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Maniman… centoventi anni di Grifone

[Di solito a Fútbologia evitiamo di glorificare una singola squadra. Ma la celebrazione della fondazione del più antico club d’Italia necessita di essere onorata. Lo fa per noi il direttore editoriale di China Files Simone Pieranni, esperto di questioni dell’Estremo Oriente, genovese e appassionato del Grifone. Manco a dirlo. NdR]

Genoa CFC 1983

Il 7 settembre 1893 (data di nascita di Mao Zedong) è la data di fondazione del Grifone, la società più antica d’Italia, quella che ha insegnato il calcio al paese, quando alcuni inglesi un po’ chic e classisti crearono il Genoa Cricket and Football Club.

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Il Grifone fragile

[Riceviamo e pubblichiamo. Fabrizio De André era malato di Genoa. È da poco uscito per i tipi di Limina il libro Il Grifone fragile di Tonino Cagnucci, in cui si racconta questa storia. Il nostro fratello futbologo Simone Pieranni, genoano, ci ha inviato questa recensione. Non diremo: “Oh, che bella!”, leggendola capirete perché. NdR]

Copertina il Grifone fragile

di Simone Pieranni

Ci si salva a 27.
(Fabrizio De André)

“e ‘nte ‘na beretta neigra
a teu fotu da fantinn-a
pe puèi baxâ ancún Zena
‘nscià teu bucca in naftalin-a”
(Fabrizio De André, D’ä mæ riva)

Intanto vorrei dire a Tonino Cagnucci che ho preso Il Grifone Fragile (Limina, 2013) fresco fresco, ancora non lo avevano posizionato sugli scaffali, ho preso il treno, ho iniziato a leggere il libro e ho sbagliato stazione, sono sceso due fermate dopo. Ne ho approfittato per aspettare un altro treno, prenderlo e finire comodamente il libro.

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Lo Stilista Beat

[A grande richiesta, nel giorno del 70° anniversario del genetliaco di Luigi “Gigi” Meroni, pubblichiamo una breve mitografia di Luca Wu Ming 3 già pubblicata nel 2011 sul blog Solo di Calcio]

Murales su Meroni a Torino

Cercate le sue foto. Andate a scovare le immagini d’epoca. Guardatelo con la gallina con la quale andava a passeggio, per un breve periodo, e che lo seguiva come un cagnolino, anche al bar per l’aperitivo. Osservate gli occhiali. E i baffi, e il pizzetto. E poi senza. E la barba, e poi senza. Il taglio dei capelli. I tagli. Quella vaga somiglianza con George Harrison. E la Balilla che guidava. Soprattutto, guardate bene i vestiti. Gli accoppiamenti, i colori. Camicie, pantaloni, gilet, completi, giacche, bretelle. Li disegnava lui. Anche le scarpe, a volte. Ne progettava anche i tessuti e li faceva realizzare dal paziente e molto capace sarto torinese. È stato icona di un periodo, tratto distintivo di un’epica. Idolo per moltissimi, additato e osteggiato da tanti altri.

Senza, gli anni ‘60 in Italia forse non sarebbero nemmeno stati tali.

Di mestiere faceva il calciatore, e il suo nome era Gigi Meroni.

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This is Anfield

[Riceviamo e pubblichiamo. Emanuele Giulianelli ci riporta, con testimonianze dirette, il racconto dell’impresa sportiva del Grifone ad Anfield nel 1992]

di Emanuele Giulianelli

Anfield. Basta la parola e la mente si tinge di rosso, rosso Liverpool.

Nella strada dalla quale prende il nome, Anfield Road appunto, sorge una delle fortezze inespugnabili per eccellenza del calcio europeo. Per ribadire questo concetto e stamparlo subito in testa ai malcapitati avversari di turno, Bill Shankly – il manager che ha fatto vincere al Liverpool tre scudetti e una Coppa Uefa, oltre a due FA Cup, due Charity Shield e una Second Division – fece scrivere lungo il muro laterale della scala che conduce i giocatori in campo «This is Anfield» (Questo è Anfield).

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Scoglio è un futbologo

[Riceviamo e pubblichiamo. Oggi riccorre il settimo anniversario della scomparsa di Franco Scoglio, il Professore. In attesa di un altro reportage su China Files, un ricordo dal  fútbologo genoano in esilio a Est. NdR]

di Simone Pieranni

foto di Franco Scoglio

Cos’è un mito popolare? Canzone per il Professore.

Nel gennaio, l’11 per la precisione. 1999: Chiesa di Carignano a Genova.
Che per uno che arriva da Bolzaneto è il centro, i quartieri alti, dove stavano i ricchi. Mi ricordo la faccia della Nannini, persa tra pubblico e qualche fotografo, mentre il feretro usciva o forse entrava in Chiesa. Erano i funerali di Fabrizio De André. E dici De André e dici Genova. E’ facile, come dire pesto, macaia, mugugno, poesia, mare. E’ automatico: una folla, il popolo di Genova, che si raduna a salutare il suo cantore. Che ognuno pensa di conoscere meglio di ogni altro. Caldo e scuro, come disse qualcuno. Ma faceva freddo, tirava vento e tutto sommato si era tristi e allegri, perché il saluto era cocente nella sua forza.

Morirò cantando di Genova.

Ottobre, il 3 per la precisione. 2005: Chiesa di Carignano a Genova.
Che per uno che arriva da Milano, come emigrante genovese e deve prendersi un giorno di festa, sono sempre i quartieri alti. Mi ricordo la faccia di Onofri, che forse, anzi sicuramente era presente anche nel 1999. Ex capitano e libero del Genoa anni 80, confuso tra la folla ai funerali di Francesco Scoglio. E dire Scoglio, che era siciliano, era come dire Genoa. E’ facile come dire diagonale del rombo, ad minchiam,  Dobrowolsky (uno che poteva essere un Turgenev del centrocampo), Gesù Cristo rossoblu e un Dio tutto genoano. E’ automatico: una folla, il popolo di Genoa, che si raduna a salutare il suo Professore. Che ognuno pensava di conoscerlo meglio di chiunque altro. Eretico e cialtrone, come scrisse qualcuno. Non mi ricordo che tempo fosse, forse nuvoloso, o forse c’era il sole, come sui pensieri che hanno accompagnato la corsa sotto la gradinata dopo un insperato 2-0 a quelli là.

Morirò parlando di Genoa.

 

[Per questo blog Simone Pieranni scrive i meravigliosi China Soccer Files]