborough, nascosto qualche centinaio di metri più in là tra le casette a tetto spiovente della zona, non si vede. Ma la sua presenza incombe sotto il cielo plumbeo del South Yorkshire. Afferrando una pinta di birra con le lunghe dita nodose, Martin comincia a raccontare.

«Sono stato uno dei custodi di Hillsborough per oltre quarant’anni, il mio compito era di chiudere i cancelli, e di imprigionare lì dentro i segreti che non dovevano uscire. Litigi, scazzottate, scommesse, tutto quello che succede normalmente in uno spogliatoio ma non si deve fare trapelare all’esterno. Sono abituato a nascondere le cose. Coprire, dissimulare, è il mio lavoro. Ma quello che hanno fatto loro è troppo. Un insabbiamento di queste dimensioni non si era mai visto».

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L’Europeo visto da lontano
Italia-Inghilterra

[Per l’ultima dei quarti, una nuova cronaca anticipata di Luca aka Wu Ming 3]

foto di Terry, Hart, Milner mentre raggiungono lo stadio

Terry, Hart, Milner mentre raggiungono lo stadio

Italia-Inghilterra

La grossa novità nel campo inglese era che allo stadio avrebbero portato la Thatcher. Dentro un sarcofago di vetro, stile Lenin, ma più vivace perché lei l’avevano messa in poltrona e ogni tanto tirava pure delle borsettate verso i  bodyguard, che però colpivano le pareti della teca. Pare che l’ideona fosse stata di Cameron e Boris Johnson, per dare allegria e stimoli alla squadra. Il saggio Roy aveva gradito un bel po’, e interrogato dai giornalisti italiani con il suo inconfondibile accento, in impermeabile e pipa, aveva commentato: – Una cazzata davvero graziosa. – Continue reading