Maradona, Messi e la Matematica

[Riceviamo e pubblichiamo. Paolo Castaldi, illustratore e fumettista, autore della graphic novel “Diego Armando Maradona”, ci ha inviato questo pezzo accorato sull’impossibile – eppur sempre a la page – confronto Maradona–Messi. Con una bellissima tavola originale a corredo. Il tutto ammantato di un po’ di enfasi napolista e Diego-oriented. Ma ci sta, è il fútbol.]

di Paolo Castaldi

La matematica, come ben sappiamo, non è un’opinione. O almeno così mi hanno sempre insegnato.
Tra l’altro io odio la matematica fin da quando mi avevano dato il quaderno in prima elementare con la sovracopertina rossa. Avete presente quelle di plastica che servono per non rovinare la carta con patacche di yogurt e banane spappolate dimenticate incautamente in cartella? Ecco quelle lì.

Numeri - tavola originale di Paolo Castaldi per Fútbologia

Numeri – tavola originale di Paolo Castaldi per Fútbologia (link alta risoluzione in fondo)

Io ero come i tori, alle elementari. Vedevo rosso e mi giravano subito. Perché la matematica era in assoluto la cosa più lontana da tutto ciò che invece mi stimolava, mi accendeva l’immaginazione. Soprattutto era la cosa più lontana dal disegno. Con le matite si potevano creare mondi, mostri, dinosauri, macchine da corsa, calciatori che facevano rovesciate, un mio must.

Ok. Ma cosa caspita c’entra la matematica con la diatriba infinita Maradona vs Messi, direte voi. Mi piacerebbe rispondervi che non c’entra nulla, ma evidentemente non è così. Ed è il caso di fare chiarezza una volta per tutte, e fermare lo scempio algebrico che si sta consumando.

Perché anche nel calcio i numeri ormai la fanno da padroni. Statistiche, classifiche, differenze reti, goal subiti fuori casa negli ultimi quattro turni infrasettimanali, assist sbagliati nella zona medio-laterale destra del campo e così via. Una marea di numeri. Ma proprio tanti.

E’ la matematica, maledetta lei, che mi perseguita.

E quindi ecco che anche i due più grandi talenti del calcio vengono analizzati come fossero file criptati da decifrare. Vengono insomma ridotti ad una serie di numeri, semplici e chiari, così che tutti possano comprendere.

E allora i numeri dicono che Messi ha già segnato più goal, ha fatto più assist, ha vinto più coppe e campionati, ha vinto ogni cosa, probabilmente anche il superpremio al grattaevinci e la megasorpresa dell’ovetto kinder. Gli anti-maradoniani incalliti stanno solo aspettando che vinca pure il mondiale così che il sorpasso sia netto e pulito. Definitivo.

Questo dicono gli opinionisti sportivi, citando tutti questi numeri.

Se la matematica non è un’opinione, per quanto faccia gola ultimamente a tutti gli opinionisti, e tenendo conto che oltre ai goal, Messi mette sul piatto strabilianti doti tecniche che lo hanno portato a vincere un pallone d’oro dietro l’altro, a bissare, se pur contro una squadra minore della Liga e non al mondiale, il Goal da centrocampo ed a riproporre persino una “mano de dios” rivisitata, il risultato della diatriba sembrerebbe ineluttabile.

Quindi Messi è meglio di Maradona. Punto.

O forse no.

Perché quello che ora mi chiedo, e chiedo anche a te, caro lettore, è questo. Come è possibile che a nessun giornalista sportivo sia mai venuto in mente di spostare il punto di vista, almeno per un attimo?

Come è possibile ingabbiare in un’espressione aritmetica la volta in cui Diego Armando Maradona, allo stadio Olimpico di Torino in uno storico Juventus-Napoli, terminato poi 1-3 in favore degli azzurri, spronò il compagno Salvatore Bagni a dare il massimo urlandogli in faccia con fare da capitano vero? Le cose in quell’occasione andarono così. Il Napoli non vinceva a Torino da 29 anni. 29. Dopo il vantaggio di Laudrup, tutto sembrava dover andare come al solito. La “signora” vincente, e i ciucci perdenti.

Solo che mentre i bianconeri festeggiavano il compagno ed i calciatori del Napoli sembravano già rassegnati al solito destino, un ometto tarchiato dalla folta chioma nera e ricciuta fece una corsa dal centrocampo fin dentro la sua porta, raccolse la sfera adagiata in fondo alla rete, se la portò con se di nuovo a centrocampo e si mise ad urlare cose tipo:

«Dai che questa partita la vinciamo, lo facciamo per i napoletani».

A Torino, davanti alla famiglia Agnelli al completo.

Un pazzo, praticamente. O un campione.

Qui la matematica non c’entra. Siamo ad un livello più alto. Qui c’entra il coraggio, il cuore, l’anima. Quelle robe lì, ancestrali, di cui il calcio, quello vero, è intriso. Quello cantato da De Gregori o raccontato da Pasolini. Se poi ad avere queste doti è un fuoriclasse puro come lo fu Diego Armando Maradona il cerchio si chiude. Si raggiunge il Karma, la pace dei sensi, il paradiso.

Il Divino.

Un’alchimia molto molto difficile da ricreare. Anche perché quelle robe lì non te le insegna una scuola-calcio o una cantera qualunque. Sono robe che ti insegna la vita.

E attenzione, non è un episodio isolato quello di Torino. Chi conosce un minimo la storia del Pibe sa bene che la sua carriera è costellata di discorsi negli spogliatoi, pacche sul cuore dei compagni, urla di incoraggiamento, dichiarazioni rilasciate alla stampa che tuonano di questione meridionale, di riscatto sociale, di voglia di farcela, di vincere. Non solo nel calcio, s’intende.

Diego Armando Maradona era un leader ma anche il compagno più umile. Ottavio Bianchi, suo allenatore al Napoli dello scudetto, ricorda come non facesse mai pesare il suo talento, di come avesse sempre una parola di conforto verso chi sbagliava un passaggio o uno stop. Che si chiamasse Careca o Volpecina poco contava. Maradona era la squadra in cui giocava. Così al Napoli come nella nazionale.

Ora chiedo a te, caro lettore, e agli opinionisti sportivi tutti, qual è l’unità di misura con la quale si misura tutto questo?

Tutto questo che evidentemente Messi ancora non ha dimostrato di avere, visto che con l’Argentina, orfano dei vari big Xavi, Iniesta, Fabregas, non riesce ancora ad incidere come tutti si aspettano. (Per la cronaca, Diego con un’Argentina da rottamazione ci ha vinto un mondiale nel 1986). Ogni tanto sembra intimorito, spaesato. Un piccolo bambino prodigio che però si sente un po’ perso fuori dal giardinetto di casa.

Insomma, la mia impressione è che Messi è l’unico come Diego, ma senza Diego.

Senza l’infanzia a Villa Fiorito, senza i trascorsi nella Buenos Aires più povera, senza l’accoglienza del San Paolo il 5 Luglio 1984, senza avere alle spalle una squadra da retrocessione come quella fattagli trovare a Napoli, senza la sua rabbia, senza il suo essere un rivoluzionario, un ribelle. Senza, insomma.

La domanda allora è sempre la stessa. Qual è l’unità di misura con la quale si misura tutto questo?

Quando avrete trovato la risposta, rifate i calcoli.

Il risultato potrebbe essere diverso.

__

È disponibile la versione ad alta risoluzione della tavola originale di Paolo per Fútbologia.

Paolo Castaldi è un fumettista e illustratore. Ha da poco dato alle stampe la graphic novelDiego Armando Maradona” [Becco Giallo, 2012].
Lo puoi trovare anche su twitter.

18 thoughts on “Maradona, Messi e la Matematica

  1. Francesco Curti

    magari aggiungiamo anche che Maradona, nella semifinale mondiale forse più calda della storia, ha segnato i due gol più famosi della storia. Ha risolto un conflitto bellico a modo suo, regalando calcio ed emozioni che Messi, per limiti di personalità, non è in grado di dare. Messi è freddo, un robot che sforna assist, gol e giocate, Maradona è, tuttora, a più di vent’anni dal suo ritiro, l’emblema del calcio che ci piace(o forse piace solo a me e dico un mucchio di castronerie) oltre che un personaggio infitamente più completo del fuoriclasse blaugrana, dentro e fuori il rettangolo di gioco.
    Quindi, da laureando in Ingegneria, dico di lasciar perdere la matematica e di affidarsi solo alle emozioni che ci regalano immagini di Maradona e di Messi, e di provare a decidere in base a quelle chi sia il più forte dei due… salvo poi scoprire che neanche in quel modo ci si riuscirà, in quanto capiremo solo quale preferiamo tra i due.

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    1. alessandro

      ho letto per caso il tuo parere e ti dico subito lascia stare il calcio non è cosa per te i mondiali 86 è 90 sono stati i più mediocri della storia basta riguardare le partite. 86 maradona ha fatto 1 gol come lo hanno fatto baggio vs il napoli weah contro il verona messi a20 anni contro real e getafe.best contro l’estudiantes pelè contro la russia 1 altro con la mano meritava l’espulsione come nel 82 ma li c’era il brasile di zico no lineker e poi mi spieghi come mai ha cominciato a vincere solo a 27 anni.mentre messi dopo questo corposo antipasto di 350 goal 120 assist vincitore di 4 palloni d’oro,champion,liga,mondiali club,olimpiadi,supercoppa,coppa,capocannoniere in tutte queste competizioni inzia la sua vera carriera a 25 anni.ps che significa vincere fuori dal campo? forse fare il gioco dei giornalisti per scrivere chiacchiere lui parla con i gol il resta non conta pensa solo a cosa può ancora combinare con tutti quegli anni che gli restano da giocare.

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  2. antonio miele

    Che dire..aggiungo solo che Messi è oggi molto più tutelato dai regolamenti rispetto a quanto lo fosse Maradona( con le regole attuali Caludio Gentile nell’1982 sarebbe stato espulso dopo 5 minuti…) .. e mediaticamente Maradona ha dovuto sopportare( in parte ,ma non solo , anche per il suo stile di vita) una serie di attacchi dalla stampa..a cui non credo Messi avrebbe retto facilmente..

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    1. alessandro

      maradona contro gentile non ha subito nemmeno il 5\100 di ciò che messi ha subito contro pepe del real madrid.solo contro zico gentile tirò fuori le unghie mentre contro maradona non sudò nemmeno la maglietta anche perchè maradona solo a 27 anni ha cominciato ha vincere qualcosa prima era solo un ottimo giocatore neanche al mondiale under 20 fu il 1 risultando primo ramon diaz capocannoniere e miglior giocatore del torneo. rivedi il mondiale 82 e costati di persona.

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  3. Alfonso Amendola

    Ho letto la Graphic Novel di Castaldi, è un fumetto di pura libidine per chi, come me, considera Maradona un vate.
    Non solo: l’ha letta anche un mio amico juventino e pure lui ha pianto di commozione.
    Ergo, la mia posizione sulla diatriba Messi-Maradona è la seguente:
    Messi è un freddo esecutore finale, è infallibilità prosaica, è la concrezione di un’efficienza calcolata.
    Maradona è un caldo capopopolo, è fallibilità poetica, è il sogno di un talento senza limiti.

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      1. Perplesso

        Mi sembra un’ottima idea far iniziare a leggere uno juventino a partire dalle figure
        😀

  4. Peter Alegi

    Grandissimi entrambi. Sarò un anti-romantico, però preferisco Messi a Maradona. Sul campo e fuori. L’artimetica non c’entra. E nemmeno il contesto storico.

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  5. gianfranco

    quel 5 luglio 1984 ero 1 dei 70000 napoletani che andarono allo stadio per accertarsi che Maradona era veramente del Napoli. Comprai da un bagarino il biglietto, 4000 invece di 2000 lire. Vicino a me c’era una famiglia intera, 3 generazioni, il nonno aveva indossato il vestito della festa. Dall’assembramento dei fotografi capimmo che Diego stava per apparire, entrò in campo, volo di palloncini azzurri, un uomo prese fuoco insieme ai palloncini e si dovette spegnere da solo rotolandosi nell’erba perchè tutti correvano dietro al Pibe, fece un giro completo del campo, salutò i 70000 1 a 1, raggiunse un pallone 6,7 palleggi e un calcio verso il cielo, gli passarono un microfono e disse: Buonasera. Un’ovazione interminabile. Il nonno con il vestito buono abbracciò la moglie dicendo : Parla pure, parla pure!!!
    I tifosi del Napoli non accetteranno mai di paragonare Maradona e Messi. Chiedetelo agli altri.

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  6. Andrea

    Amavo infinitamente Platini e soffrivo da morire il fatto che Maradona fosse il suo primo rivale, in campionato come in nazionale. Tanti anni dopo, ho uno splendido ricordo della mia “storia” con Platini, ma Diego lo amo quanto prima, più di prima. E questa è un’altra delle sue magie, perché io non ho mai tifato il Napoli.
    Messi può provare ad avvicinarlo come qualità tecnica, può vincere il doppio dei suoi trofei, ma avrà sempre un problema: non sarà mai Maradona.

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  7. Walter Lazzarin

    Maradona: mancino mezzo matto.
    Messi: mancino mediamente morigerato.
    Meglio Messi? Macché, meglio Maradona.
    Matematicamente meglio Messi, momentaneo miglior marcatore mondiale. Ma molte malelingue mugugnano: Maradona meravigliava, macchinava magie magnifiche mentre micro Messi mostra movimenti monotoni, mostruosi ma monocordi.
    Mah.

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  8. Filippo

    Volevo aggiungere qualche nota di colore…
    Maradona danzava col pallone ai piedi, la palla sembrava la sua compagna di valzer, innamorata persa tra le sue braccia, con cui volteggiava in campo finche’ non era costretto a lasciare la mano della signora (la palla) al signor rete che gli porgeva la mano… Quasi quasi mi dispiaceva quando segnava, perché finiva una magia, finivan le danze!
    Messi per me e’ un centometrista del calcio, corre corre, segna segna, bellissimi goal, tanti numeri, ma non danza con la palla… Messi controlla ed ammaestra… La palla lo rispetta, non lo ama…

    Guardate i vari video e ditemi se non ho ragione… 😉
    Son queste le differenze… Un artista del calcio, contro… Un calcolatore…

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    1. alessandro

      au filippo dici di aver visto ma che hai visto il Messia è l’unico calciatore al mondo a tenere la palla incollata al piede pele e maradona avevano bisogno minimo di 40 cm di spazio per vedere il pallone e calciare Messi è un cocktail perfetto.dribbling di sivori il re dei dribbling e dei tunnel, la tecnica e il tiro a rete di pelè,la velocità ma col pallone di bolt, la sospenione di jordan per i suoi goal di testa e la cazzimma sudamericana hà adesso tira anche le punizioni come il re zico anche se solo di sinistro.finale messi ha segnato in 1 anno ciò che maradona ha segnato in 7 anni nel napoli.ps ogni goal di messi è una poesia ogni movimento che fa sul campo sembra una danza lui non corre ma nell’accerazione sembra volare col pallone che corre a depositare in rete con 1 semplicità disarmante.IL DIO CALCIO:

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  9. alessandro

    hai ragione,maradona andava a 20 all’ora messi a 50 più del doppio uno ci deve fare l’occhio, perchè messi anche a quella velocità riesce a far diventare semplici cose impossibili ai normali.eleganza, armonia,tecnica, colpi di cortada disegnano continue forme arabesche sul manto erboso, andando oltre la fisica contro il bayer l.pallonetto al portiere a meno di un metro dopo aver dribblato 3 avversari e tunnellato il 4 alla velocità di 49 km all’ora PS ora comincia la vera carriera di messi questo è solo l’antipasto ha solo 25 anni appena gli altri alla sua età avevano vinto solo NIENTE.

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