Tag Archives: Diego Armando Maradona

Maradona, Messi e la Matematica

[Riceviamo e pubblichiamo. Paolo Castaldi, illustratore e fumettista, autore della graphic novel “Diego Armando Maradona”, ci ha inviato questo pezzo accorato sull’impossibile – eppur sempre a la page – confronto Maradona–Messi. Con una bellissima tavola originale a corredo. Il tutto ammantato di un po’ di enfasi napolista e Diego-oriented. Ma ci sta, è il fútbol.]

di Paolo Castaldi

La matematica, come ben sappiamo, non è un’opinione. O almeno così mi hanno sempre insegnato.
Tra l’altro io odio la matematica fin da quando mi avevano dato il quaderno in prima elementare con la sovracopertina rossa. Avete presente quelle di plastica che servono per non rovinare la carta con patacche di yogurt e banane spappolate dimenticate incautamente in cartella? Ecco quelle lì.

Numeri - tavola originale di Paolo Castaldi per Fútbologia

Numeri – tavola originale di Paolo Castaldi per Fútbologia (link alta risoluzione in fondo)

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Il niño in periferia

[Riceviamo e pubblichiamo da Salvatore Migliaccio. In occasione del cinquantacinquesimo compleanno di Diego questo racconto è stato rinnovato con una introduzione breve del poeta Gianni Montieri]

Introduzione
di Gianni Montieri

La magia e, consentitemi, i miracoli non dovrebbero mai avvenire nei luoghi in cui la gente se li aspetta, per questo ho sempre diffidato dello scioglimento del sangue di San Gennaro. Intendiamoci, se San Gennaro per una volta il sangue l’avesse sciolto a Giugliano, in un rione popolare, oppure in una delle buche che mangiano il nostro asfalto, avrei potuto anche credergli. A Maradona credevamo sempre, la magia viaggiava con lui, il miracolo non aveva bisogno sempre del San Paolo. Maradona, lo prendevano, lo mettevano in macchina e ogni tanto lo portavano vicino alle nostre case, venne pure a Giugliano una volta, fece un giro di campo, e già quello ci illuminò. Il fatto che lui arrivasse era sinonimo di felicità, eravamo ragazzini, era il tempo dei sogni, Diego rappresentava il sogno reale. Altre volte guidava lui e arrivava in posti dove la gente si doveva adattare, come quella volta a Monteruscello, quella fu la volta che il bradisismo divenne un’altra cosa.

Foto di Maradona e sticker Bagnoli King

Bagnoli King – Foto di Jekyll283 – https://www.flickr.com/photos/jekyll283/4967241290

di Salvatore Migliaccio

Monteruscello periferia post-bradisismica di Pozzuoli, anno 1988. Enormi scatoloni, messi in fila, senza fiocchi e luccichii, dentro cui uomini, donne e bambini vivono arrangiandosi. L’unica bellezza concessa alle periferie è lo spazio aperto, dove puoi giocare allo sport che vuoi. Non c’è la ristrettezza del centro città, il vicolo non ha residenza, non corri il rischio che qualcuno ti buchi il pallone perché il tuo tiro ha mandato in frantumi il vetro della vecchierella scassacazz, la palla difficilmente si infilerà e resterà bloccata sotto l’auto parcheggiata in divieto di sosta. Quando si avvicina la sera e la scuola è ormai finita, l’aria delle periferie è un coro di voci. Mamme che dai balconi chiamano i figli “Antoooonio saaaali che è prontaaa la cenaaa”, e Antonio Rummenigge che non sente, impegnato in uno dei suoi sontuosi salti verso l’alto nel tentativo di colpire di testa il cross di Raimondo.

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Breve cronaca di evento epocale (Napoli, Maggio 1988)

[Riceviamo e pubblichiamo – di Carlo Maria Miele.]

La mia infanzia è finita nel maggio del 1988, alle cinque di una domenica pomeriggio. Stavo a casa mia, stravaccato sul divano del soggiorno, cullato da voci familiari e rumore di stoviglie, quando all’improvviso ebbi l’esatta percezione di essere diventato grande. Non adulto, certo, ma grande abbastanza per decidere di mettere da parte i giochi e le illusioni dei primi anni di vita, per iniziare a fare in prima persona i conti con la realtà, senza più lo scudo dei genitori o di qualche parente.

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Intorno ai numeri 10

[Siamo fieri di presentare ai nostri tifosi il primo grande colpo sul mercato di Fútbologia: Vanni Santoni e Matteo Salimbeni. Ecco “L’articolo del secondo giornalista sportivo di una volta” da L’ascensione di Roberto Baggio]

di Matteo Salimbeni e Vanni Santoni

C’è chi sostiene che esista una distribuzione dei poteri fra i numeri del calcio. Che una gerarchia, fondata sulle leggi del numero, governi lo svolgimento della partita, dello spogliatoio, delle tribune, allo stesso modo in cui gli astri governano il corso delle maree e degli umori terrestri. Costoro affermano che, sempre nel mondo delle idee del calcio, sorgerebbe una piramide sacra. Una piramide sulla cui vetta sta in prodigioso bilico una cifra dominante, mentre sotto, via via degradando sui fianchi, si assiepano tutte le altre cittadinanze numeriche: i conti, gli zii, i capitani e gli imperatori decaduti del calcio. Per quanto teorie come queste siano lontane dall’affermazione nella filosofia calcistica e per quanto stentino a trovare un riscontro effettivo nelle dinamiche tattico-agonistiche, esse posseggono un merito. Se ripulite dal loro aspetto cabalistico, teorie simili ci ricordano una cosa semplice. Un punto essenziale. Che nel calcio, oltre agli uomini, oltre la palla, oltre ai pali e gli scarpini, contano anche i numeri di maglia. Non servono a cambiare gli equilibri in campo. Non smobilitano le difese, né vi erigono muri davanti. Non proteggono, né sfondano la rete. Non vincono campionati o coppe. Ma sono una componente fondamentale nell’immaginario del calcio.   Continue reading