Il ritorno di Zeman – di Giuseppe Sansonna

Il ritorno di ZemanIl cofanetto, creato dalla mano e dall’occhio di Giuseppe Sansonna, Il ritorno di Zeman contiene i dvd dei documentari Zemanlandia (55 minuti, già uscito nel 2009, centrato sul Foggia 1989-94) e Due o tre cose che so di lui (52 minuti, cronaca della stagione 2010-11 in C1, pardon Lega Pro Prima Divisione, del Foggia) più il libro Due o tre cose che so di lui (103 pagine). Il cauto omaggio multimediale all’allenatore boemo, uscito a inizio Ottobre dello scorso anno, ha subito ottenuto successo (anche grazie a un’ospitata del 23 Ottobre 2011 da Fazio, prevedibilmente “leggendaria”, come s’affrettava a dire nell’intervista il conduttore, con un performativo negativo che solo uno Zeman impeccabile nella svogliatezza e condiscendenza poteva riscattare). E ha goduto di due rilanci, piuttosto rumorosi. 

A Minimum Fax sono seri e capaci, è quindi doverosa cortesia ritenere del tutto intenzionale, nell’ambiguità e “scalabilità verso l’alto”, il titolo Il ritorno di Zeman. Perché i ritorni sono molti: il primo a Foggia in C1, a inizio libro e documentario Due o tre cose; il secondo, in conclusione di libro e documentario, in B al Pescara, squadra “con ambizioni di Serie A”, come si dice in questi casi; il terzo, a pubblicazione avvenuta e ambizioni realizzate, in A, del Pescara. Il quarto e supremo, e sino a pochi mesi fa difficilmente prevedibile, è naturalmente il ritorno di Zeman alla Roma (già allenata tra il 1997 e il 1999).

Non conosco i dati di vendita ma presumo che il cofanetto abbia fatto furore nelle librerie abruzzesi e, più in generale, presso “gli amanti italiani del bel calcio” tra fine 2011 e giugno 2012, con il Pescara a “macinare gioco e punti”, “vincendo e convincendo” sino al “primato nella serie cadetta” (come vedete, scrivo di calcio per frasi fatte, cancerizzazioni giornalistiche, stilemi usurati ed epiteti formulari, e nel seguito avrò anche la decenza di non usare troppe virgolette deresponsabilizzanti).

Sicuramente la casa editrice romana a inizio Giugno 2012 era già più che soddisfatta. Quando, per troppa grazia, la Magica richiama in panchina il Muto. Un amico, capitolino e fededegno, mi ha raccontato di pischelli che, una settimana dopo la conferenza stampa di lancio, entrano in libreria e davanti al cofanetto dal felicemente e astutamente equivoco titolo scoppiano in un “anvedi, manco è tornato e già je hanno fatto er libro! Che paraculi“. 

Ritengo che il pur fededegno si sia inventato in conclusione l’ammirato insulto, per venire incontro alle mie aspettative finto-romanesche e cedendo all’impulso scellerato degli abbellimenti. Vero o falso, l’affettuoso dileggio è un meritato riconoscimento della sapienza commerciale di chi oggi continua a fare libri e dintorni. E (apotropaici lettori giallorossi e ufficio stampa di Minimum Fax toccate ora ferro e mandatemici) cosa succederebbe in caso di scudetto? Vendite e quotazioni di mercato a parte, una tale vittoria spezzerebbe la giostra dei ritorni, in quanto Zeman, propriamente, non ha mai vinto nulla d’importante. Con la Roma o senza.

Adesso che sono in vacanza andrò su Google per cercare di sapere cosa ha fatto, cosa ha vinto… (Repubblica)

Mourinho, nude statistiche e Palmarès alla mano, ha ragione. Ma ignorare così platealmente Zeman è, in generale e tanto più nell’idioletto mou, altissimo elogio (almeno quanto quello di Pep Guardiola, forse influenzato nel suo peana da simpatie pescaresi, come, con grande stile, ammette lo stesso boemo). Più temibile è la posizione di chi limita la statura del “feticcio” (secondo la giusta definizione di Sansonna, che è cantore sempre criticamente avvertito) raffrontandola a quella di bravi e non venerati allenatori in contesti analoghi. Proprio sul blog di Minimum Fax è stato recentemente ripubblicato un pezzo onestamente limitativo di Stefano Ciavatta (che ha il solo torto di parer prendere calcisticamente sul serio Ivan Zazzaroni):

Il suo [di Zeman] calcio sembra essere l’unico degno di stupore e idolatria. Nessuno infatti ha mai raccontato il Cagliari di Bruno Giorgi che arrivò a sorpresa alla semifinale di Coppa Uefa (1994) schierando a centrocampo Allegri. Neanche il Vicenza di Guidolin è stato mai celebrato eppure vinse la coppa Italia (1997) e venne sconfitto in semifinale di coppa delle Coppe dal Chelsea di Zola e Vialli. Rimosso anche il Parma di Nevio Scala vincitore della coppa delle Coppe (1993) e di quella Uefa (1995). Il carisma dell’allenatore boemo senza successi resiste invece al passare del tempo […]

Inavvertitamente sono entrato nel dibattito su Zeman, i limiti di Zeman, i limiti che sono la grandezza stessa di Zeman, Zeman profeta e martire, Zeman falso profeta, Zeman cavaliere senza macchia e inascoltato moralizzatore, Zeman la volpe e l’uva, Zeman i giovani e i gradoni… Zeman personaggio bigger than life proprio per quanto vi traspongono sodali e avversari (e qui la domanda ulteriore naturalmente è: perché traspongono in lui? I silenzi molto poco celentani e il rifiuto della comunicazione come cazzeggio a mio parere hanno un peso non inferiore alle polemiche “contro il Palazzo e il doping”). 

Mentre Zdeněk Zeman resta imprigionato, molto confortevolmente, nella sua leggenda, Giuseppe Sansonna, attraverso la sua figura, riesce anche a raccontare, per cenni ma con efficacia, il Sud che “riempe di carisma il suo [del boemo] silenzio”. La capacità di analisi sportivo-sociologica, lo sguardo autoriale maturo e il talento narrativo di Sansonna si dimostrano al meglio nel libro e documentario Due o tre cose che so di lui, mentre il più noto Zemanlandia riesce, in alcuni punti, inevitabilmente e forse giustamente, didascalico. Nella nostalgia. Nel dolore del ritorno che continua anche a ritorno avvenuto. 

Perché la grandezza eroica e patetica di Zeman, quella che Mourinho non riuscirà forse mai a raggiungere e nemmeno a comprendere, è banalmente questa: su di lui e attraverso di lui, almeno in Italia, milioni di amanti del calcio proiettano, con ingenuità malafede passione ipocrisia e confusione, tutto quello che vorrebbero fosse il calcio. E che non è mai stato e non potrà essere mai.


Il ritorno di Zeman
, cofanetto con Due o tre cose che so di lui (libro, 103 Pagine), Zemanlandia (doc, 55 minuti) e Due o tre cose che so di lui (doc, 52 minuti)
Autore: Giuseppe Sansonna
Edizioni: Minimum Fax
ISBN: 8875213666   ISBN-13: 9788875213664
Data di pubblicazione: Ottobre 2011
Scheda del libro sul sito dell’editore e su aNobii.

One thought on “Il ritorno di Zeman – di Giuseppe Sansonna

  1. @CuoreAzzurr0

    Credo che il primo dei due documentari “Zemanlandia” abbia qualcosa in più forse legato a quella patina di quel calcio che fu che, diciamocelo, qua a futbologia ci piace un sacco.

    Il secondo invece contiene una delle citazioni piu’ belle e gustose di Zeman. Alla domanda di un giornalista che chiedeva cosa pensasse di tutti quei figli sportivi di Moggi che all’inizio della sua nuova avventura con il Foggia avrebbero tutti tifato contro di lui ha risposto:
    “Io faccio ancora Calcio. Lui no.”

    Lapidario. Adorabile. Unico.

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