Pechino – Canton

[Riceviamo e pubblichiamo. Il giornalista Simone Pieranni, corrispondente dalla Cina per China Files, ci invia un breve racconto/reportage da Pechino, dove ha assistito alla partita di venerdì scorso tra due delle squadre ai vertici del campionato cinese. NdR]

Tifosi del Guoan

Intanto trattandosi di notizia di esteri, osservando come vengono trattate le notizie dagli esteri e specie dalla Cina sui media mainstream, vorrei elevare futbologia.org a media mainstream con uno scoop da par suo. Attenzione, tenetevi stretti che il vostro panorama culturale sta per essere ribaltato completamente.

La sera precedente al match tra Pechino e Canton all’interno dell’albergo che ospitava la compagine allenata da Marcello Lippi, il tecnico italiano ha improvvisamente chiamato al cellulare il suo assistente / interprete.

A Lippi non funzionava Internet in camera.

Eh?

Poi: intanto allo stadio ci sono arrivato con qualche minuto di ritardo. La zona intorno all’impianto era completamente bloccata, si trattava pur sempre di una sfida tra prime in classifiche e tra la squadra della Capitale e i nuovi campioni di Cina. Il Guoan, la squadra di Pechino ha vinto lo scudetto tre anni fa. All’epoca avevo partecipato al corteo post scudetto. Freddo cane, entusiasmo e ad un certo punto un urlo dal megafono: andiamo in Tienanmen!

Fatti cento metri una barriera umana di poliziotti in tenuta antisommossa. E i poliziotti cinesi in tenuta antisommossa non fanno brutto. Fanno orrido. E ai tifosi hanno detto: ‘ndannate? Ah ecco rimanete qui. E siamo rimasti lì, nei dintorni del Workers Stadium a festeggiare (tornando a casa mi ricordo che mi si ruppe la chiave nella stoppa e fui costretto a stare al gelo del pianerottolo per almeno un’ora, poi è arrivato il fabbro che ha infilato un cacciavite nella serratura e con un martello l’ha sfasciata. Nel mentre ha fumato cinque sigarette. Sono particolari importanti, trattandosi di Cina….hai visto mai che non troviate in una colonna di destra la seguente notizia: cinese distrugge la porta di casa e ammazza uno straniero che non voleva pagarlo).

Tornando al campionato cinese: dopo il successo del Guoan, per due volte consecutive si sono imposti proprio loro, i cantonesi. Sull’autobus preso per andare verso lo stadio (numero 113) c’è già parecchia gente con le sciarpe e io devo controllare quelle sensazioni allo stomaco appena accennate che si manifestano sempre in presenza di una partita di calcio del Genoa. È un riflesso: vedo i tifosi del Pechino e penso a Marassi. Al Ferraris. Scendiamo che il traffico è bloccato, camminiamo rapidi e quando siamo a dieci minuti di piedata veloce dallo stadio, cominciano ad affacciarsi i bagarini, poi le salamelle, i venditori di gadget e finalmente: lo stadio.

Workers Stadium

Saliamo rapidi, facciamo un giro di campo, all’esterno, per trovare l’entrata. Abbiamo i biglietti per una simil tribuna. Arriviamo, piena e che palle: tutti seduti. Non va mica bene. Lo stadio intanto ribolle di ululati, è cominciata la partita. Noi siamo i più fighi, cantano i pechinesi. Voi siete le peggio merde: il coro si conclude così, sulle note di Go West.

Usciamo dalla tribunetta e ci dirigiamo al settore 24, entriamo: la curva. Ci sistemiamo, osservo subito il campo: c’è un piccolo scontro dalle parti di Lippi che si alza dalla panchina e sembra protestare con il quarto uomo. “Lippi, coglione” canta la curva. Benvenuto, sembrano dirmi.

Partiamo con coretti di amore, poi un primo tempo al cloroformio si anima per qualche calcione ben dato. La curva ribolle. C’è anche una specie di “uhhhhh” che non si capisce se è uno dei tanti “yu” che significa qualcosa come “sciocco”, “cretino” o è qualcosa di molto peggio. Sostituisce di fatto i “nostri” fischi. Le squadre giocano in circa 10 metri di qua e di là della linea del centrocampo: partitaccia, noia mortale, dibattito politico in tv senza audio. Da una parte però Kanoute, number 11 del Pechino sembra prenderle tutte. Fa anche qualche tacchetto. Bello! Figo! Urlano i tifosi.

E quando arpiona una palla a due metri di altezza “con le sue lunghe leve”, la scodella in un corridoio che trova i Lippiani (quasi mai fuori posizione) sguarniti sulla loro sinistra. Il difensore di Lippi non sa se andare incontro alla palla o seguire quello che gli sguscia di lato. Comunque vada fa la cosa peggiore: sta fermo. La palla gli rantola vicino, come a dire, “puoi prendermi” e subito dopo “no non puoi più”. Il giocatore del Pechino zitto zitto si insinua nel corridoio, controlla di sinistro a seguire e infila in diagonale. GOL. Beijing Guoan 1 Guangzhou 0.

Shabi, pezzi di merda, bastardi coglioni, noi amiamo il Guoan.

Io comincio a riscaldarmi, ogni entrata “maschia” è un boato. Ci scappa anche quale urlo in italiano nei confronti dell’arbitro che non trova troppo riscontro. Qualcuno mi guarda e gli dico, cazzo era fallo. I cinesi sono divertiti dal vedere uno straniero urlare a caso.

Fine primo tempo.

Ma cosa è mai il calcio, come è possibile entrare in adrenalina per il Guoan, per cui simpatizzo ma insomma, in una serata di fine marzo. Una serata di fine marzo in cui fa freddo come a novembre? Questa la riflessione che accompagna i 15 minuti di intervallo. Un pensiero che corre veloce, come un tipo che arriva in un curva con una torta gelato e un numero vario di candeline. La sua morosa festeggia il compleanno in curva. Tempo delle mele.

Secondo tempo. Lippi ha fatto evidentemente il culo ai giuocatori del Guangzhou, perché i suoi entrano in campo belli determinati e si gioca solo da una parte, all’americana. Tambureggiano senza avere mai il problema di girarsi: cross traversoni, passaggi filtranti, e il Pechino passa alla tattica: palle alte “che fanno figura”. Rinvii indecenti, palle in tribuna, calcioni con la palla che vola in aria ma scende a dieci centimentri da dove era partita.

Lippi cambia anche qualcosa. E ad ogni sostituzione parte un coro che dice più o meno, rivolto al tecnico: sei un coglione. Se fai una sostituzione sei un coglione. Se ne fai un’altra, sei ancora più coglione.

Insomma mica tanto vero, perché i cambi sembrano trasformare il Guangzhou che a venti minuti dalla fine la mette e raggiunge un pareggio meritato. 1-1.

Marcello Lippi in Cina

Nota tecnica per gli intenditori: la squadra di Lippi gioca bene, un 4231 di buon possesso palla, ordine e giocatori fisicati tranne il nano Conca, libero di giostrare un po’ dove cazzo vuole (a fine anno tornerà in Brasile a parametro zero, altro scoop, me l’ha detto in albergo).

Quello dietro di me fa: è finita. E in effetti, passano 10 minuti di nulla. Fischio finale, faccio in tempo a girarmi e la curva è vuota.

Non riesco neanche a trovare il capo degli ultrà (qui sono confuciani e non hanno vergogna ad ammettere le gerarchie) cui volevo chiedere come fare ad abbonarmi.

Comunque ho trovato on line il sito. Per abbonarmi.

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