Monthly Archives: June 2013

Serie B: laboratorio per il futuro del calcio italiano?

[Riceviamo e pubblichiamo. Abbiamo chiesto a Emanuele Giulianelli, calciofilo con la passione per i campionati cadetti di tutta Europa, di fare il punto della situazione sulla serie B italiana. Ci aspettiamo che questo articolo apra la strada ad altre analisi sull’universo calcistico minore in maniera comparata, come piace a noi. Lo spazio dei commenti è a vostra disposizione e la carne al fuoco non manca.]

Una gara di serie B a Terni

Una gara di serie B a Terni (la curva Est)

di Emanuele Giulianelli

Si parla molto di calcio italiano in crisi e si fanno spesso solo paragoni in negativo tra il nostro movimento calcistico e quelli degli altri Paesi europei. Non sono più i tempi nei quali i grandi fuoriclasse internazionali sceglievano come meta preferita l’Italia.

Forse il discorso è valido per la Serie A. Ma c’è un campionato che sta piano piano diventando un modello di crescita e sviluppo, seguito con attenzione anche dall’estero: si tratta della Serie B.

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Ahlawy

[Riceviamo e pubblichiamo. Andrea Luchetta è stato in Egitto e ha curato per la Gazzetta dello Sport lo speciale su Port Said uscito in ExtraTime lo scorso 2 aprile. Ci ha inviato questo bel reportage sulla sua trasferta ad Alessandria con gli Ahlawi, ultras del Al Ahly]

foto curva Ahlawi

di Andrea Luchetta

Port Said, 1 febbraio 2012. Alla fine di Al Masry-Al Ahly centinaia di spettatori assaltano la curva degli ospiti. In pochi minuti si contano 72 vittime, mentre la polizia resta a guardare. È il prezzo che gli Ahlawy, gli ultras del Al Ahly, pagano per il loro impegno politico. È la vendetta del vecchio regime contro la fanteria della rivoluzione. Da allora – promettono gli ultras – non metteranno più piede in uno stadio finché non avranno ottenuto giustizia. Il 9 marzo 2013 il tribunale di Port Said conferma la condanna a morte di 21 tifosi del Al Masry e condanna a 15 anni due funzionari di polizia. Un mese dopo, la sera del 7 aprile, gli Ahlawy tornano in curva. Si gioca a Borg El Arab, 10 km da Alessandria, per i sedicesimi di Champions League contro il kenyoti del Tusker (2-1 per l’Al Ahly a Nairobi).

«Non vedo l’ora di stare in curva, amico. Arriviamo a pranzo e ci diamo dentro con le coreografie. Ci si becca lì» saluta Gamal. Ventisei anni e più battaglie di un veterano napoleonico, Gamal è un ultras della vecchia guardia. A Port Said è sfuggito a due sicari che lo inseguivano con una spada («Una spada… Cioè, che cazzo! Prima ne avevo viste solo al cinema»). Il mattino della partita il Cairo è un girone infernale. 35 gradi, metropolitana in sciopero e traffico impazzito. Siamo i soli a soffrirne, nel pulmino che lentamente arranca verso il deserto. Di fianco a noi due ragazzini siedono uno sopra l’altro, ridendo e sventolando una bandiera del Al Ahly. Un terzo – serissimo – rompe il silenzio solo per chiedere un po’ d’acqua. Avranno sui 10 anni, e se ne vanno in trasferta da soli, in curva, nella prima partita aperta ai tifosi dall’eccidio di Port Said. Nessuno sembra trovare la cosa strana.

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